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Monsignor Rino Fisichella Monsignor Rino Fisichella

Fisichella: la Lettera del Papa, seme per maturare nella fede

A Vatican News, il presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione, monsignore Rino Fisichella, spiega i temi principali della Lettera Apostolica “Aperuit Illis” di Papa Francesco

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

“Abbiamo bisogno di entrare in confidenza costante con la Sacra Scrittura, altrimenti il cuore resta freddo e gli occhi rimangono chiusi, colpiti come siamo da innumerevoli forme di cecità”. Così nella Lettera Apostolica “Aperuit Illis” che istituisce la terza Domenica del tempo ordinario come la Domenica della Parola di Dio, Papa Francesco spiega come la frequentazione costante della Sacra Scrittura permetta di aprire gli occhi per uscire “dall’individualismo” e sia anche la chiave per portarci alla condivisione e alla solidarietà. Nel suo commento alla Lettera, monsignore Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione, mette in luce “il valore storico” dell’iniziativa del Pontefice per la maturazione del popolo cristiano, definendola “un’opportunità pastorale” per rinvigorire l’annuncio in questo frangente storico carico di sfide.

Fisichella: la Parola di Dio si esprime con la testimonianza

Nell’intervista a Vatican News, monsignore Rino Fisichella ricorda che la stragrande maggioranza dei fedeli non conosce la Sacra Scrittura pertanto la Domenica della Parola di Dio rappresenta l’occasione per rimetterla al centro della vita cristiana con una linfa nuova:

Ascolta l'intervista a monsignore Fisichella

R. – Questa Lettera nasce perché il Papa ha ricevuto tante richieste da parte di pastori e di laici dopo il Giubileo della misericordia. Allora nella sua Lettera Apostolica, “Misericordia et Misera”, a conclusione del Giubileo, aveva accennato che nelle chiese, secondo la propria creatività - perché già molto viene fatto in proposito - si desse vita ad una domenica in cui la Parola di Dio venisse messa al centro del cuore della vita della comunità cristiana, come segno unitario, e quindi in questo modo potesse emergere ancora di più la forza della Parola di Dio per la comunità, ma anche la responsabilità che la comunità sente di dover rendere partecipe attraverso un’azione veramente evangelizzatrice.

Ma ogni domenica non dovrebbe essere la domenica della Parola di Dio? Perché questa necessità? Nel suo commento alla Lettera, lei ha parlato del valore storico di questa Domenica…

R. – Io credo che abbia realmente un valore storico. Non dimentichiamo che ogni domenica che noi celebriamo è la domenica in cui si celebra il mistero del rimanere del Signore risorto in mezzo a noi. Celebriamo il sacrificio della sua Passione, morte e il mistero della sua Risurrezione, quindi l’azione liturgica con la celebrazione dell’Eucaristia diventa il culmine della vita cristiana. Eppure celebriamo, a partire dal 1200 circa, anche la festa del Corpus Domini. E’ vero ogni domenica ascoltiamo la Parola di Dio, ciò non toglie che in una domenica la Parola di Dio possa essere in tutta la Chiesa, in tutte le comunità cristiane, proclamata con maggior solennità e possa esserci una riflessione particolare accompagnata da segni più visibili circa l’importanza che questa Parola possiede per la Chiesa.

Una domenica che tra l’altro ha una valenza ecumenica…

R. – Assolutamente sì. Il Papa ha scelto di celebrare questa domenica nella terza domenica del tempo ordinario, quando tutte le letture che vengono proclamate nel Vangelo presentano la figura di Gesù come l’annunciatore del Regno di Dio. Questo però non dimentichiamo avviene anche in un momento temporale in cui si celebra, alcuni giorni prima, la Giornata del dialogo con gli ebrei e si celebra poi la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Non dimentichiamo, questo non è alla stessa stregua delle Giornate mondiali come noi normalmente siamo abituati a pensare, questa è una domenica che, anche se una volta sola nell’anno, vale per tutto l’anno. Il Papa lo dice esplicitamente: il giorno dedicato alla Bibbia vuole essere non una volta l’anno ma è una volta per tutto l’anno, in modo da diventare più familiari con il testo sacro.

Una sorta di semina per la maturazione del popolo cristiano?

