Una delle moschee di Christchurch dove è avvenuta la strage Una delle moschee di Christchurch dove è avvenuta la strage

Nuova Zelanda. Papa: “insensati atti di violenza”, solidarietà a comunità musulmana

In un telegramma a firma del segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, Papa Francesco esprime il suo dolore per gli attentati a due moschee nella città di Christchurch, nei quali sono rimaste uccise almeno 49 persone

Debora Donnini - Città del Vaticano

Papa Francesco è rimasto “profondamente rattristato” nell’apprendere della ferita e della perdita di vite umane causate dagli “insensati atti di violenza” in due moschee di Christchurch, e in un telegramma a firma del segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, assicura a tutti i neozelandesi, e in particolare alla comunità musulmana, “la sua sentita solidarietà” sull’onda di questi attacchi. “Consapevole degli sforzi del personale di sicurezza e di emergenza in questa difficile situazione”, Francesco prega per la guarigione dei feriti, la consolazione di coloro che soffrono la perdita dei loro cari e per tutti coloro che sono stati colpiti da questa tragedia, affidando coloro che sono morti alla misericordia di Dio Onnipotente. Infine, il Papa invoca conforto e forza sulla Nazione.

Ad aprire il fuoco durante la preghiera nella prima moschea di Al Noor, un commando formato da 4 persone, guidato dal ventottenne australiano, Brenton Tarrant, che si definisce come "un normale uomo bianco" e ha detto di voler uccidere “gli stranieri invasori". Sgomento e paura nel Paese. Di “uno dei giorni più bui della Nuova Zelanda” parla il premier della Nuova Zelanda, Jacinta Arden. Forte la condanna degli attacchi a livello internazionale.

La solidarietà della Chiesa alla comunità musulmana

Anche i vescovi cattolici del Paese si dicono sconvolti e rattristati. In un messaggio, inviato subito dopo l’attentato ai “cari membri della comunità musulmana” neozelandese di Christchurch, esprimono la loro solidarietà e scrivono: “Siamo profondamente consapevoli dei buoni rapporti che abbiamo con gli islamici in questa terra e siamo particolarmente sconvolti dal fatto che ciò sia avvenuto in un luogo e in un momento di preghiera”. Ad attestare la convivenza pacifica nel Paese fra culture e religioni diverse è anche il direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Nuova Zelanda, il Verbita P. Bernardo Epiritu, che in un colloquio con l'agenzia Fides rimarca l'esecrabilità di quanto avvenuto, "del tutto inatteso", dice. “Evidentemente alcuni gruppi di estrema destra portano dei semi di islamofobia, o di 'supremazia bianca'. Ma posso dire che nella società, tra la gente comune, albergano sentimenti anti razzisti e non anti-musulmani", ribadisce, ricordando che come comunità cattolica, rivitalizzata grazie al contributo di immigrati cattolici provenienti da Paesi asiatici e dal Sud America, si può contribuire a promuove "pace, tolleranza, convivenza, affinché i veleni dell’odio e della paura non facciano scorrere altro sangue innocente".

Nel recente Documento sulla fratellanza umana, firmato poco più di un mese negli Emirati Arabi dal Papa e dal grande Imam di Al-Azhar, si sottolineava fra l’altro l’importanza “del risveglio del senso religioso e della necessità di rianimarlo nei cuori delle nuove generazioni, tramite l’educazione sana e l’adesione ai valori morali e ai giusti insegnamenti religiosi, per fronteggiare le tendenze individualistiche, egoistiche, conflittuali, il radicalismo e l’estremismo cieco in tutte le sue forme e manifestazioni". Vi si metteva in evidenza anche che “la protezione dei luoghi di culto – templi, chiese e moschee – è un dovere garantito dalle religioni, dai valori umani, dalle leggi e dalle convenzioni internazionali” e si ribadiva che "la fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare".

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15 marzo 2019, 13:06