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La demolizione della Vela Verde di Scampia: la speranza di rinascita dei cittadini marchiati dallo stigma di Gomorra - prima parte

Cura e conduzione: Paola Simonetti 

Ospite: Giovanni Maddaloni - Titolare della palestra "Star Judo" di Scampia 

"Abbattila e abbatti anche i pregiudizi che ci hanno addossato" queste frasi gridate ieri dai cittadini che assistevano alle 11:17 al primo colpo degli escavatori cingolati contro la cosiddetta Vela Verde di Scampia, fra gli applausi. Già perché quelle vele alte, imponenti che nella mente di chi le costruì tra il 1962 e 1975, ovvero l’architetto Franz Di Salvo, dovevano essere grandi unità abitative dove centinaia di famiglie avrebbero dovuto integrarsi, creare una comunità, godere di infrastrutture, servizi essenziali, verde, spazi aggregativi e di socializzazione e gioco, scuole, soggiornando in quella che doveva essere una vera e propria città modello, si sono trasformate in una sorta di ghetto dove a dettare legge è stato il degrado.

Il giornalista e scrittore, Roberto Saviano, all’agenzia Ansa ha dichiarato: "Le Vele di Scampia non hanno colpa. Sono divenute simbolo del degrado, loro malgrado. Le Vele sono state il simbolo di un progetto ambizioso e poi tradito per mancanza di risorse. Sono il simbolo della precarietà della vita al Sud: mal costruite, abitate prima che fossero agibili e poi abbandonate per decenni dallo Stato, abbandonate insieme alle persone che lì hanno vissuto senza presidi di legalità, senza caserme, senza scuole, senza aeree per la socialità. Oggi la politica fa a gara a chi mette la faccia sulla demolizione, a chi se la intesta, non sarebbe meglio intestarsi la ricostruzione e il riscatto vero della periferia di Napoli e del Sud, eterna periferia d'Italia". 

Un progetto abitativo ambizioso, fallito, sottolinea qualcuno, proprio per la mancanza di quei centri aggregativi e spazi comuni, per l’assenza delle istituzioni (il primo commissariato di Polizia si insediò solo nel 1987, a quindici anni dalla consegna degli alloggi). E si è fatta strada la povertà e la disperazione: l’inizio di questo degrado qualcuno lo identifica con l’arrivo dei terremotati dell’Irpinia del 1980 che portò molte famiglie, rimaste senzatetto, ad occupare più o meno abusivamente gli alloggi delle vele. Così Scampia si è trasformata nella cittadella della criminalità e del reclutamento di giovani per spacciare droga. Un quartiere che è divenuto un marchio di infamia per chiunque ci viva.

La nuova demolizione è parte di un progetto istituzionale di riqualificazione del quartiere, Restart, sul quale i cittadini contano per guardare al futuro con fiducia. Ma la vera riqualificazione l'hanno fatta tanti cittadini di buona volontà, le molte associazioni del territorio che ha creato fermento e riscatto. In collegamento telefonico con noi c'è uno dei personaggi che più spiccano in questo scenario, Giovanni Maddaloni, ex atleta e ora, da molti anni, maestro di judo nella palestra di via della Resistenza, "Star judo", divenuta un punto di riferimento per i ragazzi del quartiere, che lì trovano orientamento, riscatto, la voglia di farcela, andando oltre quello che offre la strada.   

21 febbraio 2020