Papa alla Corte dei Conti: lotta alla corruzione e attenzione ai poveri

Nel discorso ai magistrati della Corte dei Conti, Francesco sottolinea che la corruzione è una piaga che impoverisce tutti ed esorta gli amministratori pubblici ad operare con trasparenza e onestà

Marco Guerra – Città del Vaticano

Cultura della legalità e lotta alla corruzione, controllo delle spese e attenzione ai poveri: il Papa si è soffermato su questi temi incontrando stamane in Vaticano i giudici e il personale amministrativo della Corte dei Conti. Francesco indica gli scopi di un servizio “orientato secondo giustizia verso il bene comune” e nella difesa “dei diritti naturali dell’uomo, il cui riconoscimento è una condizione per l’esistenza dello Stato di diritto”.

La visione umanista della professione

Il Papa evidenzia che al rigore il magistrato deve unire una visione umanistica della sua professione:

Il controllo rigoroso delle spese frena la tentazione, ricorrente in coloro che occupano cariche politiche o amministrative, a gestire le risorse non in modo oculato, ma a fini clientelari e di mero consenso elettorale. «Occorre dare maggior spazio a una sana politica, capace di riformare le istituzioni, coordinarle e dotarle di buone pratiche, che permettano di superare pressioni e inerzie viziose. Tuttavia, bisogna aggiungere che i migliori dispositivi finiscono per soccombere quando mancano le grandi mete, i valori, una comprensione umanistica e ricca di significato, capaci di conferire ad ogni società un orientamento nobile e generoso» (Lett. enc. Laudato si’, 181).

La lotta alla corruzione

In questa prospettiva si colloca la “lotta incessante alla corruzione”:

Questa è una delle piaghe più laceranti del tessuto sociale, perché lo danneggia pesantemente sia sul piano etico che su quello economico: con l’illusione di guadagni rapidi e facili, in realtà impoverisce tutti, togliendo fiducia, trasparenza e affidabilità all’intero sistema. La corruzione avvilisce la dignità dell’individuo e frantuma tutti gli ideali buoni e belli. La società nel suo insieme è chiamata a impegnarsi concretamente per contrastare il cancro della corruzione nelle sue varie forme.

Operare a tutela dei più poveri

Compito degli amministratori pubblici, dunque, è quello di agire “con trasparenza e onestà”, favorendo il rapporto di fiducia tra cittadino e le istituzioni, “il cui scollamento è una delle manifestazioni più gravi della crisi della democrazia”, a  tutela, in particolare, dei più deboli e poveri della società:

I beni comuni costituiscono risorse che vanno tutelate a vantaggio di tutti, specialmente dei più poveri, e di fronte a un loro utilizzo irresponsabile lo Stato è chiamato a svolgere una indispensabile funzione di vigilanza, debitamente sanzionando i comportamenti illeciti.

Far crescere la cultura della legalità

In questa prospettiva, Francesco auspica che i magistrati della Corte dei Conti possano sempre “essere animati dalla consapevolezza di rendere un servizio, volto a far crescere nella società la cultura della legalità” senza rassegnarsi “ai mali che riscontriamo in noi e interno a noi”:

Gesù Cristo ci sprona ad affrontare il male apertamente e ad andare alla radice dei problemi. Ci insegna a pagare di persona in questa lotta, non per la ricerca di un eroismo velleitario e per un malcelato protagonismo, ma con l’umile tenacia di chi porta avanti il proprio lavoro, spesso nascosto, resistendo alle pressioni che il mondo non manca di esercitare.

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18 marzo 2019, 12:34