Cerca

 Grande Imam di Al-Azhar e Papa Francesco Grande Imam di Al-Azhar e Papa Francesco

Il Grande Imam di Al-Azhar: siamo tutti fratelli con il diritto di vivere in pace

Alla cerimonia per la prima Giornata Internazionale della Fratellanza Umana, con la presentazione dei vincitori del premio Zayed 2021, l'Imam Al-Tayyeb ha ribadito il proprio impegno "con mio fratello Francesco" a lavorare per la fratellanza umana. La firma del Documento di Abu Dhabi, ribadisce, è un invito storico alla fine delle guerre e alla tolleranza

Benedetta Capelli e Debora Donnini - Città del Vaticano

La fratellanza è una musica dolce da suonare insieme, sono le speranze e i sogni di tanti giovani scritti su un pezzo di carta e appesi ai rami di un albero che il vento accarezza. Queste  le immagini che aprono e chiudono la cerimonia ad Abu Dhabi per commemorare la prima Giornata Internazionale della Fratellanza Umana, istituita dall’Onu lo scorso dicembre, a ricordo della firma – 4 febbraio 2019 – del Documento sulla Fratellanza umana per la Pace mondiale e la Convivenza comune da parte del Papa e del Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb.

Nella cerimonia virtuale, organizzata dallo sceicco Mohammed Bin Zayed ad Abu Dhabi, l’assegnazione del Premio Zayed 2021 al segretario generale dell’Onu, Antonio Guteress, e a Latifa Ibn Zaiaten, “una stella che illumina il cielo”, l’hanno definita, che in Francia è riuscita a trasformare il dolore soffocante della morte di un figlio nel respiro dell’amore, aiutando tanti giovani nelle carceri e nelle scuole a cambiare strada.  

Al-Tayyeb: il 4 febbraio, un campanello d’allarme per rafforzare la fratellanza umana

“Mio fratello Papa Francesco, amico sulla via della fraternità e della pace”. All’incontro virtuale l’intervento del Grande Imam di Al-Azhar, punto di riferimento mondiale per l’islam sunnita, si snoda proprio a partire dall’esperienza concreta della fraternità da lui vissuta con il Papa in questi anni. Un cammino fatto di incontri fino alla firma del Documento sulla Fratellanza Umana a Abu Dhabi il 4 febbraio del 2019. Una data a cui si richiama, nel suo discorso, ricordando come la celebrazione del Documento sulla Fratellanza Umana sia la celebrazione di uno storico evento mondiale che invita alla cooperazione e alla fine delle guerre, promuovendo l’armonia e la tolleranza e rifiutando, dunque, “le politiche di intolleranza, odio e potere”. “Una pietra miliare” in questo percorso è rappresentata dal messaggio di Papa Francesco che “siamo tutti fratelli”. Il Grande Imam di Al-Azhar lo ringrazia con rispetto e ammirazione, rinnovando il suo impegno a continuare a lavorare per il resto della sua vita con il Papa, con i fratelli studiosi di ogni religione e con ogni sostenitore della pace “per rendere i principi di fratellanza umana una realtà in tutto il mondo”. Da qui il suo auspicio concreto che il 4 febbraio sia “ogni anno un campanello d’allarme per il mondo e per i suoi leader, che li spinga a consolidare i principi della fratellanza umana”. Necessario per applicare il Documento, evidenzia, la convinzione solida “del fatto che siamo tutti fratelli con il diritto di vivere in pace”.

Il Documento di Abu Dhabi: barlume di speranza

L'ammirazione del Grande Imam va anche allo sceicco Mohammed bin Zayed che, ricorda, porta avanti l’eredità benevola del padre per sponsorizzare il Documento. Il suo saluto si rivolge anche al Comitato Supremo per la fratellanza umana per il suo impegno ad applicare gli obiettivi della Dichiarazione, auspicando che siano sempre “un barlume di speranza e una fonte di ammirazione per tutti coloro che percorrono questo difficile percorso”. Quindi, si richiama al premio Zayed che rappresenta un’iniziativa globale per raggiungere gli obiettivi dello stesso Documento. Più avanti, nel corso dell’odierno incontro virtuale, saluta anche lui, come fa il Papa, i due vincitori del riconoscimento dell’edizione 2021. Al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres ricorda che merita di essere onorato essendo “una delle colonne portanti della pace mondiale, probabilmente - afferma - la colonna più forte di tutte nel conseguimento della pace mondiale”. Chiama, poi, “eroina” e “modello per tutto il mondo”, Latifa, la mamma che ha perso uno dei suoi cinque figli a causa del terrorismo e che da allora si è impegnata per costruire vie di pace specie fra i giovani. La mamma che, con la sua pazienza, ha trasformato il suo dolore “in un dono per tutta l’umanità”, in “un messaggio di pace che ha diffuso e con cui - sottolinea Al-Tayyeb - ci incoraggia tutti a combattere il mostro oscuro che è il terrorismo”.

