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Il caos afghano: strumentale alle speculazioni finanziarie internazionali.

Nessuno vuole l'Afghanistan, ma tutti vogliono speculare sull'Afghanistan. Il coas generato dal ritiro della coalizione NATO e dalle truppe USA era stato ampiamente previsto e, pertanto, non può essere considerato come una variabile impazzita nello scenario geopolitico mondiale. Resta da chiedersi, allora, chi e in quale modo può - o vorrebbe - trarre vantaggio dall'attuale situazione; con buona pace di chi soffre la catastrofe umanitaria sulla propria pelle, cioè i civili afghani. L'Afghanistan, la cui economia disastrata va incontro a tempi molto neri, resta comunque un forziere da saccheggiare con i suoi tremila miliardi di dollari in ricchezze minerarie intatte. Basti pensare al litio, i cui giacimenti immensi sono fondamentali per lo sviluppo di tutte le tecnologie connesse alla green economy. Perché allora se l'Afghanistan è così ricco gli Stati Uniti hanno preferito rinunciarvi? L'unica risposta possibile è che abbiano individuato una maggiore convenienza economica e finanziaria in un paese destabilizzato e in mano ai litigiosi talebani e ai terroristi dell'Isis. In questo podcast de Il Mondo alla Radio cerchiamo di capire se è proprio così.

Ospiti della trasmissione:

Claudio Bertolotti - direttore di START Insight e ricercatore associato dell' ISPI

Alessandro Volpi - docente di Storia Contemporanea presso l'Università degli studi di Pisa

Conduce: Stefano Leszczynski

30 agosto 2021