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Lotta agli abusi, un anno di riforme concrete

A un anno dal summit del febbraio 2019, facciamo il punto sui provvedimenti voluti da Papa Francesco che hanno profondamente modificato l’approccio al fenomeno delle violenze commesse da persone consacrate. Otto decisioni - e altre se ne attendono - nel segno della trasparenza sui crimini e sui colpevoli e della massima tutela delle vittime

Alessandro De Carolis – Città del Vaticano

Definirlo posa della prima pietra non è esatto perché il basamento poggiava su fondamenta già strutturate, gettate non solo in questo Pontificato. Ma è indubbio che l’edificio costruito negli ultimi mesi nella Chiesa per contrastare il fenomeno degli abusi commessi dal clero si sia giovato in modo originale del lavoro di “architettura” disegnato dal Summit sulla protezione dei minori svoltosi in Vaticano dal 21 al 24 febbraio 2019. I prossimi passi ormai in dirittura d'arrivo saranno l’attesa Task force, per sostenere conferenze episcopali e comunità religiose che hanno bisogno di preparare o aggiornare le linee guida in materia, e il Vademecum della Congregazione per la Dottrina della Fede, entrambi annunciati alla fine dell'Incontro di febbraio.

Mai più “lupi voraci”

Quel che è accaduto in dodici mesi – una serie di provvedimenti papali e la creazione di strumenti di intervento, tra tutti l’abolizione del segreto pontificio sui casi di abuso – prende le mosse da quei giorni di intenso lavoro cominciato esattamente un anno fa, con il Papa attorniato principalmente dai presidenti degli episcopati, ma anche da membri della Curia, rappresentanti di Istituti religiosi ed esperti. Un totale di 200 persone tutte accomunate da un bisogno di “consapevolezza e purificazione” – come recita il titolo sotto il quale sono stati raccolti e pubblicati gli atti prodotti dal meeting – da cui Francesco si congedò con le parole gravi e impellenti pronunciate all’omelia della Messa conclusiva in Sala Regia. Resta nella memoria quello sprone a proteggere i più piccoli dai “lupi voraci”, il desiderio di farsi prossimo alle vittime e a un “Dio tradito e schiaffeggiato”.

Cambiano le norme in Vaticano

Già un mese più tardi, il 26 marzo 2019, Francesco mette la firma in calce a tre documenti che cambiano il volto della legislazione vaticana. Il primo è la Lettera apostolica in forma di Motu Proprio con cui si stabilisce che sia perseguito chi commette “abuso o maltrattamento contro minori o contro persone vulnerabili”, che per i reati commessi in territorio Vaticano abbiano giurisdizione penale gli organi giudiziari interni, che alle vittime sia offerta assistenza spirituale, medica, sociale e legale, nonché sia garantito il diritto a un equo processo per gli imputati e si proceda alla rimozione dagli incarichi per i condannati, fermo restando anche per loro un supporto riabilitativo.

La legge e linee guida pastorali

Il secondo provvedimento varato dal Papa è la Legge 297 per lo stato della Città del Vaticano. Il nuovo codice impone, tra l’altro, l’obbligo di denuncia tempestivo di una notizia di reato e fissa a 20 anni il termine di prescrizione dello stesso che, in caso di minore, decorre dal compimento dei 18 anni di età. La Legge 297 indica inoltre nel “servizio di accompagnamento” lo strumento idoneo a fornire ogni forma di assistenza alle vittime e alle loro famiglie. Il terzo provvedimento, le “Linee guida per la protezione dei minori”, sancisce i criteri per la scelta degli operatori pastorali e le corrette norme di comportamento nel rapporto con minori e persone vulnerabili e in generale elenca le procedure da seguire nel caso di procedimenti a carico di abusatori.

Cambiano le norme in tutta la Chiesa

Dopo aver legiferato su questa materia all’interno del Vaticano, un mese e mezzo dopo Francesco estende in modo analogo gli stessi obblighi a tutta la Chiesa. Lo fa con il Motu proprio “Vos estis lux mundi”, firmato il 9 maggio 2019. Anche nel caso di questo documento si fissano le norme da seguire per segnalare molestie e violenze e assicurare che vescovi e superiori religiosi rendano conto del loro operato. Il documento introduce l’obbligo per chierici e religiosi di segnalare gli abusi e richiede a ogni diocesi di dotarsi di un sistema facilmente accessibile al pubblico per ricevere le segnalazioni. Per assistere i dicasteri nell’applicazione del Motu proprio viene istituito un tavolo presieduto da monsignor Filippo Iannone, presidente del Pontificio Consiglio per il Testi Legislativi, al quale siedono rappresentanti della Segreteria di Stato e delle Congregazioni per la Dottrina della Fede, per le Chiese Orientali, per i Vescovi, per l’Evangelizzazione dei popoli, per il Clero, per gli Istituti di Vita Consacrata.

Abusi, fine del segreto pontificio

Alla fine dello scorso anno, il Papa compie un passo ulteriore. Il 17 dicembre vengono ufficializzati due Rescritti a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin. Il primo, che suscita grande eco mediatica, promulga l’Istruzione con la quale Francesco cancellando il “segreto pontificio” vuole dare certezza sul modo di comportarsi – e dunque sul grado di riserva da adottare – nei casi di denunce di abusi sessuali commessi da clero e religiosi e su eventuali coperture e silenzi da parte autorità ecclesiastiche. Il secondo Rescritto introduce modifiche alle Normae de gravioribus delictis. Una di queste configura come reato da parte di un chierico l’acquisizione, la detenzione o la divulgazione di immagini pornografiche di minori considerati tali non più fino a 14 anni ma fino a 18 anni. Un’altra è quella che concede la facoltà di esercitare il ruolo di avvocato e procuratore non più come in passato a un chierico ma a “un fedele, provvisto di dottorato in diritto canonico”.

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21 febbraio 2020, 12:10