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Papa Leone XIV nella Basilica di San Paolo fuori le Mura Papa Leone XIV nella Basilica di San Paolo fuori le Mura

Leone XIV a San Paolo fuori le Mura: coltivare e diffondere la carità

Il Papa visita la Basilica romana dedicata all'Apostolo delle Genti, nel quartiere Ostiense, e si ferma in preghiera al sepolcro. Nell'omelia il richiamo ai temi fondamentali del messaggio paolino: grazia, fede e giustizia. La salvezza non viene per incanto, ma per un mistero di amore preveniente da Dio e di adesione libera da parte dell’uomo, spiega il Pontefice che invita tutti a rispondere come Saulo alla chiamata del Signore che trasforma la vita

Edoardo Giribaldi – Roma

Un’umanità in “missione”, sulle orme di San Paolo. Ciascuno con la propria vocazione, sbocciata, però, da un’unica radice, “semplice e unica”: un “progetto d’amore” divino. L’orizzonte è quello della “salvezza”, che non giunge per magia o “incanto”, ma attraverso un’adesione “fiduciosa e libera”, da parte di ogni individuo. È questa l'immagine che Papa Leone XIV offre nel pomeriggio di oggi, 20 maggio, nel cuore della celebrazione da lui presieduta nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura.

La processione con i monaci benedettini

Il sole fa capolino tra le nuvole nel cielo di Roma quando il Papa fa il suo ingresso nel piazzale della Basilica. Lo accoglie un lungo applauso, un’onda di attesa dei fedeli (al termine della celebrazione se ne conteranno 2000) che già dalle prime ore del pomeriggio si sono assiepati dietro le transenne apposte. Nelle prime file spiccano alcuni striscioni, il più grande è stato preparato dalla parrocchia romana di San Leonardo Murialdo. Si intravede una bandiera della Slovacchia e una della squadra di calcio della Roma. "Ci potrebbero mettere lui, al posto di Ranieri", scherza un tifoso, facendo riferimento all'attuale allenatore dei giallorossi, che lascerà la squadra a fine stagione.

Leone XIV risponde con il linguaggio semplice della benedizione: gesti e sorrisi che restituiscono luce. Ad attenderlo, l’abate benedettino dom Donato Ogliari e il cardinale arciprete James Michael Harvey. Con la stola indossata sulla mozzetta e il rocchetto, Leone XIV chiude la processione. Il passo è solenne, le voci della Cappella Sistina si innalzano in armonia. Davanti a lui, i monaci benedettini, custodi secolari della Basilica. Varcata la Porta Santa, il corteo avanza nella sua ombra dorata fino all’abside. Le ultime file di fedeli rompono il protocollo con applausi e ovazioni, alle quali il Papa risponde con continue benedizioni.

Papa Leone XIV saluta e benedice i fedeli
Papa Leone XIV saluta e benedice i fedeli   (@Vatican Media)

La bontà materna nella vocazione

Dopo i riti introduttivi della celebrazione e la proclamazione di un passaggio dalla Lettera di San Paolo ai Romani, affidata a don Paolo Maria Arcangeletti, il Papa prende la parola e disegna un trittico: grazia, fede, giustizia. I tre pilastri dell’annuncio paolino. La vocazione, spiega, nasce dall’incontro con Cristo, da quell’amore “con cui Dio lo ha preceduto”, capace di ridisegnare la traiettoria di una vita, quando san Paolo “era ancora lontano dal Vangelo e perseguitava la Chiesa”. L’esperienza di conversione, evidenzia Leone XIV, lo accomuna a Sant’Agostino, che, parlando della sua chiamata, ricordava: “Cosa potremo noi scegliere, se prima non siamo stati scelti noi stessi? In effetti, se non siamo stati prima amati, non possiamo nemmeno amare”.

Alla radice di ogni vocazione c’è Dio: la sua misericordia, la sua bontà, generosa come quella di una madre che naturalmente, attraverso il suo stesso corpo, nutre il suo bambino quando è ancora incapace di alimentarsi da solo

Le lotte nella fede

Nella visione del Pontefice, San Paolo è anche fulgido esempio di “obbedienza della fede”. La sua conversione sulla via di Damasco non fu rinuncia, ma alba della “possibilità di una scelta”, che si fa obbedienza attraverso “fatica”, “lotte interiori ed esteriori”. 

