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In udienza dal Papa i Canonici Regolari Premostratensi In udienza dal Papa i Canonici Regolari Premostratensi 

Il Papa ai Premostratensi: le scelte economiche siano a servizio della giustizia sociale

Nel ricordare il nono centenario della fondazione dell’Abbazia di Prémontré, avvenuta nel giorno di Natale del 1121, Francesco parla ai Canonici Regolari dell’importanza di prendere decisioni all'interno delle comunità religiose secondo criteri che sostengano la missione e il servizio dei poveri: l'idolatria dei soldi ci allontana dalla vera vocazione

Fausta Speranza - Città del Vaticano

Prémontré, piccolo paesino nel nord della Francia divenne  la fucina in cui prese forma la proto-comunità dell’Ordine dei Premostratensi, dopo la prima professione di San Norberto e dei suoi primi compagni nel giorno di Natale del 1121. Lo ricorda il Papa, nell’incontro, questa mattina, con i Canonici Regolari Premostratensi, un anno dopo quell’anniversario, aggiungendo che molte abbazie e monasteri dell’Ordine, sorti in seguito, celebreranno il loro nono centenario di fondazione nei prossimi anni.

Il tempo della riflessione

La storia degli Ordini religiosi – spiega il Papa - evidenzia spesso una certa tensione tra il fondatore e la sua fondazione. E questo è buono – aggiunge a braccio - perché quando non c’è la tensione, il fondatore prende tutto con sé e l’istituto muore con il fondatore. Dunque, “la tensione fa crescere la comunità, l’ordine religioso”. San Norberto  fu un missionario, predicatore itinerante e, da arcivescovo di Magdeburgo, pianificò l’evangelizzazione dei confini dell’allora impero germanico. Poi furono fondate altre abbazie e monasteri dell’Ordine che si apprestano a celebrare il loro nono centenario di fondazione. E dunque il Papa invita a riflettere su come "il carisma missionario di San Norberto potesse attuarsi in comunità stabili e legate a un determinato luogo". L’organizzazione dell’Ordine ha favorito una grande stabilità nei secoli, dice il Papa. Molti dei monasteri e abbazie sono profondamente legati agli eventi felici e alle prove, all’intera storia di una particolare regione. E sottolinea:

Questa simbiosi ci fa già intuire come stabilità e missione, vita in un luogo ed evangelizzazione possano camminare di pari passo.

Tra buoni propositi e errori senza vergogna

Una consapevolezza: “La presenza di una comunità di sorelle o fratelli è come un faro luminoso nell’ambiente circostante. Eppure, la gente sa anche che le comunità religiose non sempre rispondono pienamente alla vita a cui sono chiamate”. Dunque l’incoraggiamento del Papa:

L’esperienza cristiana concreta è fatta di buoni propositi e di errori, consiste nel ricominciare ancora e ancora e ancora. Non avere vergogna di questo! È la strada.

Il valore della conversione

“Non per nulla – mette in luce il Papa - nella vostra professione canonicale, voi promettete di condurre una vita di conversione e di comunione”, perché “senza conversione non c’è comunione e proprio questo ricominciare e convertirsi alla fraternità è una chiara testimonianza del Vangelo, più di tante prediche”.

Il pregio di una missione ospitale

Francesco mette in evidenza il carattere pubblico e accessibile delle celebrazioni nelle chiese dell’Ordine dei Premostratensi,  affermando che “fedeli e passanti sono i benvenuti e sono coinvolti nella comunità orante” e ribadendo:

La cultura della convivenza fraterna, della preghiera comunitaria, che fa posto anche alla preghiera personale, è il fondamento di una vera ‘ospitalità missionaria’, che mira a far sì che gli ‘estranei’ diventino fratelli e sorelle.

La comune e fedele celebrazione della Liturgia delle Ore e dell’Eucaristia riporta continuamente alla fonte della comunione, ricorda il Papa sottolineando che “la preghiera della Chiesa non conosce confini”. 

