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Fedeli in Piazza San Pietro Fedeli in Piazza San Pietro 

L'appello di Papa Francesco all'unità

Francesco scrive ai vescovi degli Stati Uniti riuniti in ritiro spirituale per affrontare nella preghiera le difficili sfide del momento, tra cui la crisi degli abusi. Una lettera che esorta a camminare insieme in quest'ora di prova, fuggendo la tentazione delle divisioni

Sergio Centofanti - Città del Vaticano

La Lettera del Papa ai vescovi degli Stati Uniti, pubblicata ieri, è tutta permeata dal desiderio dell’unità, secondo la preghiera di Gesù al Padre: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17, 21). La tentazione più grande “nell’ora della croce” - afferma Francesco - è proprio “la mancanza di unità, la divisione e la dispersione”. E’ quello che è successo con Gesù e il Signore lo sapeva molto bene. “Il vangelo non teme di svelare” le tensioni e le contraddizioni nella vita della prima comunità di discepoli. E’ una realtà con cui dobbiamo fare i conti.

Dai conflitti ad una fraternità più grande

“I momenti di turbamento e di prova - osserva - sono soliti minacciare la nostra comunione fraterna”, ma possono anche “trasformarsi in momenti di grazia”. I momenti cruciali che mettono in luce i conflitti interni, se si lascia spazio allo Spirito e non all’Accusatore, possono generare una comunione fraterna più profonda, in cui non si procede da soli, perché “se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui”.

Non rimanere prigionieri delle varie trincee

“Quando vediamo risorgere nuovi e vecchi discorsi fratricidi” - sottolinea il Papa – “non possiamo rimanere prigionieri dell’una o dell’altra trincea” ma occorre diventare “strumenti di unità, di concordia e di pace”. “Le nostre comunità oggi devono testimoniare in modo concreto e creativo che Dio è Padre di tutti e che dinanzi al suo sguardo l’unica classificazione possibile è quella di figli e fratelli”. Qui si gioca la credibilità della Chiesa.

Comunione universale, Magistero e Tradizione

Tutta la Lettera del Papa è caratterizzata da una intensa dimensione “comunitaria”, da un forte senso di appartenenza alla Chiesa come “organismo vivo”, “Corpo di Cristo”. Ci sono parole ripetute più volte nel testo: insieme, comune, comunità, comunione, collegiale, unità, unione, riconciliazione, concordia. Il pericolo, infatti, è “fare di Dio un ‘idolo’ di un determinato gruppo esistente”. Per questo, “il costante riferimento alla comunione universale, come anche al Magistero e alla Tradizione millenaria della Chiesa, salva i credenti dall’assolutizzazione del ‘particolarismo’ di un gruppo, di un tempo, di una cultura dentro la Chiesa”.

Seminare zizzania con giustificazioni spirituali

Duemila anni di storia della Chiesa mostrano che la tentazione della divisione è sempre grande. Nel recente discorso di auguri alla Curia Romana, Francesco ha ricordato l’infedeltà di quanti tradiscono la loro vocazione e consacrazione a Dio e alla Chiesa, nascondendosi “dietro buone intenzioni per pugnalare i loro fratelli e seminare zizzania, divisione e sconcerto; persone che trovano sempre giustificazioni, perfino logiche, perfino spirituali, per continuare a percorrere indisturbati la strada della perdizione”. E spiega: “Il Tentatore, il Grande Accusatore, è colui che divide, semina discordia, insinua inimicizia, persuade i figli e li porta a dubitare” e lo fa mascherandosi “da angelo della luce”.

Uniti per testimoniare la Risurrezione

Il Papa conclude la Lettera ai vescovi Usa invocando Maria: “A lei chiediamo di mantenerci uniti e perseveranti, come nel giorno di Pentecoste, affinché lo Spirito sia riversato nei nostri cuori e ci aiuti in ogni momento e luogo a rendere testimonianza della sua Resurrezione”.

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04 gennaio 2019, 16:02