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'Samaritanus Bonus', la posizione della Chiesa sui temi della vita e della morte - 22.09.2020

La lettera "Samaritanus Bonus" della Congregazione della Dottrina della Fede sulla cura delle persone nella fase terminale della vita, sottolinea don Roberto Colombo, bioeticista dell'Università Cattolica, ribadisce il no della Chiesa all'eutanasia, al suicidio assistito e all'aborto. Si tratta di un documento dottrinale e pastorale di cinque capitoli. la Lettera definisce tre sì e tre no: sì alla doverosa rinuncia dell' accanimento terapeutico, inteso nel significato originale e autentico del termine, cioè “ostinarsi nel praticare terapie inappropriate” rispetto allo stato clinico del paziente. Alle alle cure palliative "in riferimento all’assistenza non strettamente terapeutica, di natura medico–infermieristica, psicologica, spirituale e sociale, rivolta a migliorare e accompagnare la vita del paziente inguaribile e del disabile cronico grave, ma senza, in alcun modo, porre in essere azioni od omissioni volte ad abbreviarla intenzionalmente". Alla “sedazione” farmacologica, "limitatamente ai casi in cui questa si renda necessaria per alleviare il dolore incoercibile e non sia la condizione scelta intenzionalmente per sopprimere la coscienza neuropsicologica prima di attuare un protocollo clinico volto a causare la morte del paziente". No, invece, all'eutanasia "intesa come ogni azione od omissione che di sua natura e nelle intenzioni di chi la decide, la attua o la consente conduce alla morte anzitempo del malato o del disabile grave in qualunque stadio della sua vita post–natale: dal neonato e dal bambino affetti da malattie congenite inguaribili all’adulto con una grave patologia cronica o degenerativa per la quale non esiste una terapia efficace, sino al paziente in fase terminale di malattia, all’anziano non più autosufficiente fisicamente e cognitivamente e a chi si sta avvicinando alla morte". Al suicidio medicalmente assistito, "in tutte le situazioni e condizioni in cui si può presentare la richiesta da parte del paziente stesso, sia essa contestuale o pregressa, condivisa o non condivisa da congiunti, medici, infermieri, legali e altri soggetti coinvolti nella decisione". La sospensione di idratazione e nutrizione nei soggetti in “stato vegetativo o di minima coscienza e in altre condizioni assimilabili a queste per cronicità e inguaribilità, per le quali la somministrazione di acqua, elettroliti e sostanze alimentari risulta efficace nel  mantenere le funzioni fisiologiche vitali e l’omeostasi del corpo".

In un periodo storico in cui sembra più facile confidare nella scienza e nella tecnica che negli uomini, l'esperienza professionale e umana di Laura Marotta, infermiera, che "testimonia l’importanza delle relazioni umane nelle situazioni critiche della malattia”. “Il malato non vuole stare solo, in particolare nel momento finale della vita. Una  solitudine, quella del malato che talvolta è anche la solitudine dei sui familiari, bloccati dalla tristezza, dal dolore e dall'impotenza". 

L'esperienza della Fondazione "Maddalena Grassi" di Milano., che ha portato "professionisti a guardare persone con bisogno come la via per raggiungere la realizzazione della propria personalità attraverso l'amicizia e la conoscenza delle persone assistite. "Una realtà, spiega il dottore Maurizio Marzegalli,  che ci ha portato a capire come la casa sia il luogo più appropriato per la cura rispetto alla struttura ospedaliera". 

Con noi: 

don Roberto Colombo, biogenetista, docente di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica di Milano, membro della Pontificia Accademia per la Vita, Consultore Dicastero Laici, Famiglia e Vita; 

Laura Marotta, infermiera milanese, lavora con i malati in fine vita;  

Maurizio Marzegalli, cardiologo,  vice presidente Fondazione ‘Maddalena Grassi’ di Milano che si occupa di malati terminali (bambini e adulti);  

Conduce: Luca Collodi 

 

 

22 settembre 2020