Papa a Lega Dilettanti: far crescere spirito di solidarietà

La valorizzazione di tutti, anche dei più deboli, secondo uno spirito di squadra che è speranza per l'umanità. E' l'auspicio del Papa che stamani ha ricevuto in udienza, in Sala Clementina, circa 120 persone appartenenti alla Lega Nazionale Dilettanti. Francesco mette anche in evidenza l'importanza della gioia e della dimensione dell'amicizia nello sport

Debora Donnini – Città del Vaticano

Far crescere uno spirito di solidarietà e di attenzione alle persone, non lasciando che chi è più debole rimanga ai margini e coltivando la gioia di incontrarsi. Nel discorso rivolto stamani alla Lega Nazionale Dilettanti, il Papa usa il gioco di squadra del calcio come paradigma di quello spirito solidale che porta alla valorizzazione di tutti. L’occasione è il 60.mo di fondazione della Lega che raccoglie 12mila società e più di 1 milione di tesserati e organizza i campionati e le coppe per le squadre maschili iscritte dal quarto livello del calcio italiano fino all'ultimo e i campionati femminili di Serie C, oltre alle manifestazioni del Beach soccer e del Calcio a 5. Nel discorso Francesco ricorda anche l’importanza di giocare con i figli in famiglia e di mantenere la dimensione amatoriale dello sport, quella dell’amicizia. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

Ci si può salvare solo insieme

Si tratta di contribuire a quella “rivoluzione culturale” fatta dal superamento dei muri che dividono. L’esortazione del Papa è, quindi, quella di mantenere la gioia: è "l’anima del gioco" e non deve essere sopraffatta dal desiderio del successo o dal disprezzo degli avversari. Lo stile con cui si affronta lo sport “rappresenta un modello” per i coetanei, e quindi Francesco chiede ai presenti di aver cura di immettere nel tessuto sociale “uno spirito di solidarietà e di attenzione alle persone”:

Avere uno spirito solidale, mediante una «partecipazione attiva allo sviluppo della vita sociale e culturale della collettività», significa tendere la mano a chi è caduto o ha subito un fallo, oppure zoppica perché si è fatto male; significa non denigrare chi non primeggia, ma trattarlo alla pari; significa comprendere che il campionato non parte se si è da soli, e che anche nella nostra società ci si può salvare solo insieme, mentre ci si perde se si lascia che chi è più debole rimanga ai margini e si senta come uno scarto.

Superare i muri che dividono le persone

Un insegnamento che poi è quello del Vangelo: quando Gesù dice che gli ultimi saranno i primi, “non vuole dire che si deve cercare di perdere”, chiarisce il Papa, ma che “si deve amare e fare tutto con uno sguardo di bontà sulle persone e sulle situazioni”.

Questa mentalità solidale, che vogliamo far crescere dentro di noi, nei nostri circoli e nel nostro mondo, contribuirà alla rivoluzione culturale che auspichiamo, e che cercate di realizzare quando promuovete la sostenibilità ambientale, o quando incoraggiate la realizzazione di campi senza barriere, sforzandovi di superare tutti i muri che ingiustamente dividono le persone e promuovendo il coinvolgimento e la valorizzazione di tutti, secondo uno spirito di squadra che è la vera speranza dell’umanità.

Giocare con i figli

E Francesco ricorda anche l’importanza che i genitori trovino il tempo di giocare con i loro figli:

Quando io confesso i genitori, papà e mamme, e mi dicono di avere figli piccoli, la prima domanda che faccio è: “Lei gioca con i suoi figli?”. E tante volte dicono: “Non ho tempo”, “non mi è venuto in mente”. Per favore, quando in una famiglia si perde questa capacità del gioco con i figli, si perde anche una dimensione molto importante. Pensiamo alla società. Anche voi su questo potrete “predicare” che il gioco non è soltanto nello stadio, nel momento in cui si fa la partita, ma va oltre, va alle famiglie, va… Come questo esempio.

Obiettivi chiari, lealtà e rispetto delle regole e dell’avversario

Si tratta, poi, di avere chiari quali sono i “vero obiettivi”, i “goal”. Questo è fondamentale in un contesto culturale che spinge a “correre senza fermarci”, lasciando però vuoti nell’anima e rendendo “il tempo una corsa priva di un obiettivo chiaro”. Non perché si possa sempre vincere, ma per essere consapevoli di quello che si sta facendo e dei mezzi più adatti per conseguire il risultato. In questo senso lo sport è una “formidabile palestra” perché richiede non solo abilità tecnica, ma spirito di squadra, disponibilità a collaborare con gli altri, essere positivi: a poco serve colpire bene il pallone, se non si è poi capaci di discutere con calma con l’arbitro o con gli avversari o se non si accetta di aver sbagliato un rigore, ricorda Francesco. La Lega Nazionale Dilettanti, infatti, promuove come valori “la lealtà sportiva e il rispetto delle regole”, cioè “il fair-play”, un gioco leale e corretto, rispettando l’avversario.

Serve vita spirituale: la gioia di incontrarsi è l’anima del gioco

Per realizzare questo, la strada che il Papa indica è quella di un “allenamento interiore e la cura della vita spirituale”, oltre che di quella fisica. Il Papa si richiama poi ad uno studioso, Johan Huizinga, che prese in esame il valore del gioco, del quale la società è “figlia”: tutti i cuccioli di mammiferi mettono in atto una specie di teatro, con regole precise, nel quale si contende ma nessuno si fa male. E, quindi, il “sano agonismo”, con gioia e senza disprezzo per l’avversario, è lo spirito più autentico di ogni confronto sportivo.

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Le foto dell'udienza alla Lega Nazionale Dilettanti
15 aprile 2019, 12:30