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La statua di Giorgio Castriota Scanderbeg a Tirana La statua di Giorgio Castriota Scanderbeg a Tirana 

Il Papa incontra una delegazione albanese per il Giubileo di Scanderbeg

L'udienza cade nel 550 anniversario della morte dell'eroe albanese Giorgio Castriota Scanderbeg, difensore della cristianità durante l'invasione ottomana. Intervista col prof. Domenico Morelli

Sergio Centofanti – Città del Vaticano

Papa Francesco incontra oggi alle 17.00, nella Sala Clementina in Vaticano, una delegazione di oltre 200 albanesi, giunti a Roma in occasione del 550.mo anniversario dalla morte di Giorgio Castriota, detto Scanderbeg, eroe della Nazione albanese.

Fanno parte della delegazione il presidente del Parlamento dell’Albania, Gramoz Ruçi, il capo della comunità musulmana Skënder Bruçaj, il capo della comunità Bektaschi (musulmana) del mondo, Haxhi Dede Edmond Brahimaj, l’incaricata d’affari dell’Ambasciata albanese presso la Santa Sede, la signora Majlinda Dodaj, promotrice dell’incontro, il cardinale Ernest Simoni, il presidente della Conferenza episcopale del Paese, mons. George Frendo, arcivescovo di Tirana-Durazzo, mons. Angelo Massafra, arcivescovo di Scutari-Pult, il vescovo della Diocesi italo-albanese (arbresh) di Lungro, in Calabria, mons. Oliverio Donato, il vescovo della Piana degli Albanesi in Sicilia (arbresh), mons. Giorgio Demetrio Gallaro, e un folto gruppo di artisti albanesi che terrà un concerto stasera al Teatro Argentina a Roma.

Giorgio Castriota è stato difensore della libertà del suo popolo e della cristianità in Europa durante il periodo dell’Impero Ottomano e ha avuto rapporti con ben cinque Papi: Eugenio IV, Niccolò V, Callisto III, Pio II e Paolo II. A testimonianza di questo, ancora oggi in un palazzo vicino al Quirinale, una volta sede papale, esiste un affresco che ritrae lo Scanderbeg.

Su questo incontro abbiamo sentito il prof. Italo-albanese Domenico Morelli, che partecipò anche all’udienza con San Paolo VI nel 1968 per i 500 anni della morte di Giorgio Castriota.

R. - Vogliamo innanzitutto portare il nostro saluto al Santo Padre e soprattutto ascoltare da lui una parola di sostegno, di stimolo ad andare avanti, perché il ricordo di questa figura che è riuscita ad unire tutti i prìncipi di Albania, unisca ancora una volta tutti gli albanesi sparsi nel mondo, a mantenere la propria identità e allo stesso tempo a impegnarsi per i valori che sono propri di questa comunità.

D. - Chi era Scanderbeg?

R. - Scanderbeg è stato uno dei più grandi condottieri dell’epoca – senz’altro il più grande dell’Albania – che dal 1443 fino al 1468 è riuscito, unendo le forze non solo degli albanesi ma anche con l’aiuto dell’Occidente e con il sostegno dei Papi - a fermare l’invasione turca in Occidente. Quindi viene ricordato per questa ragione ed è stato giustamente definito dai Papi “Athleta Christi”, cioè “Atleta di Cristo”, perché ha difeso in qualche modo la civiltà occidentale e soprattutto la fede dei cristiani in Europa.

D. - Qual è oggi la situazione dell’Albania?

R. - L’Albania sta lentamente, ma con una grande forza, cercando di entrare nell’Unione Europea e di superare quelle che sono le criticità tradizionali di una società post-comunista.

D. - La situazione economica e sociale a che punto è?

R. - È in sviluppo perché esistono molti emigranti albanesi in giro per il mondo - in Italia ce ne sono 500mila  - i quali mandano qui molte risorse del loro lavoro che si cerca di investire in alcune fabbriche, ma soprattutto in alcune industrie moderne, come quelle dell’informatica. Da questo punto di vista bisogna dire che la Chiesa cattolica sta svolgendo un’opera molto importante per quanto riguarda la sanità e della formazione dei giovani, senza distinzioni di alcun tipo. Ci sono poi accordi con le università italiane, come l’Università Cattolica del Sacro Cuore e Tor Vergata.

D. - Qual è il ruolo della comunità cattolica in Albania?

R. – E’ quella di testimoniare quelli che sono i valori cristiani, che sono parte inseparabile della storia e della cultura albanese e che lungo i secoli sono stati in qualche modo messi da parte a causa dell’invasione ottomana e della dittatura comunista dopo. Inoltre, la comunità cattolica promuove i valori del cristianesimo e la vocazione europea del Paese attraverso l’educazione nelle scuole cattoliche che sono molto seguite sia in Albania sia nel vicino Kosovo. Vuole essere una luce che possa spingere tutti gli albanesi a vivere sempre i valori della fraternità. Valori che anche durante le persecuzioni non si sono mai spenti, perché anche nel segreto, durante la dittatura comunista, si è continuato a credere, nelle famiglie si è continuato ad insegnare il catechismo, anche se ci sono stati tanti martiri.

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19 novembre 2018, 13:10