Cerca

2019-03-10-inizio-esercizi-spirituali-1552243239824.JPG

Esercizi spirituali, abate Gianni: mostriamo la bellezza della memoria

Nella quarta meditazione offerta a Papa Francesco e alla Curia Romana per gli esercizi spirituali ad Ariccia, l'abate di San Miniato esorta a vedere la vita come una espressione non di noi stessi, ma come una testimonianza “al servizio della Parola di Dio”

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Per capire come l’uomo contemporaneo vive il suo rapporto con il tempo, è utile ricorrere alle riflessioni del sociologo francese Marc Augé, secondo cui oggi “imperversa nel pianeta una ideologia del presente”. Il presente non è più “l’esito del lento evolversi del passato, non lascia più intravedere un abbozzo del futuro”. È in questa prospettiva che si inserisce la quarta meditazione offerta dall’abate di San Miniato al Monte a Firenze, Bernardo Francesco Maria Gianni, benedettino olivetano, a Papa Francesco e ai suoi collaboratori della Curia Romana per gli esercizi spirituali in corso ad Ariccia. Il presente è “egemonico”: “memoria e speranza - sottolinea il predicatore - sono di fatto atrofizzate da questo presente”.

È faticoso fare memoria

La diagnosi di Marc Augé “relativa a una vera e propria dittatura dell'incerto presente è la conferma di unapatologia vera e propria dell’uomo contemporaneo”, “sgretolato da un pragmatismo tecnologico e dominante”. In questa egemonia del presente, aggiunge l’abate benedettino, è “faticoso, fare memoria”: “è difficile ricordare, cioè riportare al cuore, un cuore finalmente attento e grato, gli eventi del passato”. La fatica della memoria, sottolinea, è “la fatica di una perseveranza, è la fatica della perseveranza nello stare nel tempo, nella Storia”. Il predicatore, che prende spunbto anche dalle parole del poeta Luzi e dall’azione politica di Giorgio La Pira, indica nella strada della memoria la via che porta verso il futuro.

Fate questo in memoria di me

Riferendosi a questa fondamentale dimensione della memoria, il predicatore ricorda in particolare quanto scrive Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium: “La memoria è una dimensione della nostra fede che potremmo chiamare “deuteronomica”, in analogia con la memoria di Israele. Gesù ci lascia l’Eucaristia come memoria quotidiana della Chiesa, che ci introduce sempre più nella Pasqua (cfr Lc 22,19). La gioia evangelizzatrice brilla sempre sullo sfondo della memoria grata: è una grazia che abbiamo bisogno di chiedere”. “Gesù – si legge ancora nell’Evangelii Gaudium - ci lascia l’Eucaristia come memoria quotidiana della Chiesa, che ci introduce sempre più nella Pasqua”.

Testimonianza ecclesiale

La memoria, spiega poi l’abate Bernardo Francesco Maria Gianni, ci fa presente una vera ‘moltitudine di testimoni’. Tra di loro, ci sono “alcune persone che hanno inciso in modo speciale per far germogliare la nostra gioia credente”:

E allora la chiesa e, nel mio piccolo caso, il monastero a cui appartengo, sono luoghi per la città in cui si avverte la possibilità soprattutto, di nuovo, per le nuove generazioni, di riannodare passato, presente e futuro per nuovi orizzonti di speranza; sanno, in altre parole, le nostre chiese essere spazi dove chi entra avverte la vivacità, la vitalità la vividezza di una vita radicata nella memoria della Pasqua del Signore Gesù.

Quindi il predicatore pone una domanda cruciale: avvertono in particolare i giovani, “nella nostra testimonianza ecclesiale, una memoria affidabile, che ispiri un futuro altrettanto affidabile?”

La bellezza della memoria

Per il predicatore la via da intraprendere è dunque quella che mostra la bellezza della memoria:

Vincendo il pessimismo, proiettati verso la speranza cerchiamo insieme nuove vie di fedeltà al Signore, arricchiti dalla linfa che ci arriva dalla tradizione, ma senza paura. Dobbiamo mostrare – diceva San Giovanni Paolo II – agli uomini la bellezza della memoria, la forza che ci viene dallo Spirito e che ci rende testimoni perché siamo figli di testimoni; far gustare loro le cose stupende che lo Spirito ha disseminato nella Storia.

Quanto è importante, aggiunge l’abate benedettino, che nelle comunità ecclesiali i ragazzi “sentano una tradizione che li avvia alla vita, con queste bellissime prospettive in cui non si è più soli”.

Il tempo è di Dio

Sottolineando che “la tradizione ci pone in continuità con il passato, l’attesa escatologica ci apre al futuro”, il predicatore ricorda poi quanto scritto da San Giovanni Paolo II nella lettera apostolica "Orientale Lumen": “Ogni Chiesa deve lottare contro la tentazione di assolutizzare ciò che compie e quindi di autocelebrarsi o di abbandonarsi alla tristezza. Ma il tempo è di Dio, e tutto ciò che si realizza non si identifica mai con la pienezza del Regno, che è sempre dono gratuito”. E allora, in questa prospettiva, l’avvertimento bello risuona “è proprio questo senso di grande fede, di ritrovata fede”:

Condurre al largo la barca sull’invito che il Signore Gesù ci fa, senza paura di restare inchiodati alla riva e allo stesso tempo senza paura di quel futuro aperto, verso il quale il vento dello Spirito ci sospinge in una prospettiva che ci deve dispensare da ogni autocelebrazione.

L’unico evento è la Pasqua del Signore

Oggi, ricorda inoltre il predicatore, “qualsiasi fatto che accada o qualsiasi manifestazione è un evento. Ma in questa prospettiva, avverte, si perde di vista cosa sia il vero Evento:

Tornare alla grande esperienza della traditio, vivificata da una memoria viva e creativa e soprattutto in quell’esperienza fortissima per noi irrinunciabile anzi, sorgente e culmine della nostra vita che è la liturgia e in modo particolare l’Eucaristia, ci dovrebbe far diffidare da questo uso smodato della parola evento, perché per noi, di fatto,  l’unico evento è davvero la Pasqua del Signore Gesù.

Una ritrovata alleanza con il presente che Dio ci dona

L’abate Bernardo Francesco Maria Gianni conclude la propria meditazione con un auspicio che ha il sapore della preghiera:

Che questo nostro esercizio quotidiano di memoria attraverso l’ascolto della Parola di Dio, la celebrazione liturgica, la liturgia delle ore renda tutta la nostra esistenza officium laudis, perché la nostra testimonianza davvero torni a sposare l’uomo e la donna del nostro tempo in una ritrovata alleanza con il presente che Dio ci dona e condurre così l’umanità intera senza paura, senza nostalgie e senza esitazioni verso quel futuro che il Signore prepara per noi.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

12 marzo 2019, 18:15