La fratellanza è amicizia

Di fratellanza e dell’importante contributo venuto dal Documento di Abu Dhabi parla, in un contributo, il Primate della Comunione Anglicana Justin Welby, arcivescovo di Canterbury, ribadendo che il testo ispira a fare insieme e “ci chiama ad agire in solidarietà”. “E’ l’amicizia – spiega – che conta per cambiare quello che facciamo”. Nell’amicizia nasce la fratellanza. Per Charles Michel, presidente del Consiglio Europeo, più ci guardiamo da lontano e più notiamo le differenze ma è il dialogo che permette “la comprensione, la comprensione ispira la tolleranza e la tolleranza conduce al rispetto e questa catena di virtù rende possibile la pace e la fratellanza”. Un appello ai giovani è venuto da Mohamed Abdel Salam, segretario del Comitato Superiore per la Fratellanza umana. “Non smettete di sognare, siate ottimisti, pensate al futuro – afferma – con un sorriso”.

Messaggeri di coesistenza pacifica

A introdurre i vincitori del premio Zayed – “due persone che inviano un messaggio forte sulla coesistenza pacifica” – è stata Leymah Gbowee, liberiana, Premio Nobel per la pace nel 2011 che ha ringraziato il Papa e il Grande Imam per la saggezza posta nel documento, “un dono per ogni uomo, donna, bambino”. I premiati sono stati scelti da una giuria indipendente composta da Michaelle Jean, già governatore generale del Canada, membro della giuria insieme con Adama Dieng, senegalese, già advisor dell’Onu per la prevenzione del genocidio, Catherine Samba-Panza, già presidente della Repubblica Centroafricana, il cardinale Dominique Mamberti, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, e Muhammad Jusf Kalla, già vicepresidente dell’Indonesia.

Guterres: la solidarietà per vincere i mali del mondo

Le immagini della devastazione della guerra, dell’esodo di molti, delle catastrofi naturali hanno fatto da sfondo al profilo del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. La giuria ha scelto di premiarlo per rendere omaggio “al suo impegno di lunga data per la dignità umana, per la sua leadership coraggiosa, per la sua capacità di creare ponti e condizioni necessarie per le persone che hanno bisogno di cura, proteggendo la loro salute”. Una strada lastricata di dolore e difficoltà ma dove al primo posto ci sono la persona e la speranza che rinasce nel dare fiducia a chi l’ha persa. “E’ un riconoscimento per il lavoro che le Nazioni Unite fanno ogni giorno – spiega Guterres – per promuovere la pace e la dignità umana. Viviamo in tempi difficili con la minaccia della pandemia, dei cambiamenti climatici, le minacce di guerre, per l’estremismo, la violenza, la discriminazione soprattutto religiosa”. Per il segretario dell’Onu si possono vincere queste sfide “spingendo l’umanità verso l’unità nel dialogo per la pace”, assicurare che “la solidarietà vinca la battaglia che abbiamo di fronte”.

Latifa: “Saremo tutti fratelli"

Colpisce il sorriso di Latifa Ibn Ziaten, prima di tutto una mamma dal cuore ferito ma poi una donna diventata guida per molti bambini e giovani. In Francia ha creato l’"Association IMAD pour la jeunesse et la paix".  Imad era suo figlio ucciso in un attacco terroristico. “Sentivo come se le mie interiora bruciassero” – racconta così quel momento – ma poi, soggiunge, ho "sognato mio figlio tre volte, mi diceva mamma: ‘alzati, ho bisogno di te’”. Così il dolore si trasforma in impegno, in un messaggio di pace, di convivenza. “Sono onorata di ricevere questo premio – dice – ho perso un figlio ma oggi riesco a raggiungere tanti bambini, sono una seconda madre per i piccoli che ho salvato nei centri di detenzione, nelle case, nelle scuole perché non cadessero nell’odio. Se siamo in grado di rompere le barriere nei nostri cuori – conclude commossa Latifa – troveremo un posto nella società e saremo tutti fratelli”. 

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

04 febbraio 2021, 15:25