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Speranza, missione e Vangelo nelle parole del Papa a Palermo

Il Papa ai giovani: “Mi piace dire che siete chiamati a essere albe di speranza. La speranza sorgerà a Palermo, in Sicilia, in Italia, nella Chiesa a partire da voi”

Alessandra Zaffiro - Palermo

Si è conclusa con un fuori programma sulla strada verso l’aeroporto la visita pastorale di Papa Francesco a Palermo che ha fatto sosta a Capaci, nel luogo dove il 23 maggio 1992 sono stati uccisi dalla mafia il giudice Giovani Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinari. Il Papa si è soffermato qualche minuto in preghiera ed ha lasciato un omaggio floreale.

L'incontro con i giovani

Nel capoluogo siciliano Papa Francesco ha benedetto e salutato i giovani che, in migliaia, oggi pomeriggio hanno riempito Piazza Politeama. La visita pastorale di Papa Bergoglio nel capoluogo siciliano è un abbraccio che continua oltre le distanze, fatto di sorrisi, applausi, striscioni, bandierine, cori, smartphones sempre pronti a non perdere nemmeno un istante.

“Questi giovani siciliani e noi tutti presenti siamo con Lei - ha detto al Santo Padre dal palco l’arcivescovo Corrado Lorefice - Ti vogliamo bene Francesco, prega per noi!”.

“Il Signore non si ascolta stando in poltrona. Rimanere seduti crea interferenza con la Parola di Dio, che è dinamica. Dio si scopre camminando, non aspettando che nella vita magicamente qualcosa accada - ha detto il Papa ai ragazzi - essere in ricerca è sempre sano; sentirsi arrivati, soprattutto per voi, è tragico”.

“Ricordate le parole di Gesù: "Cercate e troverete" (Lc 11,9). Già, ma dove cercare? Non sul telefonino. Lì le chiamate del Signore non arrivano – ha proseguito Francesco - Non chiudetevi in voi stessi, ma confidatevi con Lui, affidate tutto a Lui, cercatelo nella preghiera”.

“Gesù crede in voi più di quanto voi credete in voi stessi, che vi ama più di quanto voi vi amate”, ha detto il Santo Padre, applaudito più volte anche a Piazza Politeama.

In questa giornata piena di vita e di speranza, la gente è rimasta affascinata non solo dal discorso letto da Papa Francesco, ma anche dalle parole pronunciate a braccio dal Pontefice, com’è nel suo stile, com’è nello stile di un padre quando si rivolge ai figli, appassionato e amorevole, gioioso e forte allo stesso tempo.

“Mi piace dire che siete chiamati a essere albe di speranza. La speranza sorgerà a Palermo, in Sicilia, in Italia, nella Chiesa a partire da voi. Per essere albe di speranza bisogna alzarsi ogni mattina con cuore giovane, speranzoso, lottando per non sentirsi vecchi, per non cedere alla logica dell’irredimibile, quella logica perversa secondo cui non c’è salvezza per questa terra. No! No al fatalismo e sì alla speranza cristiana. No alla rassegnazione. No al farci chiudere la bocca da chi vuole zittirci. C’è una missione da compiere, una vocazione da realizzare: essere portatori sani di speranza pasquale, albe di speranza”.

Il Papa ai sacerdoti : “la nostra non è una professione"

Appena giunto in Cattedrale, accolto con tanto calore dai religiosi, dalle religiose e dai seminaristi di tutta la Sicilia, il Santo Padre si è raccolto in preghiera davanti alla tomba del Beato Giuseppe Puglisi.

Insieme a monsignor Lorefice, Papa Francesco ha poi pregato davanti all’altare in argento dedicato alla Patrona della città, Santa Rosalia.

Tre i verbi che il Papa ha consegnato ai religiosi siciliani: celebrare, accompagnare, testimoniare. "Il prete è l’uomo del dono, del dono di sé, ogni giorno, senza ferie e senza sosta. Perché la nostra, cari sacerdoti, non è una professione, ma una donazione; non un mestiere, ma una missione”, ha detto Papa Bergoglio nella cattedrale gremita di 40 vescovi, 700 sacerdoti, 250 cantori, 200 seminaristi.

