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Una immagine dell'udienza generale Una immagine dell'udienza generale

Da Monaco a Roma in bici, un gruppo di vittime di abusi consegna una lettera al Papa

Quindici uomini e donne, insieme ai familiari, hanno percorso oltre 700 km dallo scorso 6 maggio per incontrare Francesco. Al termine dell’udienza generale di oggi, 17 maggio, gli hanno consegnato un messaggio in cui parlano delle ferite subite che “risanguinano” davanti a ogni nuovo caso di abusi e chiedono che i leader della Chiesa cattolica possano fare di più contro questo male “con coerenza e decisione”. L’iniziativa sostenuta dalla Arcidiocesi bavarese

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Erano quindici, il più anziano ha 80 anni e hanno percorso oltre 720 km in bicicletta da Monaco di Baviera a Roma per incontrare Papa Francesco e consegnargli una lettera in cui chiedono un maggiore impegno contro gli abusi sessuali, affinché la Chiesa sia “un luogo sicuro per i bambini”. Un gruppo di vittime tedesche di violenze da parte del clero ha partecipato questa mattina, 17 maggio, all’udienza generale in Piazza San Pietro. Partito il 6 maggio dalla Marienplatz della capitale bavarese, accompagnati dai familiari, il gruppo si è messo in viaggio facendo diverse tappe intermedie, anche in Italia, per arrivare a Roma e “guardare negli occhi” il Papa, come scrivono, e consegnargli queste righe di dolore per ferite che, affermano, tornano spesso a “sanguinare”, ma anche di speranza che “i leader della Chiesa cattolica affrontino con coerenza e decisione gli abusi del passato”.

Impegno forte e chiaro

Il più anziano del gruppo è Dietmar Achleitner, 80 anni, che da bambino ha frequentato un collegio religioso dove è stato abusato per sette anni, mentre il più giovane è Robert Köhler, 53 anni, anche lui vittima di violenze simili. Tutti sono accomunati dall’aver subito “gravi violenze fisiche, sessuali e psicologiche” da parte di “persone affidate alle loro cure, spesso ferendo profondamente e distruggendo anche l’anima dei giovani”. Lo scrivono nella lettera, in cui parlano di un Vangelo che è stato “pervertito” e che contro la piaga degli abusi “i primi passi sono stati fatti, ma dal nostro punto di vista è ancora necessario un impegno forte e chiaro di tutte le persone responsabili all’interno della Curia e nelle diocesi della Chiesa universale”.

Il gruppo di vittime di abusi proveniente da Monaco
Il gruppo di vittime di abusi proveniente da Monaco

Ferite che risanguinano

Dalla Chiesa il gruppo di vittime dice di aspettarsi che faccia tutto ciò che è in suo potere per assicurare che “in ogni angolo” la questione degli abusi sessuali e spirituali “sia vista, affrontata e impedita attraverso adeguate misure preventive”. Per le vittime è necessario anche “inviare un chiaro segnale” a tutti coloro “che non hanno adempiuto alle loro responsabilità e che, in una certa misura, non lo fanno ancora oggi”. Affermano di soffrire “ancora oggi le conseguenze” degli abusi e parlano di una vita “influenzata e limitata in modi e intensità diverse”. “A ogni nuova notizia nei media sugli abusi nel contesto della Chiesa – si legge -, a ogni report di esperti che viene prodotto nelle diocesi della Chiesa universale e che rivela le azioni crudeli di sacerdoti e religiosi, così come il fallimento e l'insabbiamento dei responsabili, le cicatrici si riaprono e le ferite ricominciano a sanguinare”. Da qui la speranza che la Chiesa possa estirpare questo male e tornare a far sperimentare a giovani e bambini “la bellezza e la liberazione del messaggio di Gesù Cristo”.

Il "cuore" dell'artista Michael Pendry

Simbolicamente, il gruppo ha consegnato al Papa la rappresentazione di un cuore dell’artista di Monaco, Michael Pendry, che mostra un cuore diverso dalle classiche raffigurazioni con “molte parti aperte”, “spigoloso”, “ferito”. “È così anche nel nostro intimo, nel centro del nostro essere, nel centro del nostro cuore! Ancora oggi, il percorso di guarigione è una sfida enorme, per alcuni si affronta con fatica, per altri non è possibile, nonostante tutti gli sforzi e il desiderio”, scrivono. Infine si rivolgono al Papa: “Arrivano Lei donne e uomini che sono stati feriti, umiliati e segnati per tutta la vita. Ma allo stesso tempo, donne e uomini che non si rassegnano a ciò che è accaduto. Persone a testa alta, retti e con una forte volontà di vivere e sopravvivere”. "Nonostante il cuore piagato, la grande ferita della vita che fa male - racconta a L'Osservatore Romano il vicario generale dell’arcidiocesi Christoph Klingan, che ha accompagnato il gruppo in piazza San Pietro - essi non vogliono chiudere definitivamente con la 'loro' Chiesa e con la fede". 

Iniziativa sostenuta dall'Arcidiocesi

Il pellegrinaggio in bici è sostenuto dall’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga che sulla questione abusi ha sempre ribadito l’assoluta volontà di fare chiarezza e l’incondizionata disponibilità alla collaborazione con le autorità statali, invitando anche a segnalare ogni sospetto caso di abuso ai referenti indipendenti della Arcidiocesi. Tra le prime in Germania, la Chiesa di Monaco aveva commissionato un rapporto indipendente allo studio legale Westpfahl Spilker Wastl circa i casi di abuso compiuti tra il 1945 e il 2019. A seguito del rapporto erano state avviate indagini per chiarire i comportamenti non corretti commessi da responsabili ecclesiastici. Le indagini sono state archiviate alla fine di marzo scorso, in quanto i sospetti non sono sufficienti o perché i fatti sono prescritti.

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17 maggio 2023, 14:00