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Romania. Mons. Robu: migliore strada per noi, camminare insieme con tutti

All'udienza generale stamani era presente anche una delegazione delle diocesi visitate dal Papa in Romania. Nell'intervista mons. Ioan Robu, presidente della Conferenza episcopale della Romania, sottolinea alcuni aspetti: dalla gioia dei romeni per il viaggio del Papa all'esortazione a sentirsi fratelli, pur nelle diversità, fino al perdono che apre nuove prospettive e al gesto con i rom

Debora Donnini – Città del Vaticano

I tre giorni di Papa Francesco in Romania sono stati vissuti con gioia dai romeni e rimarranno nel loro cuore. Una visita seguita con attenzione dai media locali e dalla gente che ha affollato le tappe del suo percorso. Lo conferma, nell’intervista, mons. Ioan Robu, arcivescovo e metropolita dell’arcidiocesi latina di Bucarest e presidente della Conferenza episcopale della Romania, che stamani ha partecipato all’udienza generale con una delegazione delle diocesi visitate dal Papa ed è venuto poi presso il Dicastero per la Comunicazione. E proprio al recente viaggio apostolico stamani Francesco ha dedicato la catechesi.

Ascolta l'intervista con mons. Robu

Mons. Robu, lei ha partecipato all’udienza generale con il Santo Padre. Quali sono oggi i suoi sentimenti dopo questa visita del Papa in Romania? Quale risonanza ha avuto?

R. – È stata per me, di nuovo, una grande gioia sentire il Santo Padre. Era quasi come vedere di nuovo i percorsi del Santo Padre, dal momento che io ero insieme al seguito del Papa. Ho ricevuto tante telefonate e tanti messaggi. Quasi tutti suonavano allo stesso modo: parlavano di una visita eccezionale. Sarà un ricordo che resterà dentro di noi e ci richiamerà alle parole che sono state il motto di questa visita: “Camminiamo insieme!”.

All’udienza generale, il Papa è tornato ad esortare questo Paese, ricco di diversità, ad aprire strade su cui camminare insieme, non tagliando le radici, ma attingendovi in modo creativo. Questo è importante – ha sottolineato – sia fra i cristiani sia fra tutti i cittadini. Questa visita ha aiutato e aiuterà la Romania in questo senso?

R. – Io credo di sì. Sentendo le parole del Santo Padre, infatti, ho visto che lui ha insistito molto, da una parte, sull’aspetto delle relazioni fra noi, come cristiani, e delle relazioni con gli altri. Ma con tutti dobbiamo “camminare insieme”, senza fare differenze. Dobbiamo sapere che c’è posto, ogni giorno, per camminare insieme con tutti, perché non c’è un’altra strada, che sia migliore per noi, se non quella di camminare insieme. Questo nella Chiesa e tra le Chiese, con tutti e anche con coloro che sono “fuori” dalla Chiesa: noi dobbiamo sentirci fratelli, anche se possiamo avere nel cuore sfumature diverse.

Papa Francesco ha anche rivolto il suo riconoscente pensiero al Patriarca della Chiesa ortodossa della Romania, Daniel, incontrato nel Paese. E ha sottolineato il momento culminante della preghiera del Padre Nostro nella nuova cattedrale ortodossa. In questo senso, è una visita che porterà passi in avanti?

R. – Speriamo che sia così, perché il Santo Padre ha ricordato questo momento con tanta riconoscenza verso la Chiesa ortodossa. Noi cattolici siamo pochi nel Paese, però siamo insieme lì, siamo insieme senza fare delle differenze. E penso che, dopo questa visita, troveremo nuovi modi di sentire che camminiamo davvero insieme.

Prosegue, dunque, quel percorso che ha avuto una tappa importante con la visita di San Giovanni Paolo II 20 anni fa e quel grido: “Unitate, Unitate”(unità, unità)…

R. – Penso di sì, va avanti perché se il dialogo rimane vivo, anche quel grido che è in questo dialogo, è vivo.

La ricchezza delle diversità si è resa visibile in Romania con la visita in diversi luoghi: Bucarest, il santuario mariano di Sumleu-Ciuc, Iași, e infine Blaj, con la beatificazione dei 7 vescovi martiri greco-cattolici: un momento toccante così come sono state forti le parole ricordate del cardinale Hossu sul perdono. Ecco, il perdono può essere la chiave di volta per potere appunto camminare insieme?

R. – Senz’altro. Se dimentichiamo il perdono, allora siamo perduti. Non troviamo la strada giusta per camminare insieme. Il perdono apre delle nuove prospettive nel cuore di colui che perdona e di colui che è perdonato.

 

L’incontro con i rom, con l’appello del Papa contro ogni discriminazione, per il rispetto di ogni persona: anche su questo aspetto la Romania può andare avanti…

R. – Sì, noi abbiamo accanto i rom, li incontriamo spesso. Ci ha toccato molto il gesto del Santo Padre di andare da questo gruppo, in una periferia povera e forse un po’ isolata nel tempo. Il gesto del Santo Padre è stato davvero toccante per tutti e anche le sue parole: ha chiesto perdono per quello in cui abbiamo mancato nei loro confronti. Penso che questo aprirà la strada ad un tempo migliore nelle relazioni tra noi e i rom. Ci sono anche delle iniziative: c’è l’attività della Chiesa in favore dei rom a Blaj, ma ci sono anche altri posti dove ci sono segni di vicinanza e di un camminare insieme anche con loro.

Ed è anche una parola per l’Europa?

R. – Io credo di sì, perché la voce del Santo Padre è sentita non solo da noi, ma in tutta Europa. E penso che queste parole e questo gesto del Papa porteranno dei frutti.

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05 giugno 2019, 14:24