Preghiera per la pace, Sant’Egidio: al mondo servono parole di speranza

Roberto Zuccolini, portavoce della Comunità fondata da Andrea Riccardi, presenta l’incontro interreligioso di preghiera per la pace che si svolge in Campidoglio con la partecipazione del Papa. “Le religioni inviteranno alla speranza l’umanità ferita da guerre e pandemia”

Fabio Colagrande – Città del Vaticano

Papa Francesco prenderà parte al 34.mo incontro internazionale della Comunità di Sant’Egidio nello Spirito d’Assisi che quest’anno, a causa della pandemia, si svolge a Roma sul colle del Campidoglio, il pomeriggio del 20 ottobre, in un’unica sessione pomeridiana. L’evento, intitolato “Nessuno si salva da solo. Pace e Fraternità”, vedrà la partecipazione del Patriarca Bartolomeo I assieme a rappresentanti di ebraismo, islam e buddismo. Due i momenti dell’incontro: alle 16 le preghiere delle diverse religioni in luoghi distinti e l’incontro ecumenico alla presenza del Papa nella Basilica di Santa Maria in Ara Coeli. Poi, alle 17.15 la cerimonia finale nella piazza del Campidoglio - con la partecipazione del presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella - che si concluderà con la firma di un appello comune per la pace. Le particolarità dell’evento sono state raccontate al microfono di Radio Vaticana Italia da Roberto Zuccolini, portavoce della Comunità di Sant’Egidio.

L'intervista a Roberto Zuccolini

R. – Stiamo vivendo un momento particolare per il mondo intero, con il problema della pandemia e tutte le sue conseguenze anche economiche e sociali e direi più in generale per il clima di preoccupazione per il futuro che caratterizza questi mesi. Allora questa preghiera - con lo slogan “Nessuno si salva da solo, fraternità e pace” - ha proprio l'obiettivo di lanciare un grande messaggio di speranza in questo tempo difficile. Abbiamo pensato che nonostante tutto ci fosse davvero bisogno di questo momento. I nostri incontri per la pace, di norma, si svolgono, come sapete bene, in tre giorni, con panel e tavole rotonde, discussioni, incontri. Quest'anno, invece, avremo soltanto un momento nel pomeriggio, all'aperto, nella piazza del Campidoglio, preceduto da un momento di preghiera ecumenica nella Basilica dell'Ara Coeli. Ma noi crediamo che sia ugualmente un momento molto importante a cui il mondo intero può guardare: “fraternità e pace” sono due parole che possono essere due punti di riferimento per tutti.

Un momento difficile della storia, non solo a causa della pandemia, ma anche per le guerre vecchie e nuove che sono in corso e a cui Papa Francesco fa spesso riferimento...

R. – Sicuramente. Ci sono dei conflitti in corso da tantissimi anni, pensiamo alla guerra in Siria che dura da dieci anni, ma anche dei nuovi conflitti che si sono aperti recentemente, come quello del Nagorno-Karabakh che preoccupa tutta la comunità internazionale. La pandemia non deve far dimenticare queste guerre, anzi in un contesto come quello del coronavirus le guerre assumono una gravità maggiore. Io credo che questa giornata dovrà lanciare un messaggio a tutto il mondo affinché queste guerre siano fermate e si arrivi al più presto a soluzioni attraverso processi di pace. Un auspicio espresso più volte del Papa anche nella sua ultima enciclica Fratelli tutti.

Come nella tradizione degli incontri di Assisi ci sarà la preghiera delle diverse religioni in luoghi distinti e oltre al mondo cristiano ci saranno rappresentanti dell'islam, dell'ebraismo e del buddismo…

R. – Lo confermo: gli ebrei pregheranno nella Sinagoga e gli altri, islamici e buddisti, pregheranno a turno sul Campidoglio, in alcuni locali dei Musei Capitolini. Tutti quanti secondo le proprie tradizioni, com'è nello Spirito di Assisi che noi ripetiamo e portiamo avanti ormai da tanti anni, a partire dal 1986. Ci sarà poi l’incontro con i cristiani – che invece pregheranno nella Basilica dell'Ara Coeli – subito dopo, proprio nella piazza del Campidoglio. Qui il Papa incontrerà i diversi leader religiosi. Tra questi c'è anche il rappresentante dell’islam Mohamed Abdelsalam Abdellatif, che recentemente ha partecipato alla presentazione dell'enciclica Fratelli tutti, in rappresentanza del rettore di al-Azhar, ma ci sarà anche il Patriarca Bartolomeo I che parteciperà anche in precedenza alla preghiera ecumenica. Ci saranno i rappresentanti della comunità ebraica, come il rabbino capo di Francia Haim Korsia, ci saranno i buddisti con rappresentanti importanti come Shoten Minegishi, buddista Soto Zen che ha partecipato già a cinque edizioni degli incontri di preghiera per la pace. Noi siamo in particolare molto felici che Papa Francesco partecipi a questo appuntamento, così come partecipò il 20 settembre 2016 all’incontro per il trentesimo anniversario del primo incontro di Assisi. Il Papa parlerà in due momenti: sia all’Ara Coeli, durante appunto la meditazione e la preghiera per la pace ecumenica, sia nella cerimonia finale.

Nella cerimonia finale ascolteremo discorsi che ci racconteranno cosa le religioni hanno da dire al mondo per invitare tutti a guardare al futuro, al dopo pandemia...

R. – Sì, noi crediamo che le religioni abbiano molto da dire al mondo in questo momento. I leader delle comunità religiose vogliono dire a tutta l’umanità che con la pandemia forse si chiude un’era ma ne ricomincia comunque un'altra e bisogna perciò aprirsi alla speranza, al futuro. Quello che manca in questo tempo - e pensiamo a tutte le conseguenze economiche e sociali della pandemia - è proprio un’apertura alla speranza. Questo si vede in maniera più drammatica, ovviamente, in alcuni Paesi che soffrono per la guerra, come la Siria, per esempio. Un popolo quello siriano che continua a vivere un momento drammatico con sette milioni di persone che hanno lasciato la loro terra e tutte le vittime che si sono registrate in questi anni. Ma pensiamo anche a tutti i popoli e le famiglie che si sono impoverite per l’emergenza Covid. Io penso che le religioni abbiano molto da dire su questi temi e speriamo che diano a tutti anche il coraggio per affrontare il futuro. Sarà infatti un evento seguito in tutto il mondo, perché anche se non possiamo essere presenti in tanti nella piazza, per i motivi di sicurezza sanitaria, verrà seguito in otto lingue in streaming e diffuso anche in mondovisione.

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20 ottobre 2020, 08:30