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Francesco riceve il Pontificio Istituto Liturgico Sant'Anselmo Francesco riceve il Pontificio Istituto Liturgico Sant'Anselmo

Il Papa al Sant'Anselmo: c'è l'odore del diavolo quando la liturgia è bandiera di divisione

L’udienza nel 60.esimo della fondazione dell'Istituto pontificio nato, spiega il Papa, per rispondere alla crescente necessità del Popolo di Dio di partecipare più intensamente alla vita liturgica della Chiesa. La liturgia, afferma Francesco, è fondamentale alla vita cristiana, ci spinge all’amore verso il prossimo e al dialogo e ci apre allo spirito ecumenico

Adriana Masotti - Città del Vaticano

Rivolgendosi ai professori, agli studenti ed ex studenti del Pontificio Istituto Liturgico Sant’Anselmo, presenti con il rettore e il preside in occasione del 60° anniversario della sua fondazione, Papa Francesco ricorda la Costituzione Sacrosanctum Concilium con cui il Vaticano II impresse una spinta al rinnovamento della vita liturgica nella Chiesa indicandone tre dimensioni: la partecipazione attiva dei fedeli, la comunione ecclesiale, animata in particolare dall’Eucaristia, e l’impulso alla missione evangelizzatrice “che coinvolge tutti i battezzati”.

La partecipazione attiva dei fedeli

“Il Pontificio Istituto Liturgico è al servizio di questa triplice esigenza”, afferma il Papa. Lo studio della liturgia deve favorire la vita liturgica, fondamentale nella vita del cristiano, questo vuol dire “educare le persone ad entrare nello spirito della liturgia, ad ‘impregnarsi’ di esso. Da qui la prima indicazione:

Al Sant’Anselmo, vorrei dire, dovrebbe succedere questo: impregnarsi dello spirito della liturgia, sentirne il mistero, con stupore sempre nuovo. La liturgia non si possiede, no, non è un mestiere: la liturgia si impara, la liturgia si celebra. Arrivare fino a questoi atteggiamento di celebrare la liturgia. E si partecipa attivamente solo nella misura in cui si entra in questo spirito di celebrazione. Non è questione di riti, è il mistero di Cristo. (...) Tutto questo, nel vostro Istituto, va meditato, assimilato, direi “respirato”.

La tentazione del formalismo liturgico

Lo studio della liturgia, prosegue il Papa, fa crescere nella comunione ecclesiale perché apre all’altro “al più vicino e al più lontano dalla Chiesa, nella comune appartenenza a Cristo”. Ma ci sono delle tentazioni:

Vorrei sottolineare il pericolo, la tentazione del formalismo liturgico, di andare indietro a forme, alle formalità più che alla realtà, che oggi vediamo in questi movimenti un po’ che cercano di andare indietro e negano proprio il Concilio Vaticano II: la celebrazione è recitazione, è una cosa senza vita, senza gioia.

Non fare della liturgia un campo di battaglia

Il Papa sottolinea che la vita liturgica deve “condurre a una maggiore unità ecclesiale, non alla divisione". E avverte:

Quando la vita liturgica è un po’ bandiera di divisione, c’è l’odore del diavolo lì dentro, subito. L’ingannatore. Non è possibile rendere culto a Dio e allo stesso tempo fare della liturgia un campo di battaglia per questioni che non sono essenziali, anzi: per questioni superate e per prendere posizione, dalla liturgia, con ideologie che dividono la Chiesa. Il Vangelo e la Tradizione della Chiesa ci chiamano ad essere saldamente uniti sull’essenziale, e a condividere le legittime differenze nell’armonia dello Spirito.

Le resistenze di fronte alle riforme

La Chiesa, grazie alla liturgia, prolunga l'azione di Cristo in mezzo agli uomini e alle donne di ogni tempo, continua Francesco, e lo studio della liturgia deve restare fedele a questo, ma ciò non impedisce le riforme. A questo proposito il Papa aggiunge a braccio un'ampia riflessione osservando "che ogni riforma crea delle resistenze". Rievoca quindi le reazioni alle riforme di Pio XII: 

Io mi ricordo, ero ragazzo, quando Pio XII cominciò con la prima riforma liturgica, la prima: si può bere acqua prima della comunione, digiuno di un’ora… “Ma questo è contro la santità dell’Eucaristia!”, si stracciavano le vesti. Poi, la Messa vespertina: “Ma, come mai, la Messa è al mattino!”. Poi, la riforma del Triduo pasquale: “Ma come, il sabato deve risorgere il Signore, adesso lo rimandano alla domenica, al sabato sera, la domenica non suonano le campane… E le dodici profezie dove vanno?”. Tutte queste cose scandalizzavano le mentalità chiuse. Succede anche oggi. Anzi, queste mentalità chiuse usano schemi liturgici per difendere il proprio punto di vista. Usare la liturgia: questo è il dramma che stiamo vivendo in gruppi ecclesiali che si allontanano dalla Chiesa, mettono in questione il Concilio, l’autorità dei vescovi…, per conservare la tradizione. E si usa la liturgia, per questo.

Liturgia e missione

La liturgia - ha poi osservato il Papa - spinge alla missione. Ciò che celebriamo ci porta infatti ad andare “incontro al mondo che ci circonda, incontro alle gioie e alle necessità di tanti” dentro e fuori la Chiesa:

La genuina vita liturgica, specialmente l’Eucaristia, ci spinge sempre alla carità, che è anzitutto apertura e attenzione all’altro. Tale atteggiamento sempre comincia e si fonda nella preghiera, in particolare nella preghiera liturgica. E questa dimensione ci apre anche al dialogo, all’incontro, allo spirito ecumenico, all’accoglienza.

Maria pregava con gli apostoli

Le sfide del tempo presente, afferma ancora il Papa, sono molto forti, “la Chiesa ha bisogno oggi come sempre di vivere della liturgia”. E’ importante perciò, continuare il lavoro di formazione alla liturgia in continuità con i Padri conciliari, “per essere formati dalla liturgia”. Ringraziando la comunità di studio del Sant'Anselmo per il servizio reso alla Chiesa, il Papa ricorda che "la Santa Vergine Maria insieme agli Apostoli pregavano, spezzavano il Pane e vivevano la carità con tutti”. Che la liturgia della Chiesa, conclude, “renda presente oggi e sempre questo modello di vita cristiana”.

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07 maggio 2022, 13:15