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Papa: nell’incontro definitivo con Gesù porteremo solo quello che abbiamo donato

Stamani all’Angelus Papa Francesco ricorda che l’esistenza personale e dell’umanità ha un fine da raggiungere: l’incontro definitivo con Gesù. Per questo, il Papa esorta a prestare attenzione a quanto abbiamo realizzato in questa vita credendo alla sua Parola. Con noi porteremo solo quello che abbiamo donato. Furbizia e denaro non serviranno quel giorno

Debora Donnini – Città del Vaticano

Nel Vangelo di oggi “Gesù dice che la storia dei popoli e quella dei singoli hanno un fine e una meta da raggiungere: l’incontro definitivo con il Signore”. Lo sottolinea stamani Papa Francesco all’Angelus. Presenti circa 30mila fedeli. “La storia dell’umanità” così come “la storia personale di ciascuno di noi” non può, infatti, essere compresa come “un semplice susseguirsi di parole e fatti che non hanno un senso” né, d’altra parte, essere “interpretata alla luce di una visione fatalistica”, come se tutto fosse già prestabilito, “impedendo di compiere scelte che siano frutto di una vera decisione”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

L’incontro con il Volto raggiante d’amore del Signore

La sua riflessione parte, appunto, dal brano odierno del Vangelo (Mc 13, 24-32) che – sottolinea il Papa – “non è in primo luogo un discorso sulla fine del mondo” ma è piuttosto “l’invito a vivere bene il presente”, sempre pronti “per quando saremo chiamati a rendere conto della nostra vita”. Si parla di quei giorni in cui “il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce”. “La luce che in quel giorno ultimo risplenderà” sarà quella del Signore Gesù che verrà nella gloria, ricorda il Papa, e “in quell’incontro vedremo finalmente il suo Volto”, “un Volto raggiante di amore, di fronte al quale apparirà in totale verità anche ogni essere umano”.

Il cielo e la terra passeranno

Non si conosce né il tempo né il modo in cui avverrà, ma conosciamo un principio fondamentale con cui confrontarci: “il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”.

Il vero punto cruciale è questo. In quel giorno, ognuno di noi dovrà comprendere se la Parola del Figlio di Dio ha illuminato la propria esistenza personale, oppure se gli ha voltato le spalle preferendo confidare nelle proprie parole.

Non serviranno furbizia o denaro, porteremo solo ciò che abbiamo donato

Sarà, dunque, “più che mai il momento in cui abbandonarci definitivamente all’amore del Padre”, sottolinea:

Nessuno può sfuggire a questo momento, nessuno di noi! La furbizia, che spesso mettiamo nei nostri comportamenti per accreditare l’immagine che vogliamo offrire, non servirà più; alla stessa stregua, la potenza del denaro e dei mezzi economici con i quali pretendiamo con presunzione di comperare tutto e tutti, non potrà più essere usata. Avremo con noi nient’altro che quanto abbiamo realizzato in questa vita credendo alla sua Parola: il tutto e il nulla di quanto abbiamo vissuto o tralasciato di compiere. Con noi soltanto porteremo quello che abbiamo donato, quello che abbiamo dato.

Infine, il Papa esorta ad invocare la Vergine perché la constatazione della nostra provvisorietà sulla terra “non ci faccia sprofondare nell’angoscia” ma “ci richiami alla responsabilità verso noi stessi, verso il prossimo, verso il mondo intero”.

Giornata dei poveri: stimolo per divenire strumenti di misericordia

Al termine della preghiera mariana, Francesco ha anche ricordato l’odierna Giornata Mondiale dei Poveri, in occasione della quale - prima dell’Angelus - ha celebrato la Messa nella Basilica di San Pietro, e il pranzo con tante persone indigenti a cui partecipa, sempre oggi, nell’Aula Paolo VI. Questa Giornata di vicinanza della comunità cristiana ai poveri coinvolge sempre di più parrocchie, associazioni e movimenti ecclesiali e – spiega il Papa – vuole essere “uno stimolo a diventare strumenti di misericordia nel tessuto sociale”.

Centrafrica e Stati Uniti nella preghiera del Papa

Il Papa ha, poi, rivolto un appello per la Repubblica Centrafricana dove, due giorni fa, è stata compiuta una strage in un campo di sfollati, nella quale sono stati uccisi anche due sacerdoti. “A questo popolo a me tanto caro, dove ho aperto la prima Porta Santa dell’Anno della Misericordia, esprimo tutta la mia vicinanza e il mio amore”, ricorda esortando a pregare subito un’Ave Maria “per i morti e i feriti e perché cessi ogni violenza in quell’amato Paese che ha tanto bisogno di pace”. La sua preghiera va anche a quanti sono stati colpiti dagli incendi che stanno flagellando la California e per le vittime del gelo nella costa Est degli Stati Uniti.

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18 novembre 2018, 12:10