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Papa Francesco nella basilica di Santa Sabina all'Aventino Papa Francesco nella basilica di Santa Sabina all'Aventino 

Quaresima nel magistero dei Papi: dialogo col mondo che cambia

Se negli anni costumi e abitudini del mondo mutano sempre più rapidamente, non cambia il richiamo costante da parte della Chiesa alla lotta contro il male. Piccolo excursus su alcuni punti chiave del magistero quaresimale del secolo scorso e a cavallo fra i due millenni

Laura De Luca – Città del Vaticano

Il messaggio di Francesco per la Quaresima 2019 ha una forte impronta ecologica integrale. Che investe uomo e natura: “Il peccato che abita nel cuore dell’uomo – e si manifesta come avidità, brama per uno smodato benessere, disinteresse per il bene degli altri e spesso anche per il proprio – porta allo sfruttamento del creato, persone e ambiente, secondo quella cupidigia insaziabile che ritiene ogni desiderio un diritto e che prima o poi finirà per distruggere anche chi ne è dominato”. Se dunque col peccato uccidiamo noi stessi, bisogna attrezzarsi come per un autentico combattimento, per riconoscere l’inganno del maligno.

Era già chiarissima nel magistero di Paolo VI la mistificazione programmata da una certa cultura dominante: negare il peccato, non vederlo, perché tutto è lecito. Al culmine degli anni di piombo, così si esprime papa Montini nel suo ultimo Mercoledì delle Ceneri, l’8 febbraio 1978:

Ascolta la voce di Paolo VI

“La morte, quale noi oggi la sperimentiamo, è dunque frutto del peccato (…). È un pensiero difficile da accogliere ed infatti la mentalità profana concordemente lo rifiuta. La negazione di Dio o la perdita del senso vivo della sua presenza hanno indotto molti contemporanei a dare del peccato interpretazioni, a volta a volta, sociologiche, psicologiche, esistenzialistiche, evoluzionistiche, le quali tutte hanno in comune la caratteristica di svuotare il peccato della sua tragica serietà. Non così la Rivelazione, che lo presenta invece come una spaventosa realtà, di fronte alla quale ogni altro male temporale risulta sempre di secondaria importanza. Nel peccato, infatti, l’uomo infrange «il debito ordine in rapporto al suo ultimo fine e al tempo stesso tutto il suo orientamento sia verso se stesso, sia verso gli altri uomini e verso tutte le cose create» (Gaudium et Spes, 13). Il peccato segna il fallimento radicale dell’uomo, la ribellione a Dio che è la Vita, un «estinguere lo Spirito» (…) e perciò la morte non ne è che l’esterna, più vistosa manifestazione”.

Andando ancora più indietro nel tempo, nemmeno a Giovanni XXIII era sfuggita la sistematica “depenalizzazione” delle offese contro la morale. 8 dicembre 1960 festa dell’Immacolata. Sono gli anni della dolce vita, della minigonna, della liberazione sessuale. Tutto sta cambiando vertiginosamente. E non tutti sono pronti alla filosofia del “vietato vietare”:

Ascolta la voce di Papa Giovanni XXIII

“Le tradizioni del Nostro buon popolo cristiano sono ancora per la grande maggioranza sane e robuste, ancorate ad una fedeltà serena e consapevole al patrimonio di verità e di saggezza, che la Chiesa custodisce gelosamente come il suo più prezioso tesoro spirituale. È necessario però che quanti hanno a cuore le sorti della società familiare e civile esprimano sempre maggior fermezza di fronte ai tentativi oggi premeditati di sommergere la sanità del costume morale con un'offensiva senza precedenti, che non conosce tregua”.

Ma se la Quaresima è il tempo della lucidità nei confronti delle mistificazioni del maligno, è anche il tempo della speranza. Mercoledì delle Ceneri 1981, 4 marzo.
Da meno di due mesi è iniziata negli Usa l’era Reagan, in Polonia da poche settimane è primo ministro il generale Jaruzelski. In Irlanda del nord sono in sciopero della fame i detenuti dell’Ira…
Nel mondo si avvia un decennio di rivolgimenti politici epocali. Giovanni Paolo II è a santa Sabina per l’inizio della Quaresima:

Ascolta la voce di Papa Giovanni Paolo II

“Vi supplico in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (2Cor 5,20-21). Così, dunque, accettare la chiamata della Quaresima vuol dire accettare la chiamata a una particolare cooperazione con Cristo: “E poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso” (2Cor 6,1-2). Accettare la chiamata della Quaresima vuol dire accettare la chiamata a una particolare cooperazione con la Grazia. Questa chiamata viene pronunciata con la parola della liturgia. Ma essa deve risuonare profondamente nel cuore e nella coscienza di ciascuno di noi".

E se è nell’intimo di ciascuno di noi che si combatte la battaglia contro il peccato,  chi, più di Papa Benedetto XVI, da finissimo teologo e filosofo, alla guida della barca di Pietro nei primi anni del terzo millennio, può esprimere il senso della fragilità, della caducità, della debolezza dell’uomo che cerca di non affogare nella cosiddetta “società liquida”? Ma la nostra fragilità non deve condannarci alla solitudine, al contrario, piuttosto farci sentire sempre più figli di uno stesso padre:

Ascolta la voce di Papa Benedetto XVI

“L’uomo è polvere e in polvere ritornerà, ma è polvere preziosa agli occhi di Dio, perché Dio ha creato l’uomo destinandolo all’immortalità. Così la formula liturgica “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai” trova la pienezza del suo significato in riferimento al nuovo Adamo, Cristo. Anche il Signore Gesù ha liberamente voluto condividere con ogni uomo la sorte della fragilità, in particolare attraverso la sua morte in croce; ma proprio questa morte, colma del suo amore per il Padre e per l’umanità, è stata la via per la gloriosa risurrezione, attraverso la quale Cristo è diventato sorgente di una grazia donata a quanti credono in Lui e vengono resi partecipi della stessa vita divina”.


 

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13 marzo 2019, 12:20