La salvezza non viene per incanto, ma per un mistero di grazia e di fede, di amore preveniente di Dio, e di adesione fiduciosa e libera da parte dell’uomo

Una "gara di affetti"

L’eco della chiamata che raggiunse Paolo si rifrange, ancora oggi, nella vocazione di ogni credente. È una risonanza interiore, che interpella ciascuno a rispondere. La grazia invocata dal Pontefice è proprio questa: saper accogliere l’invito e farsi testimoni dell’amore “riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. Un amore che si nutre di carità concreta, che si traduce — come ricordava Papa Francesco — nel “farsi prossimi gli uni agli altri”. Tutto questo, in una corsa ideale che attraversa i secoli: quella stessa “gara di affetti” che, dall’incontro con Cristo, spinse Paolo, "l'antico persecutore", a farsi “tutto a tutti”, fino a consumarsi nel martirio.

Così, per noi come per lui, nella debolezza della carne si rivelerà la potenza della fede in Dio che giustifica.

Papa Leone XIV nella basilica di San Paolo fuori le Mura
Papa Leone XIV nella basilica di San Paolo fuori le Mura   (@Vatican Media)

La Regola di san Benedetto

Nell'omelia del Papa, anche un pensiero ai monaci benedettini, ai quali da secoli è affidata la cura della Basilica di San Paolo Fuori le Mura.

Come non ricordare, allora, parlando dell’amore come fonte e motore dell'annuncio del Vangelo, gli insistenti appelli di San Benedetto, nella sua Regola, alla carità fraterna nel cenobio e all'ospitalità verso tutti

La "radice" di ogni missione

Poi alle parole di “un altro Benedetto”, Papa Benedetto XVI, rivolte ai giovani nella Gmg di Madrid del 2011, Papa Leone affida la sua conclusione.

Cari amici – diceva – Dio ci ama. Questa è la grande verità della nostra vita e che dà senso a tutto il resto. All’origine della nostra esistenza c’è un progetto d’amore di Dio, e la fede ci porta ad aprire il nostro cuore a questo mistero di amore e a vivere come persone che si riconoscono amate da Dio.

In questo, afferma Leone XIV, risiede “la radice, semplice e unica, di ogni missione”, compresa quella del Pontefice, “successore di Pietro ed erede dello zelo apostolico di Paolo”. “Mi dia il Signore la grazia di rispondere fedelmente alla sua chiamata”, la supplica finale del Papa.

La tomba dell'"apostolo delle genti"

Prima dell'omelia, al cospetto del sepolcro dell’"Apostolo delle genti", la celebrazione prende forma nella preghiera e nel raccoglimento. La tomba, mai dischiusa, custodisce ancora il mistero del corpo del santo originario di Tarso. Come già spiegato ai media vaticani da padre Lodovico Torrisi, maestro dei novizi dell’abbazia di San Paolo Fuori le Mura, “le vibrazioni necessarie a sollevare il coperchio, il contatto con la luce e l’ossigeno, potrebbero distruggere ciò che resta di lui". Una lastra di marmo, incisa con le parole Paulo Apostolo Mart., veglia sul tempo e sulla fede. Dopo un momento di preghiera di fronte al sepolcro, accompagnato dall’antico inno Ianitor Caeli, il Pontefice invita i presenti a contemplare la “fede”, che, ci ricorda Paolo, nasce “dall’ascolto”.

Il Trophaeum di San Paolo

Terminata l’omelia, Leone XIV rende omaggio, inginocchiato in silenzio, al Trophaeum dell’Apostolo delle Genti, per poi incensarlo, accompagnato dall’antifona Egregie doctor Paule. A conclusione della celebrazione, infine, l’intonazione corale del Padre Nostro e la Benedizione Apostolica, che si leva come un respiro sopra le navate, nel crepuscolo ormai prossimo. All'uscita, sono numerosi i fedeli assiepati davanti alle transenne, che con urla e canti mariani, salutano il Papa mentre lascia la Basilica.

Papa Leone XIV davanti al Trophaeum di San Paolo
Papa Leone XIV davanti al Trophaeum di San Paolo   (@Vatican Media)

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20 maggio 2025, 18:00