Sant'Ilario, vescovo di Poitiers e dottore della Chiesa

Sant'Ilario Sant'Ilario  (© BAV, Vat. lat. 8541, f. 102r)

Le origini e la conversione

Tanto scarse le notizie sulla sua vita, quanto invece abbondanti sono le opere teologiche che questo vero Defensor Fidei ci ha lasciato. Nato in una famiglia agiata gallo-romana e pagana, riceve una solida formazione letteraria e filosofica, ma solo dopo la conversione al cristianesimo - come egli stesso dichiarerà in una delle sue opere - riesce a trovare il senso del destino dell’uomo. E’ in particolare con la lettura del prologo al Vangelo di Giovanni, che Ilario inizia e dà una direzione alla propria ricerca interiore. Adulto, sposato e con una bambina, riceve il Battesimo e tra il 353 e il 354, viene eletto vescovo di Poitiers.

La lotta contro l’eresia

Il periodo storico in cui S. Ilario vive, è particolarmente caratterizzato da un pluralismo religioso e culturale che con pesanti polemiche intaccò il nucleo centrale della fede cristiana. In particolare, le dottrine di Ario, Ebione e Fotino - per citarne solo alcune - trovarono terreno fertile sia in Occidente che in Oriente, diffondendo eresie trinitarie e cristologiche che compromettevano il nucleo centrale della fede cristiana. Con coraggio e profonda competenza, S. Ilario inizia la sua “lotta” contro la polemica trinitaria e in particolare contro l’arianesimo, sostenendo invece che Cristo, solo se è vero Dio e vero uomo, può essere il salvatore degli uomini. In questo clima infuocato, S. Ilario pagò con l’esilio l’impegno per il ristabilimento dell’ordine nel pensiero teologico e per il ritorno alla verità.

L’esilio e il rientro a Poitiers

Siamo nel IV secolo, durante l’impero di Costanzo, figlio dell’imperatore Costantino il Grande. S. Ilario scrive una supplica all’imperatore - Liber II ad Constantium - chiedendo di potersi difendere pubblicamente, alla presenza dell’imperatore stesso, dalle accuse che Saturnino di Arles gli aveva ingiustamente mosso, additandolo come traditore della vera fede evangelica e costringendolo all’esilio nella Frigia (nell’attuale Turchia) per 4 anni. Sobillato dagli ariani che volevano sbarazzarsi di Ilario, Costantino lo rimanda a Poitiers dove, invece, viene accolto in trionfo. Ritornato in patria, riprende quindi l’attività pastorale affiancato anche dal futuro vescovo di Tours, S. Martino, che sotto la direzione di Ilario fonda a Ligugé il più antico monastero della Gallia, con l’obiettivo di contrastare gli effetti dell’eresia. Negli ultimi anni di vita compone anche un commento a cinquantotto Salmi. Muore nel 367 e di lui rimangono scritti esegetico-teologici e inni di argomento dottrinale. Tra le sue opere, anche il Commento al Vangelo di Matteo, il più antico commento in lingua latina di questo Vangelo. Le sue opere vennero pubblicate da Erasmo da Rotterdam a Basilea nel 1523, 1526 e 1528.

Le parole di Benedetto XVI

Nel 2007, continuando il ciclo di catechesi sui Padri Apostolici, Papa Benedetto si è soffermato sulla figura di Ilario di Poitiers riassumendo l’essenziale della sua dottrina in questa formula del Santo: “Dio non sa essere altro se non amore, non sa essere altro se non Padre. E chi ama non è invidioso, e chi è Padre lo è nella sua totalità. Questo nome non ammette compromessi, quasi che Dio sia padre in certi aspetti, e in altri non lo sia”.