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Contro spreco e consumismo, l’azione di Caritas Italiana e una buona prassi di Prato - seconda parte

"Ansia di consumare, senza occhi per lo scandalo dello scarto e dello spreco che si agita attorno e distrugge l’ambiente e chi lo abita. Oppure la scelta di un altro sguardo, depurato dalla fretta, che decide di farsi carico in prima persona dei problemi dell’uomo e della terra. Uno sguardo che non cerca scuse, simile a quello del Buon Samaritano che “si prende cura di quel malcapitato che neppure conosce”. I concetti ribaditi da Papa Francesco nei giorni scorsi riaccendono le riflessioni su spreco e consumo compulsivo e le contromisure per combatterli. 
I dati rivelano che lo spreco alimentare in Italia equivale, in termini economici, a circa 15miliardi di euro, quasi un punto percentuale del Pil nazionale, buttati nella spazzatura, ovvero 12 miliardi del cibo già prodotto e gettato, più gli oltre 3 miliardi per lo spreco di filiera e distribuzione. Lo spreco alimentare è uno dei più indegni e gravi, ma non è il solo: l’acquisto veloce e l’altrettanto rapido consumo produce. Solo per fare un esempio: l’Italia produce quasi 1,5 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici l’anno, ovvero 20 kg per ogni abitante. E concludo segnalando che sul fronte del tessile , dove si produce sempre di più e con velocità per nuovi collezioni e modelli, l’Italia sarebbe prima in classifica in Europa con 466 tonnellate di vestiti buttati via ogni anno.   
Un nuovo modo di guardare al consumo è possibile, lo rivelano le iniziative di Caritas Italia e di "Rifò", una start up di Prato che rigenera tessuti e abiti usati. 

Con noi: 

Monica Tola - Capo ufficio innovazione e sviluppo Caritas Italiana 

Niccolò Cipriani
- Fondatore della start up "Rifò" di Prato 

Conduce: Paola Simonetti 

16 settembre 2020