R. – Il Papa presenta tre immagini bibliche. La prima è quella di Emmaus che serve al Papa per far comprendere quanto attraverso la Parola del Signore, Lui si accompagna alla vita di ogni credente, alla vita della Chiesa e in questo modo fa ardere il cuore di ognuno di noi quando questa Parola viene proclamata perché parla di Lui. Poi c’è una seconda immagine, che è il ritorno del popolo ebraico dopo l’esilio e la riscoperta dei libri della legge, quindi la proclamazione che viene fatta: è il libro di Neemia che ricorda questo momento storico del popolo ebraico. Il Papa prende questa immagine per indicare che la Parola di Dio crea un popolo e la Parola di Dio fa sentire quel popolo radunato non solo per ascoltare la Parola ma anche per viverla e quella parola proclamata vissuta dà gioia. La terza immagine è quella del profeta Ezechiele ripresa dal libro dell’Apocalisse dove il Papa ci spiega che la Parola di Dio è dolce ma nello stesso tempo è amara perché a volte non viene accolta, non viene vissuta o viene anche rifiutata.

Qual è il rapporto della vita quotidiana dei cristiani e la Parola di Dio? Perché a volte succede che la Parola di Dio sia solo un libro scritto…

R. – Ma qui dobbiamo toccare purtroppo un punto di tristezza. La stragrande maggioranza dei nostri cristiani non conosce la Sacra Scrittura e l’unica volta è quando l’ascoltano durante la celebrazione eucaristica della domenica o di altre opportunità. La Bibbia è il libro più diffuso ma è anche forse quello più carico di polvere perché non è tenuto tra le nostre mani. Il Papa con questa Lettera ci invita a tenere tra le mani quotidianamente per quanto è possibile la Parola di Dio per farla diventare la nostra preghiera. Pensiamo quanto sia importante riscoprire la preghiera fatta con i Salmi perché ogni salmo richiama a quella che è la condizione del popolo cristiano e della vita di ogni uomo e ogni donna. Poi la lectio divina e quindi la capacità di entrare ancora di più e di vedere come questa Parola è vissuta nel corso della nostra storia e come è stata illuminata, come la sua interpretazione porta ad una ricchezza di sensi, di significati che sono impensabili. Ma poi soprattutto è quello di una Parola di Dio che si esprime nella nostra testimonianza. Il Papa richiama enormemente alla dimensione della carità perché nel momento in cui si ascolta la Parola di Dio si diventa anche più attenti, vigili e sensibili alle necessità dei fratelli, soprattutto a quelli che sono più emarginati e non è un caso che qui il Papa richiami alla parabola del ricco e di Lazzaro, del povero Lazzaro. La capacità di ascoltare la Parola ci rende più sensibili davanti alle situazioni di vita più disagiate, estreme, quelle che vengono ormai definite le periferie esistenziali a cui quotidianamente assistiamo.

Queste sono indicazioni concrete che il Papa suggerisce ai battezzati ma nella Lettera ci sono anche indicazioni per i sacerdoti…

R. – Ai sacerdoti e anche ai vescovi. Il Papa richiama ai sacerdoti quello che per lui è fondamentale, il valore dell’omelia. Lui ci dice che è un’occasione pastorale da non perdere assolutamente. L’omelia richiede che noi sacerdoti, in primo luogo, siamo chiamati ad un contatto quotidiano con quella Parola che poi dobbiamo spiegare e di cui il nostro popolo ha diritto ad avere una spiegazione intelligente e coerente che tocca la vita e tocca le necessità presenti in ognuno. Però richiama anche ai vescovi perché in questa domenica possano celebrare ad esempio l’istituzione del ministero del Lettorato. Ma il Papa va oltre e dice che in vista di questa domenica, a partire dai prossimi anni, è bene che si sottolinei maggiormente il ruolo di un servizio straordinario, così come c’è il servizio straordinario alla Comunione, che ci possa essere anche un ministero e un mandato particolare con il quale le persone prima si preparano a un contatto più immediato di studio, di riflessione con la Parola di Dio e poi vengano anche istituiti in un ministero straordinario. Questo credo che sia anche una provocazione pastorale. Sappiamo come avviene nelle nostre chiese, che va a leggere la prima persona che troviamo disponibile. Questo però non è il valore che deve essere dato alla Parola di Dio. La Parola di Dio deve trovare persone, donne, uomini che siano capaci di una proclamazione autentica e nella proclamazione capaci anche di intelligenza del testo sacro.

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30 settembre 2019, 12:00