Il cardinale Aguiar: il Papa con il cuore di Agostino, un dono per l’umanità di oggi
Bernardo Suate - Città del Vaticano
Un’elezione fatta da uomini dov’è presente “un buon educatore”, lo Spirito Santo. Il cardinale Américo Manuel Alves Aguiar, vescovo di Setúbal in Portogallo, parte da questo assunto dell’allora cardinale Ratzinger per esprimere quanto sperimentato nel recente Conclave dal collegio cardinalizio. “Abbiamo letteralmente vissuto il lavoro e la presenza dello Spirito Santo nei nostri cuori, nelle nostre vite, per comprendere e far emergere con chiarezza dal nostro cuore e dalla nostra mano quella che era la scelta dello Spirito Santo per la Chiesa e per il mondo”, dice in una intervista ai media vaticani, mettendo in evidenza anche un’altra caratteristica, quella per cui ogni Pontefice incarna in un suo modo originale l’essere Successore di Pietro.
Eminenza, dopo la Pasqua di Papa Francesco è stata l’ora del Conclave che ha portato all’elezione di Leone XIV. Qual è la sua impressione di quanto si è vissuto?
Prima di tutto, rendiamo grazie a Dio per ciò che lo Spirito Santo ha fatto. In questi giorni e in queste ore avvertiamo con forza la certezza della continuità, che sempre si manifesta nel Successore di Pietro. Poi il "fare il Papa" di ciascuno è legato a come ciascuno è, alla sua persona. Qualche giorno fa, in una lettura in cui veniva citato un passaggio di Sant’Agostino, si diceva che la speranza ha due figli: lo sdegno e il coraggio. Non ho alcun dubbio che il nostro caro Papa leone XIV - nel suo quotidiano, nella sua preghiera e nelle sue decisioni - testimonierà lo sdegno verso ciò che è sbagliato, verso ciò che mette in discussione la dignità della persona umana, e il coraggio della sussidiarietà, del bene comune, della solidarietà. Parliamo delle colonne principali della dottrina sociale della Chiesa, che gli stanno tanto a cuore in ragione del riferimento che fa a Leone XIII. Per questo, sono assolutamente certo che siamo andati incontro a ciò che lo Spirito Santo ci indicava, e Leone XIV è la concretizzazione del Papa che Dio ha voluto e vuole per la Chiesa e per il mondo, nei tempi che stiamo vivendo.
Quali sono state le reazioni nel suo Paese in queste settimane così intense, dalla scomparsa di Francesco all’elezione di Papa Leone?
Quando le persone hanno visto il fumo bianco, quando hanno sentito le campane, hanno cominciato a esplodere di gioia per il Papa senza sapere chi fosse è questo è molto bello. Subito dopo l’annuncio del nome Leone XIV, i giovani e la piazza hanno cominciato a cantare canti con il nome Leone. Così, spontaneamente. In una frazione di secondo, decine di migliaia di persone hanno iniziato a cantare per lui con un cuore solo. Questo è frutto della presenza di Dio nei cuori della gente, che non si conosce fra loro e che pure, in millesimi di secondo, accoglie il nuovo Papa facendo festa. Dopo il grande dolore provato da tutti per la morte di Papa Francesco, questa cosa mi ha molto commosso. Perché solo la certezza del Cristo vivo e della risurrezione può permettere a migliaia di cuori in lacrime di esplodere di gioia all’annuncio del nuovo Papa. Questo riempie il cuore e dice che Dio parla agli uomini e alle donne del nostro tempo.
Eminenza, a quasi due anni dalla Gmg di Lisbona 2023" - e ancora risuona quel “todos, todos, todos!” di Papa Francesco - lei che è stato protagonista della sua organizzazione cosa rimane di quell’evento nella sua diocesi di Setúbal e in generale nella Chiesa portoghese?
La Giornata mondiale della gioventù procede come onde radio. Sono passati quasi due anni - così come sono passati più anni ancora dalla Gmg di Panama, Cracovia, Madrid e altre ancora - ma è tuttora un flusso che continua, come diceva il nostro amato Papa Francesco. Siamo nella fase di sempre più maggiore assimilazione di ciò che sono stati i tre incontri speciali che la Gmg offre. Il primo è quello dei giovani fra loro, l'importanza della cultura dell'incontro che sta facendo il suo cammino, soprattutto per quanto riguarda il potenziale di costruzione di ponti fra giovani cattolici, giovani senza una fede e giovani che cercano Dio. L’altro incontro è con il Successore di Pietro e posso testimoniare sia nelle Gmg che ho visto con Papa Francesco, sia in quelle con Benedetto XVI, quanto sia importante per i ragazzi delle giornate mondiali l’incontro con Pietro. E infine, e soprattutto, c’è l'incontro con Cristo vivo. Un incontro che sta lavorando nei cuori di tanti giovani e che vogliamo cambi la loro vita. Nelle nostre diocesi e parrocchie da molto tempo stiamo raccogliendo i frutti seminati dalla Gmg di Lisbona, che ha provocato, stimolato, spinto, obbligato, convocato i giovani alla pastorale giovanile, mentre prima c’era disinteresse. La Gmg ha messo i giovani in prima linea e ora non possiamo perdere questo slancio, questo movimento. Il motto della giornata era "Maria si alzò e partì di corsa" e non possiamo perdere questa fretta che li spinge a essere soldati del futuro. Futuro che adesso guarda all'incontro della gioventù a Roma con Papa Leone XIV e anche alla prossima Gmg in Corea.
In questa prospettiva, c’è un messaggio che vorrebbe dare ai giovani?
A tutti i giovani, in particolare dei diversi Paesi di lingua portoghese, vorrei dire quello che Papa Francesco ripeteva molto: di aprirci alle sorprese di Dio. Io - un giovane di Leça do Balio, Matosinhos, nel nord del Portogallo - mai avrei pensato nella vita di diventare prete, vescovo, cardinale. Mai avrei pensato di partecipare a un Conclave. Quindi dobbiamo permettere che Dio ci tocchi nel cuore. Tutti i giovani, anche quelli che vivono difficoltà, guerre, povertà... Permettete che Dio entri nei vostri cuori. Aprite i vostri cuori alle sorprese di Dio. Non abbiate paura ha ripetuto Leone XIV, ha ripetuto Benedetto XVI, e lo ha detto in modo unico Giovanni Paolo II nel ‘78. Spalancate le porte del cuore a Cristo Vivo. Col coraggio che dicevamo prima: giovani coraggiosi di fronte alle avversità che possono capitare in famiglia, sul lavoro, a scuola, con la salute… Mai lasciarci cadere e restare a terra, come diceva Papa Francesco. E ora, nel nostro cammino - dietro, al fianco e davanti - abbiamo un leone, abbiamo Leone XIV.
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