Il Papa: farsi prossimi ed essere testimoni di Gesù, non dottrinalisti né attivisti

Ascoltare, farsi prossimi e testimoniare: i tre passi del cammino della fede sono il centro dell’omelia del Papa alla Messa che conclude il Sinodo dei vescovi sui giovani, celebrata stamani nella Basilica vaticana. “Dio è giovane e ama i giovani” ricorda il Papa alla fine di questi 26 giorni di Sinodo

Debora Donnini – Città del Vaticano

Non maestri di tutti o esperti del sacro ma “portatori di vita nuova”, cioè “testimoni dell’amore di Dio che salva”: questo sono chiamati ad essere i cristiani. Lo ricorda stamani Papa Francesco alla Messa che conclude il Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani. Un Sinodo che, dal 3 ottobre, in 26 giorni, tappa dopo tappa, ha messo al centro il mondo dei giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Le forti parole del Papa risuonano nella Basilica vaticana, davanti a circa 7mila fedeli. Alla processione di ingresso hanno preso parte anche i giovani uditori che hanno partecipato all'Assemblea sinodale. Tutta l’omelia si snoda sui tre passi che scandiscono il  “cammino della fede” e parte dal Vangelo della Liturgia di oggi. Come Bartimeo, il cieco di Gerico che dopo essere stato guarito da Gesù diventa discepolo, così “anche noi abbiamo camminato insieme, abbiamo fatto ‘sinodo’”, dice infatti Francesco. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

La Chiesa desidera ascoltare i giovani: Dio ama i giovani

“Ascoltare, prima di parlare”, cioè “l’apostolato dell’orecchio”, è il primo passo che Gesù stesso indica quando ascolta il grido del cieco di Gerico e lo lascia parlare, senza essere sbrigativo mentre coloro che stavano con Gesù rimproveravano Bartimeo perché tacesse. “Avevano in mente i loro progetti”, nota il Papa per mettere in evidenza come, invece, per Gesù “il grido di chi chiede aiuto” non sia un disturbo ma “una domanda vitale”. I cristiani sono quindi chiamati a prestare ascolto non “alle chiacchere inutili” ma ai bisogni del prossimo, con amore e pazienza. E come Dio non si stanca mai, ma gioisce sempre quando “lo cerchiamo”, così i cristiani devono chiedere “la grazia di un cuore docile all’ascolto”.

Vorrei dire ai giovani, a nome di tutti noi adulti: scusateci se spesso non vi abbiamo dato ascolto; se, anziché aprirvi il cuore, vi abbiamo riempito le orecchie. Come Chiesa di Gesù desideriamo metterci in vostro ascolto con amore, certi di due cose: che la vostra vita è preziosa per Dio, perché Dio è giovane e ama i giovani; e che la vostra vita è preziosa anche per noi, anzi necessaria per andare avanti.

Farsi prossimi, la fede non si concentri solo su formulazioni dottrinali o sul sociale

Farsi prossimi come Gesù che incontra di persona il cieco di Gerico, è la seconda tappa del cammino di fede. Gesù chiede a Bartimeo: “che cosa vuoi che io faccia per te”. Dio, dunque, si coinvolge in prima persona con “amore di predilezione per ciascuno”, sottolinea Papa Francesco che mette in guardia da due rischi che si possono correre nell’ambito della fede:  

Quando la fede si concentra puramente sulle formulazioni dottrinali, rischia di parlare solo alla testa, senza toccare il cuore. E quando si concentra solo sul fare, rischia di diventare moralismo e di ridursi al sociale. La fede invece è vita: è vivere l’amore di Dio che ci ha cambiato l’esistenza. Non possiamo essere dottrinalisti o attivisti; siamo chiamati a portare avanti l’opera di Dio al modo di Dio, nella prossimità: stretti a Lui, in comunione tra noi, vicini ai fratelli.

Testimoni dell’amore di Dio, non maestri di tutti o esperti del sacro

“Farsi prossimi”, “antidoto contro la tentazione delle ricette pronte”, consiste quindi nel “portare la novità di Dio nella vita del fratello”. Per questo, il Papa esorta a chiedersi se si è capaci di “uscire dai nostri circoli per abbracciare quelli che ‘non sono dei nostri’ e che Dio cerca ardentemente”. C’è, infatti, sempre, la tentazione di “lavarsi le mani” mentre il Papa esorta a fare come Gesù che si è chinato su un cieco, cioè esorta a “sporcarci le mani”.

Riconosciamo che il Signore si è sporcato le mani per ciascuno di noi, e guardando la croce ripartiamo da lì, dal ricordarci che Dio si è fatto mio prossimo nel peccato e nella morte. Si è fatto mio prossimo: tutto comincia da lì. E quando per amore suo anche noi ci facciamo prossimi diventiamo portatori di vita nuova: non maestri di tutti, non esperti del sacro, ma testimoni dell’amore che salva.

La Chiesa non è una ONG  ma la comunità dei salvati che vivono gioia del Signore

Il terzo passo che il Papa invita a compiere nel cammino di fede è quello di “testimoniare”. Come il cieco di Gerico, tanti giovani “invocano vita” ma spesso “trovano solo promesse fasulle e pochi che si interessano davvero a loro”. “Non è cristiano – ammonisce il Papa – aspettare che i fratelli in ricerca bussino alle nostre porte; dovremo andare da loro” portando non noi stessi ma Gesù, perché egli ci manda a incoraggiare nel suo nome:

Ci manda a dire ad ognuno: “Dio ti chiede di lasciarti amare da Lui”. Quante volte, invece di questo liberante messaggio di salvezza, abbiamo portato noi stessi, le nostre “ricette”, le nostre “etichette” nella Chiesa! Quante volte, anziché fare nostre le parole del Signore, abbiamo spacciato per parola sua le nostre idee! Quante volte la gente sente più il peso delle nostre istituzioni che la presenza amica di Gesù! Allora passiamo per una ONG, per una organizzazione parastatale, non per la comunità dei salvati che vivono la gioia del Signore.

La fede è incontro con Gesù non una teoria

In conclusione, il Papa ricorda che “la fede che ha salvato Bartimeo non stava nelle sue idee chiare su Dio, ma nel cercarlo, nel volerlo incontrare”. Sentirsi bisognosi di salvezza è l’inizio della fede. “La fede – dice con chiarezza il Papa – è questione di incontro” con Gesù, “non di teoria”. Ad essere “efficace” è quindi la “testimonianza della nostra vita”, non “le nostre prediche”, conclude Papa Francesco che,  ricordando ancora una volta i tre passi del cammino di fede, esorta a ascoltare i giovani, a farsi prossimi e a testimoniare loro “la gioia della nostra vita”, cioè Gesù.

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Le più belle foto della Messa conclusiva del Sinodo sui giovani 2018
28 ottobre 2018, 10:45