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Covid-19, Caritas: aumentano in Italia i senza lavoro e calano le fonti di reddito. L'impegno del Terzo settore - 02.07.2020

Rispetto alla situazione ordinaria nell’attuale fase del Covid-19, il 95,9% delle Caritas partecipanti al monitoraggio del giugno 2020 segnala un aumento dei problemi legati alla perdita del lavoro e delle fonti di reddito, mentre difficoltà nel pagamento di affitto o mutuo, disagio psicologico-relazionale, difficoltà scolastiche, solitudine, depressione, rinuncia/rinvio di cure e assistenza sanitaria sono problemi evidenziati da oltre la metà delle Caritas. Nel dettaglio rispetto alle condizioni occupazionali si sono rivolti ai centri Caritas per lo più disoccupati in cerca di nuova occupazione, persone con impiego irregolare fermo a causa della pandemia, lavoratori precari/saltuari che non godono di ammortizzatori sociali, lavoratori dipendenti in attesa della cassa integrazione ordinaria/cassa integrazione in deroga, lavoratori autonomi/stagionali in attesa del bonus 600/800 euro, pensionati, inoccupati in cerca di prima occupazione, persone con impiego irregolare, casalinghe.  Altre questioni evidenziate sono: problemi burocratici/amministrativi, difficoltà delle persone in situazione di disabilità/handicap, mancanza di alloggio in particolare per i senza dimora, diffusione dell'usura e dell'indebitamento, violenza/maltrattamenti in famiglia, difficoltà a visitare/mantenere un contatto con parenti/congiunti in carcere, diffusione del gioco d'azzardo/scommesse.  Fondamentale accanto all’impegno degli operatori è stato l’apporto di migliaia di volontari tra cui molti giovani che nella fase acuta della pandemia hanno garantito la prosecuzione dei servizi sostituendo molti over 65 che in via precauzionale rimanevano a casa. Tra operatori e volontari sono stati 179 quelli positivi al Covid-19, di cui 95 ricoverati e 20 purtroppo deceduti. 

C’è un’Italia di “costruttori del Bene Comune” che continua a crescere e che durante la recente emergenza sanitaria ha mostrato tutta la sua intraprendenza e la straordinarietà di una variegata galassia di servizi che normalmente contribuiscono a sostenere la comunità e che durante il lockdown hanno messo in campo un supplemento di responsabilità, prendendosi cura delle tante persone in grande difficoltà economica e sociale, fornendo prontamente risposte ai bisogni materiali e permettendo a tante persone di essere meno sole ed emarginate. Stiamo parlando del Terzo Settore, che oltre a costruire coesione sociale, portando una plusvalenza di “beni relazionali” con annessi valori etici e sociali, contribuisce in maniera significativa al tessuto economico locale e nazionale. Che si tratti di associazioni di promozione sociale, cooperative o Fondazioni, che riguardi l’assistenza sociale o sanitaria, il sostegno agli indigenti o l’ accoglienza, lo sport e la ricreazione o la cultura, che siano iniziative ecclesiastiche o laiche, di volontariato qualificato o di impresa sociale, in Italia il Terzo Settore equivale al 9% delle imprese, conta 350mila istituzioni attive con 845mila dipendenti e produce un fatturato di 67 miliardi di euro, pari al 4,3% del Pil, superiore all’intero settore della moda made in Italy. 

Con noi: 

Federica De Lauso, sociologa, Ufficio studi Caritas italiana; 

Lidia Borzì, presidente Acli Roma e provincia;  

 

02 luglio 2020