Sinodo amazzonico: lo sguardo profetico della Chiesa

Ad una settimana dall’inizio del Sinodo dei vescovi per l’Amazzonia, ripercorriamo i principali eventi dalla Messa di apertura dell’assise fino al discorso di Papa Francesco ai padri sinodali

Benedetta Capelli e Alessandro De Carolis – Città del Vaticano

Verde come il cuore dell’Amazzonia, con le radici che affondano in una terra che ha bisogno dell’acqua fresca come acqua dissetante è la Parola di Dio. Il leccio arrivato da Assisi e piantato nei Giardini Vaticani, proprio nel giorno di San Francesco a cui viene consacrato il Sinodo dei vescovi per la regione Panamazzonica, è il prologo dell’assise che ufficialmente Papa Francesco apre con la messa di domenica 6 ottobre. Ma è nel piantare quell’albero, nell’inchinarsi verso la terra feconda, nel compiere gesti così usuali per i popoli indigeni, che nasce il desiderio di “camminare insieme”, come Francesco ripete nell’omelia della Messa celebrata nella Basilica di San Pietro. Parole tutte incentrate sul fuoco dello Spirito, un “fuoco d’amore che illumina, riscalda e dà vita, non fuoco che divampa e divora”, quello che troppe volte soffoca il polmone verde del mondo:

Quando senza amore e senza rispetto si divorano popoli e culture, non è il fuoco di Dio, ma del mondo. Eppure quante volte il dono di Dio non è stato offerto ma imposto, quante volte c’è stata colonizzazione anziché evangelizzazione! Dio ci preservi dall’avidità dei nuovi colonialismi. Il fuoco appiccato da interessi che distruggono, come quello che recentemente ha devastato l’Amazzonia, non è quello del Vangelo. Il fuoco di Dio è calore che attira e raccoglie in unità. Si alimenta con la condivisione, non coi guadagni.

L’Amazzonia verde e rossa del sangue dei martiri

“Annunciare il Vangelo – dice Papa Francesco – è vivere l’offerta, è testimoniare fino in fondo, è farsi tutto per tutti, è amare fino al martirio”. Perché l'Amazzonia ha il cuore verde ma anche rosso del sangue dei tanti missionari che hanno dato la loro vita per questa terra, del sangue dei nativi che cercano di difenderla e vengono brutalmente eliminati. I volti di quei martiri sono impressi sui cartelli che i partecipanti al Sinodo e i rappresentanti dei popoli indigeni portano il giorno dopo in processione, assieme al Papa, dalla Basilica Vaticana fino all’Aula Paolo VI. Un tragitto scandito dai canti e dal trasporto di una canoa ricca di oggetti cari alle loro tradizioni; simbolo di quel mettersi in viaggio dentro le domande scomode che oggi l’Amazzonia pone alla mondo e alla Chiesa. Terra, acqua, luce, una rete da pesca: gli stessi tesori portati sabato sera nella veglia affollata nella Chiesa della Traspontina, a due passi da San Pietro. Poi davanti ai padri sinodali Francesco,prende la parola in spagnolo, la lingua del cuore, per chiedere di avvicinarsi alla realtà amazzonica “in punta di piedi” rispettando la storia e la cultura nativa.

Le ideologie sono un’arma pericolosa, abbiamo sempre la tendenza ad aggrapparci a un’ideologia per interpretare un popolo. Le ideologie sono riduttive e ci portano all’esagerazione nella nostra pretesa di comprendere intellettualmente, ma senza accettare, comprendere senza ammirare, comprendere senza assimilare.

Il soffio dello Spirito

Il Papa ricorda il pericolo di considerare l'Amazzonia dall'alto in basso, magari con dissimulato disprezzo. Spiega di essersi rattristato per un commento scherzoso su un uomo che portava le piume sul capo ma in fondo, sottolinea, che non ci sono differenze tra le piume e i tricorni usati da alcuni officiali dei dicasteri. E a chi lo ascolta ricorda poi che il Sinodo ha come attore principale lo Spirito Santo.

Siamo venuti per contemplare, per comprendere, per servire i popoli. E lo facciamo percorrendo un cammino sinodale, lo facciamo in sinodo, non in tavole rotonde, non in conferenze e ulteriori discussioni: lo facciamo in sinodo, perché un sinodo non è un parlamento, non è un parlatorio, non è dimostrare chi ha più potere sui media e chi ha più potere nella rete, per imporre qualsiasi idea o qualsiasi piano. 

C’è sempre uno sguardo profetico nella Chiesa che vive un Sinodo. C’è bisogno, dice Francesco, di una “prudenza audace” alla luce dello Spirito. Uno sguardo profetico che restituisca dignità  all’Amazzonia, oggi luogo di troppi “peccati ecologici” – così li hanno definiti nell’Aula sinodale - dalla deforestazione alle miniere selvagge fino all’inquinamento. Una profezia che sappia raccogliere il grido di questa terra con amore pastorale e preghiera, con il coraggio delle donne e degli uomini di Dio.

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12 ottobre 2019, 18:00