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Francesco prega per la pace sociale in Ecuador

Da circa due settimane l’Ecuador è scosso da gravi scontri tra forze dell’ordine e manifestanti che protestano contro i nuovi provvedimenti di austerità. Il pensiero di Papa Francesco per le popolazioni e per il rispetto dei diritti umani. Assieme ai partecipanti al Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica, il Pontefice segue con preoccupazione quanto sta accadendo a Quito e in altre città del Paese

Giada Aquilino – Città del Vaticano

Da Piazza San Pietro, subito dopo la recita dell’Angelus, la preghiera di Papa Francesco si leva anche per l’America Latina e in particolare per l’Ecuador, visitato nel luglio del 2015 ed oggi scosso da gravi scontri tra forze dell’ordine e manifestanti che protestano contro le misure di austerità del presidente Lenín Moreno (Ascolta il servizio con la voce del Papa).

Insieme a tutti i membri del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica, specialmente a quelli provenienti dall’Ecuador, seguo con preoccupazione quanto sta accadendo nelle ultime settimane in quel Paese. Lo affido alla preghiera comune e all’intercessione dei nuovi Santi, e mi unisco al dolore per i morti, i feriti e i dispersi. Incoraggio a cercare la pace sociale, con particolare attenzione alle popolazioni più vulnerabili, ai poveri e ai diritti umani.

Quasi due settimane di scontri

Nelle ultime ore, di fronte al vigore delle proteste - entrate nell’11.mo giorno, con gravi scontri a Quito e pesanti riflessi sull’economia del Paese - il presidente Moreno ha annunciato la decisione di rivedere alcune parti del pacchetto di misure di austerità, fra cui l’azzeramento dei sussidi al carburante, in vigore dagli anni Settanta. Tale provvedimento era stato motivato dal presidente con l’obiettivo di far risparmiare circa 1,3 miliardi di dollari all’anno al Paese, in base agli accordi presi con il Fondo Monetario Internazionale che aveva previsto di fornire all’Ecuador un credito di oltre 4 miliardi di dollari, per risollevare l’economia nazionale.

Il coprifuoco

Nonostante gli appelli al dialogo, rinnovati anche dai vescovi locali, la tensione è aumentata nella capitale, con la circolazione stradale quasi del tutto paralizzata e scontri fra militanti della Confederazione delle nazionalità indigene dell'Ecuador (Conaie) e di movimenti politici e sindacali con le forze dell'ordine. Mantenuto il coprifuoco a Quito e nelle valli. Il bilancio delle manifestazioni è di almeno cinque morti, 554 feriti e 929 detenuti.

Avviare un dialogo

Programmato un primo incontro tra governo e rappresentanti delle comunità indigene, che ieri hanno deciso di avviare un dialogo con le autorità alla presenza di garanti dei colloqui, come la Conferenza episcopale ecuadoriana, le Nazioni Unite e Amnesty International.

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13 ottobre 2019, 11:58