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La preghiera di Francesco: l'Ucraina è una terra che merita la pace

Nel giorno dedicato al raccoglimento per la crisi che vive la nazione est europea, il Papa alla fine dell'udienza generale ha nuovamente lanciato un appello affinché "il bene di tutti sia anteposto agli interessi di parte”

Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano

Il 26 gennaio è il giorno della preghiera per la pace in Ucraina e, come da lui stesso chiesto domenica scorsa all’Angelus, Francesco ha concluso l’udienza generale con questa intenzione. “Chiediamo con insistenza al Signore - ha detto - che quella terra possa veder fiorire la fraternità e superare ferite, paure e divisioni”. Ricordando le sofferenze del popolo ucraino legate al secondo conflitto mondiale, il Santo Padre ha ricordato che più di cinque milioni di persone sono state annientate durante la guerra: "E' un popolo sofferente che merita la pace". “Le preghiere e le invocazioni che oggi si levano fino al cielo tocchino le menti e i cuori dei responsabili in terra, perché facciano prevalere il dialogo e il bene di tutti sia anteposto agli interessi di parte”. “Preghiamo per la pace con il Padre Nostro: è la preghiera dei figli - ha affermato il Papa - che si rivolgono allo stesso Padre, è la preghiera che ci fa fratelli, è la preghiera dei fratelli che implorano riconciliazione e concordia”.

Ascolta le parole del Papa e la preghiera del Padre Nostro

La Chiesa unita in preghiera

Per rispondere all’appello di Papa Francesco sono previsti in vari Paesi nelle chiese e nelle parrocchie incontri di preghiera per la pace in Ucraina. Lo scenario del conflitto non è una ipotesi remota, ma un rischio concreto che può drammaticamente stravolgere gli equilibri del mondo. Come ricorda Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti, la guerra “non è un fantasma del passato, ma è diventata una minaccia costante. Il mondo sta trovando sempre più difficoltà nel lento cammino della pace che aveva intrapreso e che cominciava a dare alcuni frutti”. “Se si vuole un autentico sviluppo umano integrale per tutti, occorre proseguire senza stancarsi nell’impegno di evitare la guerra tra le nazioni e tra i popoli”. “Non possiamo più pensare – si legge inoltre nell’enciclica - alla guerra come soluzione, dato che i rischi probabilmente saranno sempre superiori all’ipotetica utilità che le si attribuisce. Davanti a tale realtà, oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile ‘guerra giusta’. Mai più la guerra!”. “Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male”.

La situazione

Francesco, come ha detto domenica scorsa all’Angelus, segue “con preoccupazione l’aumento delle tensioni che minacciano di infliggere un nuovo colpo alla pace in Ucraina e mettono in discussione la sicurezza nel continente europeo”. Oltre 120 mila soldati russi sono schierati al confine ucraino e sul territorio del Donbass. Washington continua a portare avanti colloqui con i leader europei e con la Nato. L’Alleanza Atlantica “invierà alla fine di questa settimana una proposta scritta” alla Russia per "trovare una via di uscita" dalla crisi. In Ucraina il ministro della Difesa, Alexei Reznikov, esclude per ora una minaccia di invasione russa, ma precisa che per il futuro rimangono "scenari rischiosi".

Affidiamo tutto al Signore

Sono ore di ansia per la situazione in Ucraina. Si teme che il conflitto, scoppiato nel 2014, possa aggravarsi con ripercussioni su scala internazionale. Come ha ricordato in una intervista ai media vaticani il nunzio apostolico in Ucraina, monsignor Visvaldas Kulbokas, la guerra “è in corso già da 8 anni nelle regioni orientali del Paese, e certamente ha creato molti problemi”. “C’è chi ha perso la salute, la propria casa, il lavoro, ma tutto questo ha reso gli ucraini più forti di fronte alle difficoltà. Il rischio di un possibile aggravarsi del conflitto viene vissuto con più coraggio”. Riferendosi all’odierna Giornata, il nunzio apostolico in Ucraina ha infine sottolineato che “il senso di questa preghiera è soprattutto che ci convertiamo noi stessi, per vivere la fedeltà a Dio e per vivere la fratellanza e la misericordia nei confronti di tutti, con umiltà, con coraggio, con creatività, per dire al Signore: adesso affido tutto nelle tue mani”.

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26 gennaio 2022, 10:00