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Bambini rifugiati: la tragedia dell’infanzia negata nella guerra siriana e non solo - prima parte

Cura e conduzione: Paola Simonetti 

Ospiti: 

- Andrea Iacomini - Portavoce Unicef Italia 
- Nicolò Govoni - Fondatore della scuola internazionale per bambini profighi "Still I rise" (www.stillirisengo.org) 

“Non mi piace la neve nel campo perché fa davvero freddo e sia io che mia sorella ci siamo ammalate . Parte della nostra tenda è crollata a causa del peso della neve. Non ho vestiti o altro per riscaldarmi nella nostra tenda. Vorrei le scarpe per poter giocare nella neve con i miei amici”. Queste le parole di Mira (un nome di fantasia), 13 anni. E’ una di quella sconfinata folla di bambini che popola il campo profughi di Idlib, città della Siria nord-occidentale, vicino al confine con la Turchia, un punto geografico strategico per interessi politici internazionali, nel quale la popolazione civile viene martoriata dai bombardamenti che stanno distruggendo case, scuole e presidi medici. Un campo profughi quello di Idlib, dove, ha denunciato l’organizzazione umanitaria Save The Children, nelle ultime settimane 7 bambini, tra cui uno di soli 7 mesi, sono letteralmente morti di freddo, altre due bambine sono decedute per asfissia, dovuta a sistemi di riscaldamento improvvisati. Quello del nord della Siria è uno dei tanti luoghi dove si ferma l’esistenza, si azzerano i diritti umani e civili, si innesta la negazione di ogni opportunità a guardare al futuro. Ma c'è anche qualcuno che cerca di spezzare, per questi bambini, la maledizione dell'esclusione da ogni diritto, quello dell'istruzione soprattutto. Come Nicolò Govoni, 27enne, cremonese, che sta costruendo una scuola internazionale per i bambini rifugiati a Gazientep, città turca al confine con la Siria.   

06 marzo 2020