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Giovani giapponesi al Parco del Memoriale della Pace, Hiroshima  Giovani giapponesi al Parco del Memoriale della Pace, Hiroshima

Aiutare i giovani giapponesi ad andare oltre il successo personale

Ieri mattina a Tokyo, l'incontro del Papa con i giovani giapponesi. Il professor Koji Hanasaka vive quotidianamente a contatto con loro e li conosce bene. Ai nostri microfoni descrive il loro impegno, ma anche la ricerca di punti di riferimento nella propria vita

Adriana Masotti - Tokyo

Papa Francesco in Giappone ha intercettato la realtà vissuta dai giovani. Ieri, nella Cattedrale di Santa Maria a Tokyo, l'abbraccio e il dialogo con loro. Ma quali sono i valori in cui credono e quali le loro difficoltà? Ne parla al microfono di Vatican News, Koji Hanasaka, un professore che vive ad Osaka e insegna inglese e religione in una scuola media superiore cattolica:

Ascolta l'intervista a Koji Hanasaka

R. - Oggi i giovani in Giappone seguono ciò che dicono i genitori e gli insegnanti. Vanno a scuola, studiano molto per entrare nelle buone università. Alla fine, siccome gli adulti insegnano loro tutto quello che devono fare, non hanno bisogno di pensare da soli. Quindi, quando devono affrontare le difficoltà, non sanno come risolverle da soli. Questa è una delle loro difficoltà. Uno dei valori in cui credono è la stabilità, soprattutto economica. Non hanno grandi sogni per il futuro, ma non vogliono fare sbagli nella loro vita. Allo stesso tempo i giovani sono molto bravi. Andando al lavoro in treno, un ragazzo che era seduto, quando ha visto un anziano si è alzato. Questo anziano era lontano rispetto al ragazzo ma, nonostante questo, il ragazzo gli si è avvicinato, offrendogli il suo posto. E’ un esempio per dire che sono tanti i giovani buoni, ma, generalmente, loro non vogliono rischiare la vita per puntare alle cose più belle. in questi anni in Giappone ci sono state tante catastrofi, il tifone poi il terremoto. La gente soffre e tanti giovani vanno da loro, volontariamente. Anche dalla mia scuola ho portato un gruppo di ragazze per portare aiuto nel Nord del Giappone.

So che lei e la sua famiglia avete partecipato alla Messa del Papa a Nagasaki …

R. - Sì, perché secondo me questo viaggio in Giappone è storico. Anche mia moglie è cristiana e diciamo che la famiglia cristiana è molto rara in Giappone. Questa è un’occasione molto preziosa perché il Santo Padre viene dall’Italia, dall’Europa, luoghi lontani dal Giappone. Poi, io ho una figlia di sette anni, che frequenta il primo anno di scuola elementare. Nella sua scuola, che conta 600 studenti, l’unica cristiana è lei. Solo una. Quando lei parla di Dio fra gli amici nessuno capisce, nessuno conosce Gesù. Anch’io sono cresciuto così da piccolo; sono stato sempre l’unico cristiano nella scuola. Per questo vorrei mostrare a mia figlia che ci sono tanti cristiani in Giappone. Quando viene il Santo Padre tanti si radunano insieme a lui, è una buona occasione! Poi in futuro vorrei portarla anche in Italia o in altri Paesi dove la Chiesa cattolica è grande. Io, come padre, vorrei che mia figlia fosse sempre cristiana. Ho una responsabilità verso la sua fede e spero che lei quando sarà grande troverà la vita nella Chiesa cattolica.

Lei frequenta la Chiesa cattolica e fa parte anche di un movimento ecclesiale...

R. - Sì, io sono in contatto con il Movimento dei Focolari. Credo che abbiano portato una buona influenza, un buon esempio cristiano qui in Giappone. I focolarini sono venuti qui quasi 50-60 anni fa; hanno fatto tante cose nella Chiesa cattolica e anche con i protestanti, con i buddisti. Io ho cercato sempre Dio nella Chiesa cattolica; volevo sapere che cosa fosse l’amore. Quando ho conosciuto i focolarini e ho visto il gesto di amore che hanno fatto verso di noi, allora ho capito cos’è l’amore. Questa è una mia piccola esperienza, ma anche tanti altri cattolici, tanti cristiani hanno capito cosa è il cristianesimo attraverso questi movimenti, non solo quello dei Focolari, ci sono tante comunità qui in Giappone.

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26 novembre 2019, 02:00