Cerca

Una delle case di Haiti danneggiate dall'esplosione di un'autocisterna (Richard Pierrin / Afp) Una delle case di Haiti danneggiate dall'esplosione di un'autocisterna (Richard Pierrin / Afp)

Esplosione ad Haiti, Francesco: vicino a questo popolo che soffre troppo

Al termine dell'udienza generale, il Papa ha ricordato la tragedia causata dallo scoppio di un’autocisterna che trasportava carburante a Cap-Haitien e ha chiesto di pregare per "questi fratelli e sorelle duramente provati". Circa 70 le vittime, tra cui numerosi bambini, e decine i feriti attualmente in ospedale. La Fondazione Rava, da oltre 40 anni operativa ad Haiti: "Grati a Francesco, sempre vicino agli ultimi e ai dimenticati"

Andrea De Angelis - Città del Vaticano 

Una nuova ferita per il popolo di Haiti, questa volta legata ad una tragica esplosione che ha provocato numerosi morti, tra cui diversi bambini. Alle vittime, ai feriti e ai loro familiari è andato oggi il pensiero del Papa al termine dell'udienza generale del mercoledì. "Povero Haiti - ha commentato Francesco in Aula Paolo VI - una dietro l'altra, è un popolo in sofferenza... Preghiamo, preghiamo per Haiti: è gente buona, gente brava, gente religiosa ma sta soffrendo tanto". Francesco si è detto "vicino agli abitanti di quella città e ai familiari delle vittime come pure ai feriti", e ha invitato i fedeli a unirsi "nella preghiera per questi nostri fratelli e sorelle così duramente provati". 

La cronaca 

Sono almeno 69 i morti a causa dell’esplosione di un’autocisterna che lunedì sera stava trasportando carburante a Cap-Haitien, una delle città più grandi di Haiti, nei Caraibi. Lo ha confermato il vicesindaco della città, Patrick Almonor, aggiungendo che attualmente ci sono decine di feriti ricoverati in ospedale e in vari centri medici della città. Strutture dove scarseggia però il personale medico, così come sono pochi i farmaci a disposizione. L'esplosione ha anche danneggiata una cinquantina di case, la maggior parte delle quali dovrà essere demolita.

Le vittime

Le autorità locali hanno detto che le operazioni di soccorso sono ancora in corso e hanno lasciato intendere che probabilmente il numero totale dei morti nelle prossime ore salirà. Il primo ministro di Haiti, Ariel Henry, ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale per le vittime di questa immane tragedia. Una ferita che si aggiunge alle tante ancora aperte di un popolo che, negli ultimi vent'anni, ha vissuto numerose crisi legate alla politica (si pensi al golpe del 2004), a calamità naturali, a epidemie di colera, in particolare quella del 2010. Lo stesso anno del terremoto di magnitudo 7.0 che distrusse gran parte del Paese, causando almeno 200 mila morti. 

Accanto agli ultimi 

"Siamo veramente grati a Francesco, sempre vicino agli ultimi. Haiti è un Paese troppo spesso dimenticato". Lo afferma Mariavittoria Rava, presidente della Fondazione Francesca Rava, da più di 40 anni presente ad Haiti con medici e volontari. "Parliamo di un Paese giovane, dove l'età media è davvero molto bassa, con un'aspettativa di vita intorno ai 40 anni. Il Santo Padre dà voce a questo popolo, ricorda che esiste un popolo che soffre tantissimo". I diritti umani spesso non sono rispettati e, tra le mancanze, c'è anche l'acqua. "Non è distribuita nel Paese, viene portata con i camion che vanno a gasolio e, quando manca il gasolio, manca anche l'acqua", spiega Rava. 

Ascolta l'intervista a Mariavittoria Rava

"Ci sono persone in questo pianeta - prosegue - che vivono al di sotto della soglia dell'umanità. Noi, insieme agli abitanti del posto, lavoriamo ad Haiti, ci sentiamo parte della famiglia haitiana perché siamo accanto alle sofferenze delle persone. Occorre però - sottolinea - l'attenzione dei grandi, di chi può cambiare davvero le cose". 

Il problema sanitario

Gli ospedali nei quali si trovano i feriti soffrono di carenza di personale e farmaci, in un Paese dove la povertà è estrema e la pandemia è "solo uno dei tanti problemi". Un aspetto, questo, che fotografa bene il dramma di un popolo. "Sì, ogni giorno penso a questo, al fatto che la pandemia ad Haiti è solo una delle tante, troppe ferite, una tra le mille difficoltà. Non smetto mai di ricordare alle persone che le condizioni di Haiti sono infinitamente drammatiche". Cosa fare per coloro che chiedono aiuto, che domandano se c'è ancora una speranza? "Dobbiamo indignarci, alzarci in piedi, essere in prima linea per queste persone. Dobbiamo scandalizzarci e responsabilizzarci, perché ad esempio l'inquinamento da noi prodotto causa danni anche qui, all'oceano. Rende ancora più drammatica la situazione dei pescatori locali. Questo Natale ciascuno di noi può accogliere, attraverso un'adozione a distanza, un bambino haitiano. Con lettere, incoraggiamenti, con un piccolo sostegno. Andando sul sito della nostra Fondazione Francesca Rava, si potrà fare questo gesto, davvero - conclude - bello e molto, molto utile". 

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

15 dicembre 2021, 10:14