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Papa a Scholas Occurrentes: i giovani sono “l’adesso” di Dio

Papa Francesco lancia il progetto internazionale “Programmando per la pace” e dialoga in videoconferenza con i ragazzi delle nuove sedi di Scholas Occurrentes. “I giovani non sono il futuro, sono il presente, l’adesso, l’ora di Dio” ha detto il Pontefice esortando ad alimentare la loro creatività e la loro forza, senza addomesticarli

Cecilia Seppia – Città del Vaticano

Un progetto internazionale ambizioso e articolato che coinvolge esperti dell’informatica e delle nuove tecnologie e consentirà a milioni di ragazzi nel mondo di imparare a “programmare” con un’ottica etica, impegnandosi ancora con più forza e entusiasmo per la ricerca della pace. Lo ha lanciato oggi Papa Francesco visitando la sede vaticana di Scholas Occurrentes, presso il palazzo di San Calisto a Roma. L’obiettivo della rete Scholas, creata dal Pontefice nel 2013, che oggi conta oltre 450 mila agenzie educative in 190 Paesi, è quello di coinvolgere le scuole pubbliche e private, di diverse confessioni religiose, nella realizzazione di un sogno: trasformare il mondo in una classe senza pareti dove tutti i bambini, specialmente i più poveri, possano vivere e agire sotto il segno della pace e del bene comune.

Le nuove sedi di Scholas

Dopo il lancio di un’applicazione sviluppata da tre giovanissimi programmatori, il Papa ha potuto dialogare con i ragazzi e ascoltare le testimonianze di quanti hanno partecipato a programmi artistici, sportivi e tecnologici. A prendere parola nel corso dell’incontro i giovani delle nuove sedi Scholas, inaugurate a Panama, teatro dell’ultima Giornata Mondiale della Gioventù, in Portogallo, che invece ospiterà la prossima GMG, e in Romania, collegati con il Pontefice in videoconferenza. In collegamento video anche Pistoia, con il Monastero delle benedettine e Milano dove grazie a Scholas è nato un sodalizio con La Casa Pediatrica dell’Ospedale Fatebenefratelli.

Scholas è un germoglio

Il Papa ha esortato tutti ad impegnarsi nell’importante e difficile lavoro di “fare rete” condividendo competenze, professionalità e creatività. “Scholas è un germoglio” – ha detto Francesco riprendendo le parole della madre badessa che ha testimoniato la gioia di veder nascere, proprio nel giardino del monastero di Pistoia, il seme della pace, della fraternità e del dialogo, la grazia di poter essere luogo di incontro dove i giovani possano crescere insieme. I giovani ha spiegato il Santo Padre spesso non hanno dei leader giusti capaci di guidarli, perché li cercano al di fuori delle loro comunità. Quello che invece fa Scholas è proprio risvegliare le comunità giovanili e incoraggiarle a seguire quelle leadership che nascono al loro interno.

I giovani, l'adesso di Dio

“Abbiamo visto come in questi giorni i giovani di diverse città del mondo siano scesi in strada per difendere l’ambiente, per difendere la terra. I giovani hanno un potere inimmaginabile, sono creativi”, ha proseguito Francesco insistendo sulla necessità di fare leva sulla loro creatività, di non addomesticarli. “Loro non sono il futuro – ha aggiunto – sono il presente, l’oggi, l’adesso di Dio. Dobbiamo correggere questa espressione”. Quindi ha lanciato un monito: bene protestare, far valere le proprie ragioni, ma la protesta da sola non basta, bisogna costruire. E quando si lavora per fare qualcosa insieme, per costruire, è possibile che si commettano migliaia di errori, ma ha esortato il Papa "è meglio commettere errori facendo qualcosa piuttosto che commetterli stando con le braccia incrociate".

Il dialogo con gli anziani

Altro spunto che Francesco ha offerto ai ragazzi è quello di coltivare il dialogo con gli anziani come hanno saputo fare le suore del Monastero di Pistoia non più giovanissime: “E questa è la sfida di oggi che i giovani devono affrontare: il dialogo con gli anziani, perché se i giovani vanno da soli, perdono le loro radici, perdono il senso della storia, perdono l'appartenenza. E i vecchi, se non possono dare tutto questo ai giovani, si sentono isolati e muoiono di tristezza”. Solo così, come si legge nel Libro del Profeta Gioele, gli anziani faranno sogni e i giovani profeteranno, gli uni con l’aiuto degli altri.

L’incontro si è concluso con un gesto dal forte valore simbolico. Alcuni ragazzi hanno riempito di acqua benedetta le loro anfore attingendo da un fonte e poi l’hanno distribuita a tutti presenti. “Che Dio ci renda acqua viva” ha pregato Francesco che poi ha salutato uno ad uno i ragazzi, prima di rientrare in Vaticano.

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21 marzo 2019, 19:07