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Il cardinale Konrad Krajewski ha celebrato la Messa a Casa Santa Marta ad un mese dalla morte di Papa Francesco Il cardinale Konrad Krajewski ha celebrato la Messa a Casa Santa Marta ad un mese dalla morte di Papa Francesco 

Krajewski ricorda Francesco, una vita secondo il Vangelo

Ad un mese esatto dalla scomparsa, il cardinale elemosiniere ha celebrato la Messa a Casa Santa Marta, ricordando alcuni momenti del pontificato di Papa Bergoglio e il loro legame nato per offrire speranza e dignità ai poveri

Don Pawel Rytel-Andrianik – Città del Vaticano

Nella cappella di Casa Santa Marta che il mondo smarrito per la pandemia ha conosciuto per le messe mattutine; nella cappella che ha accolto per l’ultima volta il feretro di Francesco, il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere pontificio, ha voluto celebrare Messa ad un mese esatto dalla sua morte. Insieme a lui, alla presenza del personale di Santa Marta e di chi vi risiede, hanno concelebrato il cardinale Artur Roche, prefetto del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti e il cardinale Grzegorz Ryś, metropolita di Łódź, in Polonia.

Il Santissimo come il sole

In quel luogo, ha raccontato Krajewski, il Papa passava molto tempo e risolveva tanti problemi durante l’adorazione. “Portava davanti al Santissimo Sacramento le questioni da sistemare, il Santissimo era per lui come il sole e guardandolo prendeva il colore di Dio”. “Usava la logica del Vangelo – ha aggiunto l’elemosiniere - quando doveva risolvere i problemi suoi e della Chiesa ripeteva: ‘se non sai cosa fare, cerca nel Vangelo cosa avrebbe fatto Gesù al tuo posto e lo saprai’”. Preghiera, adorazione e il riconoscere nel povero il volto di Gesù: questi i suoi pilastri. “Gesù si identificava con i poveri e lui voleva toccare Gesù nella povertà”.

Come si fa un’omelia?

Nell’omelia il cardinale ha svelato alcuni ricordi personali, una volta chiese a Papa Francesco come si preparava per le omelie delle messe che celebrava nella cappella di Casa Santa Marta. “Verso mezzogiorno – ha ricordato - andava nel suo studio e iniziava a leggere il Vangelo del giorno successivo. Poi, quando aveva qualche minuto di pausa tra gli incontri in programma, sottolineava a penna la parola che lo toccava, una frase o scriveva qualcosa a margine della pagina. Raccontava poi che ogni tanto leggeva anche prima di addormentarsi. Così la mattina sapeva già quello che doveva dire”.

Povero tra i poveri

Il cardinale si è soffermato anche sulla decisione di Papa Francesco di essere sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore, accompagnato dai fiori che sul sagrato i preferiti di Dio avevano portato per lui. Sulla sua tomba solo “Franciscus”, “senza Papa Francesco, senza la data del pontificato. Non c'è niente. Perché? – si è chiesto il porporato – Lì c’è la teologia che riguarda il sacerdote, noi dobbiamo essere poveri perché Gesù era povero”. Infine l’elemosiniere ha ricordato che prima di ogni viaggio portava i poveri da Papa Francesco. “Giravo con il pulmino attorno alla Basilica e prendevo quelli che si erano appena svegliati. Gli chiedevo se volevano prendere un caffè e li portavo qui, dal Papa”.

Un sorriso che manca

“Mi manca il suo sorriso. Mi mancano le sue battute. Mi mancano le sue indicazioni semplicissime, che rimarranno per tutta la vita. Mi mancheranno le sue lettere, ogni tanto difficili, che mandava al nostro ufficio dell’elemosineria e scriveva: ‘Tu sai cosa fare’!” E quando chiedevo ‘Santità, cosa devo fare?’ Mi rispondeva ‘Risolvi tutti i tuoi problemi secondo il Vangelo’”.

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21 maggio 2025, 14:32