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Il terrorismo islamico minaccia Sahel e Mozambico. Cosa fa l'Occidente?

Quale è la situazione in Sahel? Come fare per arginare l’estremismo islamico? Solo il 26 marzo tredici persone sono state uccise nel Niger occidentale in una serie di attacchi effettuati in tre villaggi al confine con il Mali da uomini armati a bordo di motociclette. Secondo i testimoni, gli attentatori hanno circondato i villaggi e ucciso le persone che tentavano la fuga. Il triplice attacco e' l'ultimo di una serie di incursioni nello Stato del Sahel che hanno causato piu' di 300 morti dall'inizio dell'anno. In un precedente attacco del 21 marzo, sono morte 141 morti. Il Papa ha sottolineato: la violenza subita non faccia smarrire la fiducia nel cammino della democrazia, della giustizia e della pace".

E tra l’altro sono iniziati ieri, fra gli Usa e tre Paesi dell’Africa occidentale (Mali, Burkina Faso e Niger), un’attività congiunta volta a coordinare le attività di intelligence, d’investigazione antiterroristica e giudiziarie dei Paesi della zona del Sahel. Nelle regioni del Sahel è assolutamente indispensabile ribadire il valore delle istituzioni.

L’influenza jihaidista si sta espandendo anche in Mozambico. Sono migliaia gli sfollati dopo l'attacco jihadista in Mozambico sferrato mercoledì scorso contro la città settentrionale di Palma, vicino a un sito ricco di gas naturale al centro di un progetto multimiliardario di Total e che l'Isis ha annunciato ieri di aver conquistato.

Con noi su Radio Vaticana:

Aurelio Boscaini, già direttore di Nigrizia,

Padre Mauro Armanino, missionario della Società delle missioni africane Niamey

Camillo Casola ricercatore Ispi

Francesco Margara, di progetto Mondo Mlala Mozambico della Focsiv

30 marzo 2021