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Giappone, trasmettere la fede: una sfida per i cattolici

Papa Francesco è atteso dai cattolici giapponesi e la sua presenza sarà un valido incoraggiamento al loro impegno teso a mantenere e a far crescere la propria fede. Nella nostra intervista la testimonianza di una famiglia alle prese con l'educazione dei figli in un contesto sociale fatto di persone con altre fedi e tradizioni

Adriana Masotti - Tokyo

Partecipare attivamente alla vita della Chiesa, frequentare anche soltanto la Messa della domenica, può essere un’impresa per dei cattolici che, come in Giappone, devono fare due ore e mezza di strada all’andata e altrettanta al ritorno, per raggiungere la propria comunità parrocchiale di riferimento. Elena Spinetti e Tomohiro Hashimoto, lei italiana, nata a Trieste, lui giapponese, sono tra questi.

Elena e Tomohiro, due mosaicisti cattolici in Giappone

Sposati in Italia dove entrambi hanno studiato e poi lavorato in qualità di mosaicisti, dopo qualche anno vissuto nel Friuli Venezia Giulia, si sono trasferiti in Giappone in un villaggio in montagna appartenente alla diocesi di Nagoya, nel 2016, circa 27 mila battezzati su 12 milioni e mezzo di abitanti. Al loro attivo, a Trieste, opere a soggetto sacro per diverse chiese, mentre ora sono soprattutto i privati, anche non cristiani, a far loro richiesta di mosaici ispirati alle icone bizantine raffiguranti, ad esempio, la Vergine Maria. Ai microfoni di Vatican News, Elena Spinetti, racconta anche a nome del marito, le loro difficoltà, ma anche l’impegno per trasmettere con la vita e con la preghiera quotidiana, la fede ai loro tre figli ancora piccoli. E come con la famiglia vivono il rapporto con la comunità in cui sono inseriti:

Ascolta l'intervista a Elena Spinetti

R. - Possiamo dire che è molto diverso essere cattolici in Giappone. La chiesa cattolica più vicina a noi, si trova a circa un’ora e mezza di distanza. Di solito lì celebrano una Messa talmente presto la mattina che arrivarci diventa difficile. E poi per l’attività che abbiamo - gestiamo un negozio, partecipiamo a delle fiere – il sabato e la domenica lavoriamo, purtroppo. Quindi diciamo che alla fine ci restano Natale e Pasqua per partecipare alla Messa. Quando eravamo soltanto in due, senza i figli, era molto più semplice, perché riuscivamo ad organizzarci meglio e ad andare a Messa ogni domenica o almeno tre volte al mese.

In questi giorni, alla vigilia del viaggio del Papa in Giappone, i mass media ne hanno dato notizia? Ogni tanto ne parlano?

R. - Sì, i telegiornali ogni tanto dicono che verrà il Papa. è una notizia che si sente. Comunque tante persone sanno del Papa, della Chiesa, magari sono andati in Italia e hanno visitato le basiliche…

Tra i cristiani, shintoisti o buddisti, i rapporti sono di rispetto reciproco oppure c’è qualche difficoltà?

R. - In Giappone la religione non è vista come in Italia, come una cosa assoluta alla quale una persona aderisce o meno. Qui c’è una visione diversa: diciamo che qui in Giappone convivono tranquillamente buddismo e shintoismo, non bisogna necessariamente indicare quale religione si professa. Ovviamente essere cattolici non è facile, quindi noi confrontandoci con il nostro parroco gli abbiamo raccontato la nostra situazione. Abitiamo in campagna, dove ci sono le feste buddiste, shintoiste. Ci chiedono di partecipare attivamente a questi momenti; ad esempio durante le cerimonie c’è il turno per il servizio. Abbiamo chiesto al parroco cosa dovevamo fare. Il parroco ci ha dato una risposta molto bella, secondo me, dicendoci che pur non credendo a queste divinità, si può comunque partecipare alla cultura, alla tradizione locale anche per buona pace dei vicini. Lui ci aveva consigliato questo. Non partecipare è un po’ come non andare al pranzo di famiglia a Natale.

Voi come riuscite o pensate di poter educare i vostri figli dal punto di vista della fede?

R. - Da un lato abbiamo un po’ rinunciato all’istruzione cattolica, cioè al catechismo, almeno per ora. In questo momento non è possibile, purtroppo, far partecipare i bambini al catechismo e neanche portarli regolarmente alla Messa. Quindi diciamo che da questo punto di vista sono un po’ penalizzati. Però vedendo anche il nostro comportamento – facciamo le preghiere prima di mangiare, ringraziamo Dio e Gesù per le cose che abbiamo -, vedendo il nostro senso di gratitudine, speriamo di trasmettere anche a loro quello in cui crediamo.

 

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21 novembre 2019, 07:20