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Il Papa all'Angelus: la vera ricchezza dei Magi è ritenersi bisognosi di salvezza

"Ricchi, colti e conosciuti", dice Francesco, i Re Magi non indietreggiano, scandalizzati, davanti alla grandezza di Dio che si manifesta in un neonato. Ma, prostrandosi, lo adorano

Emanuela Campanile - Città del Vaticano

Nella luce di un cielo invernale che pare voler essere mite, Papa Francesco si rivolge da Piazza San Pietro a tutti i fedeli del mondo che oggi con la Chiesa universale celebrano la Solennità dell'Epifania del Signore, la manifestazione di Gesù all'umanità.

Ma il mostrarsi di Dio è umile, piccolo e fragile come un neonato deposto in una mangiatoia. Quella meravigliosa cometa seguita dai Re Magi, si ferma infatti proprio in corrispondenza di un luogo povero. Eppure, spiega Francesco, quegli uomini giunti dall'Oriente non rimangono delusi, loro, così abituati ai riconoscimenti e alla ricchezza. "Avrebbero potuto protestare: “Tanta strada e tanti sacrifici per stare davanti a un bambino povero?” - dice il Papa - eppure non si scandalizzano, non rimangono delusi. Non si lamentano, ma si prostrano".

I Magi e l'inaudita logica di Dio

Ieri, come oggi, prosegue Francesco, "prostrarsi davanti a un’autorità che si presentava con i segni della potenza e della gloria" era una cosa "abituale", non certo riservato ad un bambino povero con la sua mamma. Ed è qui, che la vera ricchezza dei Magi si svela e sorprende:

Davanti al Bambino di Betlemme non è semplice. Non è facile adorare questo Dio, la cui divinità rimane nascosta e non appare trionfante. Vuol dire accogliere la grandezza di Dio, che si manifesta nella piccolezza. I magi si abbassano di fronte all’inaudita logica di Dio, accolgono il Signore non come lo immaginavano, ma così come è, il Signore è piccolo e povero. La loro prostrazione è il segno di chi mette da parte le proprie idee e fa spazio a Dio. ci vuole umiltà per fare questo"

"Si prostrarono e adorarono"

Quanto i Re Magi compiono davanti al mistero dell'Incarnazione dimostra la loro capacità di "accogliere con umiltà Colui che si presenta nell’umiltà", riconoscendosi "bisognosi di salvezza":

Il Vangelo insiste su questo: non dice solo che i Magi adorarono, sottolinea che si prostrarono e adorarono. Cogliamo questa indicazione: l’adorazione va insieme alla prostrazione. Compiendo questo gesto, i Magi dimostrano di accogliere con umiltà Colui che si presenta nell’umiltà. Ed è così che si aprono all’adorazione di Dio. Gli scrigni che aprono sono immagine del loro cuore aperto: la loro vera ricchezza non consiste nella fama non consiste  nel successo, ma nell’umiltà, nel loro ritenersi bisognosi di salvezza.Così l'esempio che ci danno i Magi oggi.

Incontrare Dio

A conclusione della catechesi, l'invito di Papa Francesco è quello di non fare delle nostre pretese il centro della nostra esistenza, rischiando così, di adorare tutto ciò che non è Dio. E poi, il consiglio di "guardare la Stella" e non smettere mai di camminare:

Se al centro di tutto rimaniamo sempre noi con le nostre idee e presumiamo di vantare qualcosa davanti a Dio, non lo incontreremo mai fino in fondo, non arriveremo ad adorarlo (...)Se ci facciamo piccoli dentro riscopriremo lo stupore di adorare Gesù. Chi ha la smania di sorpassi non si accorge della presenza del Signore (...) e infine, domandiamoci, prego e adoro solo quando ho bisogno o lo faccio con costanza? (...) Guarda la Stella e cammina, questo il consiglio di oggi.

Gli auguri del Papa

Francesco, dopo la preghiera Mariana, rivolge gli auguri ai fratelli e alle sorelle delle Chiese orientali (cattoliche e ortodosse) che seguono il calendario giuliano e che domani celebrano il Natale.

Un pensiero anche per i bambini dell'Infanzia Missionaria, che in vari Paesi del mondo "si impegnano a pregare e a offrire i loro risparmi perché il Vangelo sia annunciato a quanti non lo conoscono". Esempio di come la missione cristiana inizia dalla testimonianza nel quotidiano. Poi, il saluto al tradizionale Corteo dei Re Magi che si svolge in Polonia.

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06 gennaio 2022, 12:19

L’Angelus è una preghiera recitata in ricordo del Mistero perenne dell’Incarnazione tre volte al giorno: alle 6 della mattina, a mezzogiorno e alla sera verso le 18, momento nel quale viene suonata la campana dell’Angelus. Il nome Angelus deriva dal primo versetto della preghiera – Angelus Domini nuntiavit Mariae – che consiste nella lettura breve di tre semplici testi che vertono sull’Incarnazione di Gesù Cristo e la recita di tre Ave Maria. Questa preghiera è recitata dal Papa a Piazza San Pietro a mezzogiorno la domenica e nelle Solennità. Prima della recita dell’Angelus, il Pontefice tiene anche un breve discorso prendendo spunto dalle Letture del giorno. Seguono i saluti ai pellegrini.
Dalla Pasqua fino a Pentecoste, al posto dell’Angelus viene recitato il Regina Coeli, che è una preghiera in ricordo della Risurrezione di Gesù Cristo, al termine della quale viene recitato il Gloria per tre volte.

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