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Giovane libanese: Il mio Paese soffre, bisogna curarlo

"Ho molta gioia che il Papa abbia deciso di indire una Giornata di preghiera e digiuno per il Libano. Ciò che è successo in Libano un mese fa ha dimostrato la solidarietà e la fratellanza che si vive nel Paese, che per natura è un mosaico di fedi e culture. C'è stata una mobilitazione dal basso incredibile. Si è diffusso un senso di solidarietà e compassione molto forte. Molte persone si sono mosse dal nord del Libano per aiutare chi aveva avuto i danni dell'esplosione. Ma - spiega Mireille Al Rahi, giovane libanese, studentessa in Italia - pur essendo un popolo molto accogliente e resiliente, ora bisogna aiutare il Libano che ormai non ha abbastanza risorse. Abbiamo problemi socio economici, con i servizi di base, elettricità, acqua potabile... Abbiamo i nostri limiti, il Libano va curato". 

Come commentare le espressioni di Papa Francesco a proposito della necessità di garantire l'armonia dell'interconnessione globale nella solidarietà? "Sono molto opportune - spiega il sociologo Magatti - in un momento in cui abbiamo l'impressione che il mondo, invece che un villaggio, sia una trincea in cui tutti combattono contro tutti. La condizione di avere conoscenza immediata di ciò che succede nel pianeta, ma anche di essere esposti alle conseguenze di essere legati gli uni agli altri, è una conquista molto recente nella storia, in realtà. Dobbiamo pertanto maturare questa coscienza e costruire un po' per volta le istituzioni e le forme di vita che reggano questa condizione. E' però importante che i cristiani se ne facciano promotori". 

Con noi:

Mireille Al Rahi, libanese, maronita, dottoranda in Scienze Sociali. Da sette anni in Italia;

Mauro Magatti, Preside della Facoltà di Sociologia all'Università del Sacro Cuore (MI).

Conduce:

Antonella Palermo

03 settembre 2020