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 Viaggio Apostolico in Thailandia e Giappone Santa Messa nel Tokyo Dome Viaggio Apostolico in Thailandia e Giappone Santa Messa nel Tokyo Dome 

Il Papa in Giappone: una presenza che ha toccato i cuori

Papa Francesco non è arrivato qui per insegnare, ma per accogliere le tante sofferenze che ci sono in questo Paese. A dirlo è una giovane cattolica italiana, ricercatrice universitaria, che vive a Tokyo. Non è venuto solo per i cattolici, afferma, e tutti si sono sentiti amati da lui

Adriana Masotti - Tokyo

I cattolici stranieri in Giappone superano come numero i cattolici giapponesi: è il volto della Chiesa nel Paese nipponico. Anche Maria Antonietta Casulli, per tutti Mitty, è una di questi. E’ arrivata a Tokyo dall’Italia, dove ha studiato ingegneria biomedica, e dopo aver lavorato un periodo in Svizzera, si è trasferita qui per fare ricerca a livello universitario. In questi giorni ha potuto partecipare all’incontro del Papa con i giovani, alla messa celebrata a Tokyo e all’incontro alla Sophia University.

Dal Papa ci siamo sentiti amati

Nell’intervista a Vatican News Maria Antonietta ci dice tutta l’emozione vissuta, ma si fa portavoce anche dei sentimenti dei giapponesi che ormai ha cominciato a conoscere bene. Conferma il non scontato impatto della visita di Francesco sui media locali e l’importanza, non solo per i cattolici, di aver potuto accogliere nella loro terra il Papa. Che li ha conquistati abbracciando tutti i dolori, vecchi e nuovi, di questo Paese. Maria Antonietta fa parte della comunità locale del Movimento dei Focolari e si sente confortata nel suo impegno di testimonianza cristiana. La visita non è finita, afferma, riprenderemo in mano i discorsi per capire ancora più profondamente che cosa il Papa ha detto ai giapponesi, e per diffonderli ancora di più:

Ascolta l'intervista a Maria Antonietta Casulli

R. – Noi pochi cattolici qui in Giappone, i seminaristi o i missionari, soprattutto dall’estero e qui in Giappone, vedendo come è stata la visita del Papa in Thailandia, incominciavamo a preoccuparci del contrasto che avrebbe trovato arrivando qui, in Giappone, perché in Thailandia ha trovato tanti colori e calore. Invece, noi sappiamo che il Giappone è un Paese diverso. Eppure, abbiamo visto e imparato la lezione dal Papa, che è quella di non badare a queste cose, non dare importanza a questo, perché riconosce la bellezza di ogni popolo anche se tanto diversa dall’altro. Veramente ha impressionato innanzitutto come è venuto qui da vero pellegrino, quindi non per insegnare qualcosa, non per – magari – bacchettare un po’ la Chiesa giapponese o la società, ma è venuto quasi per inchinarsi davanti ai tanti dolori che affliggono questo Paese. E quando una persona arriva non come un maestro ma come un pellegrino, in questo Paese, i giapponesi si sciolgono, letteralmente; colpisci dritto al cuore dei giapponesi. Quante volte, per esempio … ha impressionato tantissimo quando lui, sotto la pioggia, ha pregato, quel minuto di silenzio che ha osservato davanti alla Madonna bruciata dalla bomba atomica di Nagasaki: è stato un momento esemplare di questo suo inchinarsi davanti alle tragedie che sono avvenute in questo Paese.

La presenza del Papa in Giappone ha suscitato l’interesse anche dei media locali: non è una cosa scontata …

R. – La venuta del Papa ha fatto sì che finalmente le news giapponesi, nella loro lingua, potessero dire chi è il Papa. Io ho visto in questi giorni programmi della durata di un’ora ciascuno, nei quali si parlava solo del Papa – finalmente; dove si parlava di che cosa è la Chiesa cattolica, proprio i primi concetti base; di chi è Papa Francesco … Veramente, dicevamo, che bello, finalmente, perché qui non è scontato. E quindi, anche solo per questo, assolutamente ne vale la pena perché la gente semplicemente non sa: non sa cosa c’è al di fuori del Giappone. Ma quando viene a vedere, altroché se non è contenta di sapere queste cose. Ma se non c’è chi le offre, come potrà sapere, il popolo giapponese, chi è Papa Francesco e di tutta la sua bellezza? Non è una visita che si conclude qui: è un punto di partenza. Ci ha dato tanti messaggi, per cui adesso tocca a noi prendere questa eredità e fare un cammino. Ora che ci ha dato anche la forza e la fiducia di farlo, tocca a noi rispondere.

Tutti commentano, oggi, che il Papa è venuto per tutta la società giapponese: sei d’accordo?

R. – Sicuramente non è venuto solo per la Chiesa giapponese, ma è venuto per l’Uomo giapponese: l’Uomo che è stato trafitto dalla bomba atomica, l’Uomo che è stato trafitto dallo tsunami e dal terremoto del 2011, dal triplice disastro, l’Uomo di Fukushima, l’Uomo che soffre per il bullismo … e ha toccato tutti questi uomini, senza guardare se fossero cristiani o non cristiani: era l’Uomo. E poi, anche se il Papa non è venuto specificamente per la Chiesa cattolica, io ho visto che ha dato forza a questo piccolo gregge. Quante persone accanto a me, sia nella cattedrale sia a Sophia, piangevano, solo per avere visto il Papa un secondo? Come italiana, posso dire che noi non ci rendiamo conto di chi abbiamo così vicino a noi, a Roma. Ma chi è così lontano, ricava forza da due secondi che vede il Santo Padre, e penso che questo diventa un ricordo che non si cancellerà mai più dal cuore di tanti giapponesi. Da oggi in poi sapranno che non sono dimenticati, che non sono soli: e questo ha commosso anche me, perché ho visto veramente questo Padre che viene a dirci: “Non preoccupatevi: siete pochi, magari, come Chiesa, così; ma io ci sono e quindi potete andare avanti …”.
 

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26 novembre 2019, 15:18