Tra ispirazione fondamentale e nuove circostanze

In riferimento alla storia, il Papa ricorda che molti Premostratensi sono stati missionari, parla di “una storia di coraggio e di abnegazione” e della consapevolezza sopraggiunta nel tempo che che la missione, nel vostro Ordine, poteva comportare la costituzione di nuove comunità stabili in terra di missione. Da qui nuovi monasteri e abbazie che sorsero in contesti molto diversi da quello europeo. La sfida era “puntare sull’essenziale e sottoporre le forme tradizionali a una giusta critica, per distinguere ciò che è necessario e universale e ciò che può e deve essere adattato alle circostanze”. L’incoraggiamento del Papa: 

Nella misura in cui rivivrete, per così dire, i vostri inizi, potrete capire qual è la vostra ispirazione fondamentale.

Con una precisazione: “Nessuna comunità può pretendere di imporre la propria identità alle altre. Piuttosto si tratta di riconoscere quanto si condivide come espressione del carisma comune”.

Adesione alla realtà nello spirito del carisma

I Canonici Regolari – dice il Papa - sono missionari perché, in virtù del loro carisma, cercano sempre di partire dal Vangelo e dai bisogni concreti della gente. Il popolo non è un’astrazione: “è fatto di persone che conosciamo”, comunità, famiglie, individui con un volto concreto legate all’abbazia o al monastero perché vivono e lavorano nella stessa regione”. Dunque l’invito a un dialogo profondo: “Avere capacità di inserirsi culturalmente nel popolo e dialogare con il popolo e non rinnegare il popolo dal quale noi siamo venuti, questo è un carisma che ci fa atterrare continuamente nella realtà”.  

Lo slancio missionario di una casa premostratense si traduce – fa notare il Papa - in scelte concrete in campo sociale, economico e culturale. In molti casi si tratta di occuparsi della manutenzione e conservazione di un patrimonio culturale e architettonico. Ribadendo che “l’attività economica serve alla missione e alla realizzazione del carisma, non è mai fine a sé stessa”, Papa Francesco avverte:

Quando in un ordine religioso, anche in una diocesi può darsi, prende il sopravvento l’attività economica e tutto va avanti, si dimentica la gente subito e si dimentica quello che ha detto Gesù: che non si può servire a due signori. ‘O tu servi a Dio – io mi aspettato che dicesse ‘ o al diavolo’, no? Non dice al diavolo – o ai soldi’. L’idolatria dei soldi. Questo ci allontana dalla vera vocazione.

Non dimenticare le conseguenze

“Le scelte economiche e sociali non sono separate dalla missione”, spiega il Papa che para di “saggia apertura nella condivisione dei beni culturali, giardini e aree naturali” che “può contribuire al dinamismo di un’area più ampia”. E il Papa parla delle responsabilità di essere “datori di lavoro” o di avere contatti con gli enti pubblici e varie società, di fare  investimenti:  “possono contribuire a sviluppare buone iniziative”. Una domanda è sempre necessaria:

“Quali saranno le conseguenze per i poveri, per i nostri ospiti, per i visitatori che vedono la nostra attività economica? Le nostre scelte economiche sono espressione della semplicità evangelica o siamo degli imprenditori già, no? Favoriscono l’accoglienza e la vita fraterna? E non si possono servire due signori. Stati attenti. Il diavolo, di solito, entra dalle tasche.

Il Papa parla di premura per la buona gestione e sottolinea che “occorre esercitarla per quanti sono al di fuori della rete sociale, per coloro che sono emarginati a causa dell’estrema povertà o fragilità e, per questo, difficili da raggiungere”. Alcune necessità possono essere alleviate solo attraverso la carità, primo passo verso una migliore integrazione nella società.

Attenzione alla sostenibilità

A proposito degli interrogativi sulle conseguenze bisogna pensare all’ambiente: 

La sostenibilità è un criterio-chiave, come pure la giustizia sociale.

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22 settembre 2022, 12:10