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Un'immagine dei bombardamenti a Kiev (ANSA) Un'immagine dei bombardamenti a Kiev (ANSA)

In preghiera per la pace. Ucraina, Etiopia, inondazioni in Africa: gli appelli del Papa

Dopo l’Angelus Francesco ricorda che martedì si recherà al Colosseo per pregare insieme ai leader delle religioni mondiali per la pace in Ucraina e nel mondo. Dal Papa un accorato appello per la fine del conflitto in Etiopia e per le vittime delle inondazioni in Africa. Infine un pensiero è stato rivolto all'Italia nel giorno dell’insediamento del nuovo governo

Paolo Ondarza - Città del Vaticano

“Dopodomani, martedì 25 ottobre, mi recherò al Colosseo a pregare per la pace in Ucraina e nel mondo, insieme ai rappresentanti delle Chiese e Comunità cristiane e delle Religioni mondiali, riuniti a Roma per l’incontro “Il grido della pace”. Vi invito ad unirvi spiritualmente a questa grande invocazione a Dio: la preghiera è la forza della pace, preghiamo, continuiamo a pregare per l’Ucraina così martoriata”. (Ascolta il Podcast con la voce del Papa)

In preghiera al Colosseo

Dopo la preghiera mariana dell’Angelus Papa Francesco chiede ancora una volta preghiere per la pace in Ucraina. L’incontro “Il grido della Pace”, a cui il Papa prenderà parte martedì prossimo con la preghiera al Colosseo, ha preso il via oggi al Centro Congressi La Nuvola di Roma e si concluderà il 25 ottobre con la preghiera per la pace nell'Anfiteatro Flavio. Si tratta della 36ma edizione dell’Incontro Internazionale di Dialogo per la Pace organizzato e realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio a partire dalla storica giornata di preghiera voluta da san Giovanni Paolo II ad Assisi il 27 ottobre 1986. All’iniziativa partecipano i leader delle Chiese cristiane e delle grandi religioni, insieme ad alti esponenti rappresentativi della politica e della cultura internazionali. “Uniamo le nostre voci - si legge nel comunicato diffuso dalla Comunità di Sant’Egidio - perchè Il grido della pace che si alza da tante parti del mondo possa sovrastare il rumore delle armi e della guerra”.

Ucraina: il comunicato del G7 

Proprio questa mattina, attraverso un comunicato, dal G7 è arrivata la condanna dei “ripetuti” rapimenti da parte della Russia di managers e del personale della centrale nucleare di Zaporizhzhia, insieme alla richiesta dell'immediata restituzione all'Ucraina del "pieno controllo" dell'impianto, oltre al rilascio "immediato" delle persone rapite. Nella nota, Stati Uniti, Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Giappone, Canada e l'Alto rappresentante dell'Unione europea ribadiscono che non riconosceranno mai “i tentativi di annessione illegale da parte della Federazione russa delle regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhya e Kherson” e condannano “fermamente” il controllo russo degli impianti nucleari all'interno dei confini internazionalmente riconosciuti dell'Ucraina”.

“Qualsiasi tentativo di annessione di questo tipo – si legge - è nullo e non ha alcun effetto legale. Riaffermiamo la piena sovranità dell'Ucraina su tutto il suo territorio, compreso l'impianto nucleare di Zaporizhzhia. La centrale nucleare di Zaporizhzhia e l'elettricità che produce appartengono all'Ucraina e sottolineiamo che i tentativi della Russia di scollegare l'impianto dalla rete elettrica ucraina sarebbero inaccettabili. Sottolineiamo con forza che la centrale nucleare non dovrebbe essere utilizzata per attività militari o per lo stoccaggio di materiale”. Sul terreno tre persone sono rimaste ferite e alcuni edifici danneggiati questa mattina in seguito a un attacco delle forze russe sulla città di Nikopol, nella regione di Dnipropetrovsk, nell'Ucraina meridionale: Ne ha dato notizia tramite Telegram il capo del Consiglio regionale, Mykola Lukashuk, come riporta Ukrinform, l’agenzia di stampa nazionale dell’Ucraina.

La violenza non risolve le discordie

Lo sguardo e la preoccupazione del Vescovo di Roma sono rivolti anche al conflitto in corso in Etiopia:

Con trepidazione seguo la persistente situazione di conflitto in Etiopia. Ancora una volta ripeto con animo accorato che la violenza non risolve le discordie, ma soltanto ne accresce le tragiche conseguenze. Faccio appello a quanti hanno responsabilità politiche, affinché cessino le sofferenze della popolazione inerme e si trovino soluzioni eque per una pace duratura in tutto il Paese. Possano gli sforzi delle parti per il dialogo e la ricerca del bene comune condurre a un concreto percorso di riconciliazione. Non manchino ai fratelli e alle sorelle etiopi, così duramente provati, la nostra preghiera, la nostra solidarietà e i necessari aiuti umanitari”.

Etiopia, colloqui fissati al 24 ottobre

In Etiopia i colloqui di pace guidati dall’Unione Africana sono stati fissati al 24 ottobre in Sudafrica. La speranza è che possano cessare i combattimenti in corso da quasi due anni nella parte settentrionale del Paese tra l’esercito federale e le milizie del Fronte popolare di Librerazione del Tigray (Tplf). All’inizio del mese era saltato “per problemi logistici” un primo tentativo dell’Ua di portare le parti in conflitto ad un tavolo di negoziato. Questa volta sia il governo che il portavoce Tplf hanno fatto sapere di voler partecipare. Numerosi nelle ultime settimane gli appelli internazionali per fermare la violenza alla luce di una recrudescenza dei combattimenti. Questa settimana l’esecutivo ha espresso la volontà di sottrarre aeroporti e siti federali al controllo dei ribelli la cui avanzata alimenta timori per l’incolumità di civili, operatori umanitari e sfollati.

Preghiera per le vittime delle inondazioni

Dolore dalla finestra del Palazzo Apostolico è espresso dal Pontefice anche per le inondazioni “che stanno colpendo vari Paesi dell’Africa e che hanno provocato morte e distruzione. Prego per le vittime e sono vicino ai milioni di sfollati, ed auspico un maggiore impegno comune per prevenire queste calamità”.

Inondazioni in Africa. Chiesto lo stato di emergenza

Secondo dati diffusi nei giorni scorsi da fonti istituzionali, le violente alluvioni che hanno colpito la Nigeria all’inizio dell’estate hanno provocato oltre 600 morti e la distruzione di più di 200mila abitazioni, così come di ampie porzioni di terreni agricoli. Il numero degli sfollati è al momento superiore a 1 milione e 300mila. Da un gruppo di organizzazioni internazionali della società civile, sotto l’egida di ActionAid Nigeria, è partita la richiesta al governo federale nigeriano e ai governi locali degli Stati colpiti di dichiarare lo stato di emergenza, con l’appello a trovare “modi sostenibili per arginare le inondazioni perenni e gli effetti che ne derivano”. La preoccupazione è che 19,4 milioni di nigeriani in 21 Stati possano soffrire di una conseguente crisi alimentare. La Banca Mondiale ha anche previsto che 95,1 milioni di persone raggiungeranno la soglia di povertà entro la fine dell’anno.

Pace e unità per l'Italia

Sempre a conclusione dell'Angelus, guardando all’Italia nel giorno in cui il nuovo esecutivo guidato da Giorgia Meloni si insedia ufficialmente, il Papa ha aggiunto:

“Oggi all’inizio di un nuovo governo, preghiamo per l’unità e la pace dell’Italia”

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23 ottobre 2022, 13:24