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Angelus (13-11-2023) Angelus (13-11-2023)

Francesco: vivere la fede con perseveranza è costruire il bene

All’Angelus il Papa sottolinea che non sono “le opere delle nostre mani e i nostri successi” le cose che davvero contano, ma ciò che viene edificato sulla Parola di Dio, sull’amore e sul bene. La via di uscita dalla precarietà delle cose terrene, afferma il Pontefice, è la perseveranza

Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano

Il Papa all'Angelus intreccia le proprie parole con il Vangelo di questa domenica che ci porta a Gerusalemme: “alcune persone parlano della magnificenza” del tempio, “ornato di belle pietre”. Ma Gesù spiega che “non sarà lasciata pietra su pietra” perché “nella storia quasi tutto crolla: ci saranno, dice, rivoluzioni e guerre, terremoti e carestie, pestilenze e persecuzioni”. Non bisogna quindi “riporre troppa fiducia nelle realtà terrene, che passano”. “Sono parole sagge - afferma Francesco all'Angelus - che però possono darci un po’ di amarezza”. Ma l’intento di Gesù è quello “di donarci un insegnamento prezioso”. "Gesù chiede di essere “severi”, ligi, persistenti in ciò che a Lui sta a cuore, in ciò che conta"!. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

Quel che davvero conta, molte volte non coincide con ciò che attira il nostro interesse: spesso, come quella gente al tempio, diamo priorità alle opere delle nostre mani, ai nostri successi, alle nostre tradizioni religiose e civili, ai nostri simboli sacri e sociali. Questo va bene, ma gli diamo troppa priorità. Sono cose importanti, ma passano. Invece Gesù dice di concentrarsi su ciò che resta, per evitare di dedicare la vita a costruire qualcosa che poi sarà distrutto, come quel tempio, e dimenticarsi di edificare ciò che non crolla, di edificare sulla sua parola, sull’amore, sul bene. Essere perseveranti, essere severi e decisi nell’edificare su ciò che non passa.

Video integrale dell'Angelus (13-11-2022)

Perseverare è restare nel bene 

“La via di uscita da tutta questa precarietà” che contraddistingue le cose terrene, sottolinea il Pontefice, è racchiusa “in una parola che forse ci sorprende”. Gesù - spiega il Papa - “la svela nell’ultima frase del Vangelo odierno, quando dice: Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”. Questa via di uscita è dunque la perseveranza.

Ecco allora che cos’è la perseveranza: è costruire ogni giorno il bene. Perseverare è rimanere costanti nel bene, soprattutto quando la realtà attorno spinge a fare altro. Facciamo qualche esempio: so che pregare è importante, ma anch’io, come tutti, ho sempre molto da fare, e allora rimando: “No, adesso sono indaffarato, non posso, la faccio dopo”. Oppure, vedo tanti furbi che approfittano delle situazioni, che “dribblano” le regole, e smetto pure io di osservarle, di perseverare nella giustizia e nella legalità: “Ma se questi furbi lo fanno, lo faccio anch’io”. Stai attendo a questo! Ancora: faccio un servizio nella Chiesa, per la comunità, per i poveri, ma vedo che tanta gente nel tempo libero pensa solo a divertirsi, e allora mi vien voglia di lasciar stare e fare come loro. Perché non vedo dei risultati o mi annoio o non mi rende felice. Perseverare, invece, è restare nel bene. 

Chi persevera non ha nulla da temere

Il Papa invita poi a porsi domande che interpellano il nostro cuore: “come va la mia perseveranza? Sono costante oppure vivo la fede, la giustizia e la carità a seconda dei momenti: se mi va prego, se mi conviene sono corretto, disponibile e servizievole, mentre, se sono insoddisfatto, se nessuno mi ringrazia, smetto”?

 Insomma, la mia preghiera e il mio servizio dipendono dalle circostanze o da un cuore saldo nel Signore? Se perseveriamo – ci ricorda Gesù – non abbiamo nulla da temere, anche nelle vicende tristi e brutte della vita, nemmeno del male che vediamo attorno a noi, perché rimaniamo fondati nel bene.

Sottolineando che “la perseveranza è il riflesso nel mondo dell’amore di Dio, perché l’amore di Dio è fedele, è perseverante, non cambia mai”, Francesco cita infine una frase del libro I fratelli Karamazov dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij: “Non abbiate paura dei peccati degli uomini, amate l’uomo anche col suo peccato, perché questo riflesso dell’amore divino è il culmine dell’amore sulla terra”. “La Madonna, serva del Signore perseverante nella preghiera - afferma infine il Papa - rafforzi la nostra costanza”.

Post Angelus

Al termine dell'Angelus, il pensiero del Papa è tornato al Paese dell’Europa dell’Est: “rimaniamo sempre vicini - ha detto - ai nostri fratelli e sorelle della martoriata Ucraina”. Francesco ha anche espresso i propri auspici per il vertice COP27 sul clima, che si sta svolgendo in Egitto: "Auspico che si facciano passi in avanti, con coraggio e determinazione, nel solco tracciato dall’Accordo di Parigi". Dopo aver ricordato che domani ricorre il primo anniversario dell’avvio della Piattaforma d’Azione Laudato si’, il Pontefice ha salutato i membri della comunità eritrea di Milano, ai quali assicura la propria preghiera per il loro Paese.

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13 novembre 2022, 12:14

L’Angelus è una preghiera recitata in ricordo del Mistero perenne dell’Incarnazione tre volte al giorno: alle 6 della mattina, a mezzogiorno e alla sera verso le 18, momento nel quale viene suonata la campana dell’Angelus. Il nome Angelus deriva dal primo versetto della preghiera – Angelus Domini nuntiavit Mariae – che consiste nella lettura breve di tre semplici testi che vertono sull’Incarnazione di Gesù Cristo e la recita di tre Ave Maria. Questa preghiera è recitata dal Papa a Piazza San Pietro a mezzogiorno la domenica e nelle Solennità. Prima della recita dell’Angelus, il Pontefice tiene anche un breve discorso prendendo spunto dalle Letture del giorno. Seguono i saluti ai pellegrini.
Dalla Pasqua fino a Pentecoste, al posto dell’Angelus viene recitato il Regina Coeli, che è una preghiera in ricordo della Risurrezione di Gesù Cristo, al termine della quale viene recitato il Gloria per tre volte.

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