Papa: attenzione a non perdere la coscienza del peccato

Nell'omelia della messa a Casa Santa Marta, la riflessione del Papa è sulla figura del re Davide che, lasciatosi andare ad una vita comoda e mondana, scivola lentamente nel peccato. Una vicenda che è monito e invito ad ascoltare la voce di chi, accanto a noi, è capace di aiutarci a ritrovare il senso della vita

Benedetta Capelli - Città del Vaticano

Una vita tranquilla, un cuore che non si muove nemmeno dinanzi ai peccati più gravi, una mondanità che ruba la capacità di vedere il male che si compie. Papa Francesco, nell’omelia della Messa a Casa Santa Marta, rilegge il passo tratto dal secondo libro di Samuèle, incentrato sulla figura del re Davide che scivolando nella vita comoda dimentica di essere stato eletto da Dio. Davide come tanti uomini di oggi, gente che sembra buona, “che si dice cristiana” ma che ha perso “la coscienza del peccato”, considera normale non pagare il giusto alla domestica o a chi lavora nei campi.

Guardando questa storia di Davide – del Santo re Davide – chiediamoci: se un santo è stato capace di cadere così, stiamo attenti, fratelli e sorelle, anche a noi può accadere. Anche, domandiamoci: io in quale atmosfera vivo? Che il Signore ci dia la grazia di sempre inviarci un profeta – può essere il vicino, il figlio, la mamma, il papà – che ci schiaffeggi un po’ quando stiamo scivolando in questa atmosfera dove sembra che tutto sia lecito.

Un’esortazione che diventa una preghiera per non lasciarsi andare allo spirito del mondo.

 

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31 gennaio 2020, 13:03