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Erdő: gli ungheresi amano il Papa, siamo responsabili davanti a Dio della pace

L'arcivescovo metropolita di Esztergom-Budapest e primate d'Ungheria traccia un bilancio del 41.mo viaggio apostolico del Papa, conclusosi ieri, domenica 30 aprile e ricorda i momenti più emozionanti di una visita che ha reso felice il popolo ungherese

Andrea De Angelis - Budapest

Il popolo ungherese ha gridato in questi giorni, a più riprese, "Papa Francesco ti vogliamo bene" e lo ha fatto perché "lui, qui in Ungheria, ha rappresentato Cristo per tutti noi". Con queste parole il cardinale Péter Erdő, arcivescovo metropolita di Esztergom-Budapest e primate d'Ungheria, descrive il viaggio apostolico del Papa, conclusosi ieri, domenica 30 aprile. Tre giorni ricchi di eventi, di momenti emozionanti, compresa la preghiera di Francesco "davanti all'icona della Madonna della basilica di Esztergom". Il presule riflette poi sul messaggio di pace portato dal Vescovo di Roma, la cui costruzione è un compito del quale "siamo responsabili davanti a Dio". 

Ascolta l'intervista al cardinale Péter Erdő

Eminenza, quale bilancio trae dal viaggio di Papa Francesco in Ungheria?

Questo viaggio apostolico è stato un impulso di grazia. Noi ungheresi lo abbiamo aspettato, perché il Papa due anni fa ha fatto una visita lampo a Budapest per partecipare alla Santa Messa conclusiva del Congresso Eucaristico Internazionale. Ma subito, tornando dalla Slovacchia a Roma, ha espresso il desiderio di tornare in Ungheria. Oggi sentiamo che questa è stata una visita veramente pastorale: è venuto da noi, ci ha incontrato ed ha portato la parola di Cristo. Abbiamo avuto due mesi per prepararci, un tempo breve che è coinciso anche con la Pasqua. Abbiamo cercato di organizzare tutto al meglio e la gente ha risposto alla carità pastorale del Papa che è stato accolto con grande affetto. Hanno gridato "Papa Francesco, ti vogliamo bene", abbiamo sentito che lui rappresenta Cristo tra di noi. 

C'è un momento particolare che custodirà nel cuore? 

Sono diversi momenti, ma uno in particolare è stato l'incontro con la gente nella piazza Kossuth, prima della Santa Messa. Il Papa ha fatto un giro in macchina, tra i fedeli. Tanti volevano che benedisse i bambini, e lui li ha accarezzati, li ha baciati sulla fronte. La gente era felicissima. L'altro momento è alla fine della Messa, quando il Papa ha voluto pregare davanti all'icona della Madonna, un'icona miracolosa che è custodita nella basilica di Esztergom. La sua storia ci riporta al momento della liberazione della città, perché è stata ritrovata tra le rovine della cattedrale. Quindi è diventato oggetto di venerazione e molti erano i miracoli che avvenivano davanti a quell'icona. Il Santo Padre ha di nuovo chiesto a Maria di volgere lo sguardo al popolo russo e a quello ucraino. 

Il Papa è venuto qui come pellegrino di pace. In che modo la Chiesa può contribuire a costruire la pace, tanto desiderata in Ungheria e in ogni angolo del mondo?

Innanzitutto preghiamo, per ogni cristiano è sempre vivo il sentimento di pace. Siamo responsabili di questo davanti a Dio, non possiamo pensare solo ai nostri interessi. Se tutti siamo figli di Maria, siamo tutti fratelli ed è fondamentale ricordarlo. La nostra Chiesa è molto attiva, nell'ultimo anno in Ungheria abbiamo fatto di tutto per accogliere un milione e mezzo di profughi. Abbiamo organizzato vitto e alloggio, possibilità di lavoro, insegnamento scolastico in diverse lingue, visto che alcuni parlavano ungherese, altri ucraino, altri ancora il russo. Nella chiesa di Sant'Elisabetta il Papa ha incontrato alcuni di questi profughi. 

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01 maggio 2023, 10:00