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Papa Francesco e mons. Nunzio Galantino Papa Francesco e mons. Nunzio Galantino 

Papa: libro di mons. Galantino, una spinta verso il coraggio dell’incontro

Prefazione di Papa Francesco al volume “Vivere le parole - Per un vocabolario dell’esistenza”, raccolta dei testi della rubrica che mons. Galantino cura per l’edizione domenicale del Sole 24 Ore

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Voci di un dizionario che “aiuta a riappropriarsi della vitalità e della bellezza della vita quotidiana”. Secondo Papa Francesco, sono quelle messe “in fila” da mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana e presidente dell’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica, nel libro “Vivere le parole - Per un vocabolario dell’esistenza”. Il Pontefice ha curato infatti la prefazione del testo, pubblicata dal quotidiano “Avvenire”, col titolo: “Le parole non sono neutre”.

Condivisione della vita

Francesco, nell’introdurre la raccolta di testi della rubrica che mons. Galantino cura per l’edizione domenicale de Il Sole 24 Ore, ha spiegato come le parole diano voce a “valori culturali e spirituali radicati nella memoria collettiva di un popolo, a cui restituiscono nuovo vigore”.

La loro fecondità è legata a una condivisione della vita; è proporzionata alla disponibilità con cui accettiamo di lasciarci interrogare e coinvolgere dalla realtà, dalle situazioni e dalle storie delle persone. Vivere le parole significa superare sospetti, paure e chiusure per assumere il coraggio liberante dell’incontro.

Dialogo e reciprocità

È un cammino - ha evidenziato Francesco, richiamando la Gaudium et spes - che richiede di “saper riscoprire il primato del silenzio, da cui tutto prende inizio”: questo, infatti, rimane “il grembo che, mentre rende possibile e custodisce l’ascolto, ci permette di uscire e andare oltre se stessi”.

Si arriva, allora, a farsi vicini, ad assumere atteggiamenti e stili di prossimità, fino a prendersi a cuore “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono”. Così, chi impara ad ascoltare si ritrova nella compagnia degli uomini, animato da uno spirito di dialogo che apre alla cultura della reciprocità, capace di insegnare e apprendere, di dare e ricevere, di offrire e accogliere ragioni di senso, di speranza e di futuro.

La Parola che salva

Se sgorgano dall’esperienza, ha proseguito Francesco, le parole interpellano “la sensibilità, la formazione e la profondità della persona”. Insieme ai contenuti, si diffondono grazie all’attenzione a cercare “la modalità più appropriata per raggiungere l’altro e suscitarne la ripresa e la risposta”.

Per ogni battezzato, questa fedeltà all’uomo è la condizione esigente che apre la strada alla missione di annunciare a tutti la Parola che salva; è l’anima del discernimento, che non si stanca di scrutare i segni dei tempi per ricercarvi la volontà di Dio, arrivando a leggere, interpretare e prendere posizione nella storia; è il segreto di ogni azione evangelizzatrice, la forza affascinante della credibilità e affidabilità delle parole della Chiesa, segno e strumento del Regno.

Una testimonianza limpida e appassionata

Proprio perché “autentiche”, ha concluso il Papa, tali parole “pesano”: le sostiene soltanto chi le “incarna nella vita” con una testimonianza “limpida e appassionata”, di cui è “segno” il testo di mons. Galantino.

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12 settembre 2018, 16:09