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Papa Francesco: L'identità è appartenenza

Il videomessaggio del Papa ai giovani delle Scholas Occurrentes di Buenos Aires: "Perché l'identità non diventi negazione della differenza, ha bisogno dell'incontro con l'altro"

Emanuela Campanile - Città del Vaticano

Con un videomessaggio Papa Francesco si è rivolto ai giovani delle Scholas Occurrentes di Buenos Aires, la rete mondiale di istituti educativi promossa nella capitale argentina dall'allora arcivescovo Jorge Bergoglio sotto il nome “Escuela de Vecinos” e “Suore Scolastiche”. Dal 13 agosto del 2013, Scholas Occurrentes è diventata, per volontà di Francesco, una Fondazione di diritto pontificio. Presente in 190 Stati dei 5 continenti, è attualmente il più grande movimento studentesco a livello mondiale con 450 mila scuole, agenzie educative e una piattaforma digitale. L'obiettivo della fondazione è promuovere la cultura dell'incontro, del dialogo, dell’impegno civile e della dignità della persona umana.

Identità e accoglienza

Cuore del messaggio di Papa Francesco ai ragazzi delle Scholas di Buenos Aires, la fedeltà alle proprie radici pur accogliendo il prossimo. Un cammino possibile e non contraddittorio.

“Non vendete ciò che è più profondo in noi, che è appartenenza, l’identità, e che nel cammino si fa incontro di identità diverse per arricchirci a vicenda! Si fa fratellanza.”

Il testo completo del Videomessaggio

Cari giovani di Scholas, riuniti qui oggi:

e voglio celebrare insieme a voi questa festa dell’incontro, incontro di persone. Ognuno di voi è una persona! Incontro di credenze, paesi, lingue, realtà diverse; incontro di identità diverse, perché per incontrarsi bisogna essere sicuri della propria identità. Non puoi negoziare la tua identità per incontrare l'altro, non puoi mascherare la tua identità, non puoi nasconderla, perché la vita non è un carnevale, è qualcosa di molto serio. E un incontro deve essere serio, con molta gioia, ma serio dal cuore.

La parola identità, non è facile. Ed è la questione di chi sono io. Ed è una delle domande più importanti che ci si può porre: davanti a se stessi, davanti agli altri, davanti a Dio, davanti alla storia. Chi sono io? E' l’interrogativo che va assieme alla domanda sul significato della mia vita, chi sono io e che significato ha la mia vita. Attenzione però: non è una domanda di cui liberarsi, né a cui rispondere rapidamente o dimenticare. È una domanda da tenere per sempre. Sempre! E tenerla aperta, tenerla vicino: Chi sono io?

La nostra identità non è un dato che viene stabilito, non è un numero di fabbrica, non è un'informazione che posso cercare su Internet per sapere chi sono. Non siamo qualcosa di totalmente definito, stabilito. Siamo in cammino, siamo in crescita, e quel nucleo di identità cresce, cresce e noi camminiamo, stiamo crescendo con il nostro stile, con la nostra storia, con quel nostro nucleo di identità. Siamo testimoni, siamo scrittori e lettori della nostra vita e non siamo gli unici autori: siamo ciò che Dio sogna per noi, quelli che noi raccontiamo, quelli che noi torniamo a raccontare, quelli che gli altri ci raccontano, sempre e quando siamo fedeli. Fedeli alla nostra integrità personale, fedeli alla nostra nobiltà interiore, fedeli ad una parola di cui la gente ha paura: fedeli alla coerenza. Non ci sono identità di laboratorio, non ci sono. Ogni identità ha una storia. E poiché ha una storia, appartiene. La mia identità viene da una famiglia, da un paese, da una comunità. Voi non potete parlare di identità senza parlare di appartenenza. Identità è appartenere. Appartenere a qualcosa che mi trascende, qualcosa che è più grande di te.

“Ricreiamoci nel cammino, cresciamo nel cammino, con la memoria, con il dialogo, con l'appartenenza e con la speranza. E così, arricchiremo noi stessi ogni giorno di più”

Identità è appartenenza, per favore, prendetevi cura di essa, prendetevi cura della vostra appartenenza. Non lasciatevi ingannare. Prendetevi cura della vostra appartenenza. E così, quando vediamo persone che non rispettano nulla tra noi...Quante volte sentiamo dire: "Non fidarti di lui perché venderebbe anche sua madre". Ciascuno si chieda: “Io vendo la mia appartenenza? Io vendo la storia del mio paese? Io vendo la cultura del mio paese? Io vendo la cultura e ciò che ho ricevuto dalla mia famiglia? Io vendo la coerenza della vita? Io vendo il dialogo con il fratello, anche se ha idee diverse o faccio un finto dialogo? Non vendete ciò che è più profondo in noi, che è appartenenza, l’identità, e che nel cammino si fa incontro di identità diverse per arricchirci a vicenda! Si fa fratellanza.

Voglio ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questo incontro, genitori e insegnanti di ciascuno, per aver permesso e accompagnato. Le autorità, perché hanno aperto la porta e reso possibile l'esperienza, le scuole Bort e tutte le comunità religiose perchè hanno arricchito, dalla diversità, il racconto di questo incontro e di ciascuno. E ringraziare voi, giovani di Scholas, perché lasciate che la vita vi racconti ad ogni passo un nuovo capitolo. Non abbiate paura di questo! Perché provate a mescolare le vostre lingue, aprire - esprimere - le vostre storie senza rinunciare ad esse, lasciate riscrivervi dall'altro, dal diverso, dallo sconosciuto, essendo sempre diversi e, allo stesso tempo, essendo sempre più voi stessi. E facendo della vostra identità, di quell'appartenenza che avete ricevuto, un'opera d'arte. È quello che vi auguro. E per favore non dimenticate di pregare per me. Grazie.

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01 novembre 2018, 16:00