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Papa a giornalisti cattolici tedeschi: aiutate ad aprire occhi e cuore all'altro

Papa Francesco ha incontrato più di 300 studenti, ex studenti e docenti dell’Ifp, la scuola di giornalismo della Chiesa cattolica in Germania, fondata 50 anni fa, e ha chiesto loro di continuare a scrivere “di persone e per le persone”, parlando di cose belle “che finiscono meno in prima pagina”, aiutando le persone a “farsi custodi l’uno dell’altro”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Non lasciatevi trascinare “da un disfattismo e un pessimismo che paralizza e accieca” ma aiutate “le persone ad aprire gli occhi e gli orecchi e soprattutto il cuore per farsi custodi l’uno dell’altro e per rendersi conto di essere figli e figlie dell’unico Padre”. Con questa esortazione Papa Francesco saluta più di 300 tra studenti, ex studenti e docenti dell’Ifp, la scuola di giornalismo della Chiesa cattolica in Germania, fondata 50 anni fa, a seguito del Concilio Vaticano II, dalla Conferenza episcopale tedesca. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

Scuola per giornalisti “che operano da cristiani”

Accogliendo in Sala Clementina la delegazione guidata dai direttori Bernhard Remmers e fra Helmut Rakowski, cappuccino, il Papa ricorda che dal 1968 l’Istituto per la promozione delle nuove generazioni pubblicistiche “forma giornalisti qualificati che operano da cristiani nella società”. La Germania, aggiunge, “può ritenersi fortunata sapendo che ci sono molti diplomati dell’Istituto tra i tanti giornalisti”, sia nei media secolari sia in quelli ecclesiali.

Quali giornalisti cristiani vi distinguete per il vostro atteggiamento positivo verso la persona e per la vostra etica professionale. Voi non fate solo un lavoro, ma adempite un compito e un impegno. Quanto è facile, però, lasciarsi trascinare da un’opinione comune, da un disfattismo, da un pessimismo che paralizza e accieca!

Non permettere che le cose “vadano come vanno”

Per l’abitudine, prosegue Francesco citando l’ Esortazione apostolica “Gaudete et exsultate”, “noi non affrontiamo più il male e permettiamo che le cose ‘vadano come vanno’, o come alcuni hanno deciso che debbano andare”. Chiediamo la parresia, “la franchezza che proviene dallo Spirito Santo e che ci aiuta a confidare nella verità di Cristo che rende liberi”.

Oltrepassiamo il muro della tristezza e della rassegnazione e aiutiamo le persone ad aprire gli occhi e gli orecchi e soprattutto il cuore per farsi custodi l’uno dell’altro e per rendersi conto di essere figli e figlie dell’unico Padre.

Chiamate ingiustizia quello che è ingiustizia

E Papa Francesco conclude con un ringraziamento, prima della richiesta di non dimenticarsi di pregare per lui.

Grazie perché come giornalisti rivolgete lo sguardo alle persone e chiamate ingiustizia quello che è ingiustizia. Grazie perché parlate anche delle cose belle che forse finiscono meno in prima pagina, ma che mettono le persone al centro. Grazie perché con il vostro stile cristiano accompagnate il lavoro della Chiesa. Vi  auguro di continuate a fare un giornalismo di persone e per le persone.

 

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09 novembre 2018, 12:56