Cerca

Edifici in fumo a Khartoum Edifici in fumo a Khartoum

Il pensiero del Papa per il Sudan e l’Ucraina: non abituiamoci alla guerra

L’appello di Francesco dopo la preghiera del Regina Caeli per la grave situazione in Sudan: stop alla guerra. Vicinanza al martoriato popolo ucraino

Paolo Ondarza – Città del Vaticano

Al termine della preghiera del Regina Caeli dalla finestra del Palazzo Apostolico il primo pensiero di Francesco va al Sudan: “E’ triste, ma ad un mese dallo scoppio delle violenze la situazione  continua ad essere grave”. Il Pontefice incoraggia “gli accordi parziali”,  e rinnova “un accorato appello affinché siano deposte le armi”.

I fedeli in Piazza San Pietro
I fedeli in Piazza San Pietro

Prevalga il dialogo

Quindi l’appello alla comunità internazionale affinchè non sia risparmiato alcuno sforzo “per far prevalere il dialogo e alleviare la sofferenza della popolazione”. Il Vescovo di Roma esorta quindi: “Per favore non abituiamoci ai conflitti e alle violenze! Non abituiamoci alla guerra per favore! E continuiamo a stare vicino al martoriato popolo ucraino”.

Giallo su Bakhmut

Oggi visitando il memoriale di Hiroshima dove si trova per il G7 il presidente Volodymyr Zelensky ha paragonato la città distrutta dall'eplosione atomica a Bakhmut dove, ha spiegato, "oggi non è rimasto nulla". Tuttavia, ha precisato, "ad oggi Bakhmut non è occupata dalla Russia. Stiamo combattendo grazie al coraggio del nostro popolo". Nelle ultime ore l'esercito ucraino non ha però escluso che le forze armate possano ritirarsi dalla città.  Diversa la versione fornita dai media di Mosca secondo i quali questa mattina il presidente russo Putin si è congratulato con i membri del gruppo Wagner e con i militari delle forze armate russe per la presa di Bakhmut.  Sempre oggi rispondendo in conferenza stampa ai giornalisti il presidente Usa Biden ha spiegato che Zelensky ha dato "una chiara rassicurazione" che gli F-16 "non saranno usati per andare in profondità nel territorio russo". 

Cessate il fuoco e tregua umanitaria

In Sudan invece ieri l'esercito e le forze paramilitari di supporto rapido (Rsf) hanno concordato un cessate il fuoco e una tregua umanitaria di sette giorni. La notizia anticipata ieri sera è stata confermata da Stati Uniti e Arabia Saudita in una dichiarazione congiunta dopo i colloqui a Gedda. L'accordo entrerà in vigore 48 ore dopo l'intesa, ovvero alle 21,45, ora locale, di lunedì 22 maggio. Tuttavia finora, dallo scoppio degli scontri tra le due fazioni al potere lo scorso aprile che hanno causato centinaia di vittime, le due parti avevano in passato trovato un'intesa sulla protezione dei civili e sull'assistenza umanitaria alle persone colpite dal conflitto, ma simili cessate il fuoco sono stati disattesi. Secondo il iDipartimento di stato Usa lo stop alle armi "potrebbe essere esteso con l'accordo delle parti".

I rappresentanti del capo dell'esercito Abdel Fattah al-Burhan e del suo ex vice, divenuto rivale, Mohamed Hamdan Daglo, hanno giurato di non cercare alcun vantaggio militare prima che la tregua entri in vigore alle 21:45 ora di Khartum (stessa ora in Italia) del 22 maggio.

 

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

21 maggio 2023, 12:28