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Papa scrive a Ortega: riconciliazione e pacifica convivenza per il Nicaragua

In un messaggio al presidente del Nicaragua in occasione della festa nazionale del 15 settembre, il Papa prega per i figli e le figlie dell’amata Nazione. L'arcivescovo di Managua, il cardinale Brenes, ha intanto ribadito come ai vescovi interessi che “si allarghi” il dialogo per la pace

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Gesù, “Principe della pace”, conceda a tutti “i doni di una fraterna riconciliazione e una pacifica e solidale convivenza”. Lo scrive il Papa in un messaggio al presidente del Nicaragua Daniel Ortega in occasione della festa nazionale del Paese centroamericano, il prossimo 15 settembre. Nel testo, con data del 31 agosto scorso, Francesco invia pure un cardiale saluto e assicura le sue preghiere per i figli e le figlie di “quest’amata Nazione”.

La crisi socio-politica

L’appuntamento di sabato prossimo, per celebrare i 197 anni d’indipendenza, giunge nel pieno della crisi socio-politica che dal mese di aprile attanaglia il Nicaragua, con un bilancio stimato dalle organizzazioni per i diritti umani in circa 400 vittime. Le autorità di Managua parlano invece di 198 morti. Ad innescare le tensioni, con proteste duramente represse nella capitale e non solo, la riforma sulla sicurezza sociale, poi ritirata.

Il ruolo della Chiesa

All’Angelus del 3 giugno scorso il Papa, unendosi ai vescovi locali, aveva espresso dolore “per le gravi violenze, con morti e feriti, compiute da gruppi armati per reprimere proteste sociali” e aveva pregato per la fine di ogni spargimento di sangue. La Conferenza episcopale del Nicaragua (Cen) nei mesi scorsi si era proposta come mediatrice nel dialogo nazionale tra l'Alleanza civica - in rappresentanza della società civile - e il governo, chiedendo al presidente Ortega di anticipare a marzo del 2019 le elezioni previste per il 2021, con l’obiettivo di superare la crisi. Proposta rifiutata dal presidente.

Card. Brenes: il dialogo si allarghi

L'arcivescovo di Managua e presidente del Cen, il cardinale Leopoldo Brenes, nelle ultime ore ha ribadito come ai vescovi interessi “che il dialogo si allarghi”: “noi - ha detto - abbiamo offerto la nostra disponibilità, quando il presidente ce lo ha chiesto come servizio, ma non per ottenere ricompense o cercando applausi. Abbiamo continuato ad insistere sul fatto - ha proseguito - che il dialogo non debba essere solo con chi andiamo d'accordo, ma anche con quanti hanno idee contrarie alle nostre”.

Licenziamenti arbitrari

Il porporato ha ricordato pure l’attenzione del mondo sul Nicargua, proprio quando la crisi è stata portata all'attenzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, in base ad un rapporto dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani. Ad intervenire anche la Commissione interamericana per i diritti umani, che ha denunciato il licenziamento nelle ultime settimane di personale medico in tutto il Paese: nel settore sanitario sarebbero 300 i licenziamenti. Stessa situazione all’Università nazionale autonoma del Paese, dove risultano “licenziamenti arbitrari” di professori e amministrativi, oltre all’espulsione di 80 studenti.

Lo sciopero generale

Venerdì scorso si è tenuto il terzo sciopero generale contro il governo di Ortega. Manifestazioni - informa l’agenzia Sir - si sono tenute in tutto il Nicaragua pure nel week end e in particolare domenica molte migliaia di persone hanno partecipato alla “Marcia de los globos” per la liberazione dei prigionieri politici.

Gli attacchi alla Chiesa

E la Chiesa continua a rimanere nel mirino dei sostenitori del potere. Sabato su un muro nei pressi della cattedrale di Managua sono apparse scritte con espressioni ingiuriose nei confronti della Chiesa e dei sacerdoti. Lo stesso cardinale Brenes ha denunciato che spesso, “durante l’Eucaristia”, in alcune chiese “ci sono persone che arrivano con altoparlanti” e disturbano le celebrazioni. Il porporato ha quindi chiesto di avere “rispetto” per la fede e i credenti, esortando al contempo a “pregare per coloro che ci insultano”. Il vescovo di Granada, mons. Jorge Solórzano Pérez, ha invece denunciato via Twitter che sabato pomeriggio, mentre si celebrava la Messa in una parrocchia locale, alcuni simpatizzanti del governo sono entrati in chiesa gridando. “Chiedo -  ha scritto il presule - che si rispettino le nostre chiese e le celebrazioni liturgiche”. Lo scorso 10 luglio un centinaio di sostenitori del presidente Ortega e gruppi di paramilitari avevano aggredito il cardinale Brenes, il suo ausiliare, mons. Silvio José Báez, e il nunzio apostolico, l’arcivescovo Waldemar Stanisław Sommertag, nella chiesa di San Sebastiano di Diriamba, circa 40 chilometri a ovest di Managua. I presuli erano accorsi per aiutare i sacerdoti locali che avevano accolto un gruppo di oppositori al regime rifugiatosi nella chiesa.

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11 settembre 2018, 11:50