Anche in Cattedrale le parole di Papa Francesco sono state interrotte da molti applausi, come quando ha detto: 

“Vi chiedo perciò di vigilare attentamente, affinché la religiosità popolare non venga strumentalizzata dalla presenza mafiosa perché allora, anziché essere mezzo di affettuosa adorazione, diventa veicolo di corrotta ostentazione”

“C’è bisogno di ministri - ha aggiunto Papa Bergoglio -che incarnino la vicinanza del Buon Pastore, di preti che siano icone viventi di prossimità: poveri di beni e di proclami, ricchi di relazione e di comprensione. Pensiamo ancora a don Puglisi che, più che parlare di giovani, parlava coi giovani”.

“La pastorale va fatta così, con pazienza e dedizione, “per Cristo a tempo pieno - ha sottolineato il Santo Padre - don Pino strappava dal disagio semplicemente facendo il prete con cuore di Pastore. Impariamo da lui a rifiutare ogni spiritualità disincarnata e a sporcarci le mani coi problemi della gente. Andiamo incontro alle persone con la semplicità di chi le vuole amare con Gesù nel cuore, senza progetti faraonici, senza cavalcare le mode del momento. La via dell’incontro, dell’ascolto, della condivisione è la via della Chiesa”.

Papa Bergoglio si è rivolto alle religiose: “La vostra missione è grande, perché la Chiesa è madre e il suo modo di accompagnare sempre deve sempre avere un tratto materno. Allora è importante che siate coinvolte nella pastorale per rivelare il volto della Chiesa madre”.

Infine, ha concluso papa Francesco, “testimone è colui che senza tanti giri di parole, ma col sorriso e con fiduciosa serenità sa rincuorare e consolare, perché rivela con naturalezza la presenza di Gesù risorto e vivo”.

Sul luogo del sacrificio di don Puglisi

I tanti lenzuoli bianchi ai balconi dei palazzi che si affacciano in piazza Anita Garibaldi, dove 25 anni fa padre Pino Puglisi venne ucciso dalla mafia in odium fidei, danno il benvenuto a Papa Francesco. Su un lenzuolo, in caratteri rossi, si legge: 

“Grazie Francesco per l’omaggio fatto al coraggioso testimone della verità del Vangelo, il nostro padre Puglisi”

Dietro le transenne gli abitanti di Brancaccio hanno salutato con applausi e grida l’arrivo di Papa Bergoglio. Il Pontefice ha ricevuto un cuscino di fiori da una ragazza del Centro Padre Nostro, fondato da padre Puglisi, e pregato sul luogo del sacrificio del parroco.

Accompagnato dall’Arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, il Santo Padre ha poi visitato in forma privata per pochi minuti l’abitazione in cui viveva padre Puglisi, diventata poi la Casa museo Beato Giuseppe Puglisi. I mobili sono quelli originali, posizionati dove erano.

Sulle credenze e sul tavolo della stanza da pranzo tante cornici con foto di famiglia di padre Pino. Nello studio, i breviari del Beato, i suoi libri e il telefono. Nella sua stanza un lettino singolo, il crocifisso, un orologio e una foto sul comodino. Poi il saluto del Pontefice ai familiari di padre Puglisi e ai volontari del Centro Padre Nostro prima di raggiungere la Cattedrale.

Il pranzo con gli Ospiti della Missione 

Nella Missione Speranza e carità di via Decollati, un grande manifesto lungo una ventina di metri in cui si legge “Benvenuto, Santo Padre. Mi fermo a casa tua”, richiamando la frase di Gesù a Zaccheo, ha accolto Papa Francesco con il sottofondo del canto "Mare mare" scritto da una suora e intonato da alcuni bambini, mentre si liberavano palloncini bianchi e gialli.

Tra i sorrisi, la gioia e lo stupore di tutti, tra le sfumature di tante emozioni vince, in particolare tra i più piccoli, il desiderio di poter avvicinare il Santo Padre per accoglierlo ed essere accolti in un unico abbraccio, come quello raffigurato nella statua alta tre metri dedicata al Beato Giuseppe Puglisi, sorridente mentre abbraccia due bambini, che si trova nella struttura fondata nel 1991 dal missionario laico Biagio Conte, che a Palermo assiste migliaia di poveri e garantisce loro pasti caldi.

Oltre a Biagio Conte, all’Arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, e a don Pino Vitrano, punto di riferimento della struttura di via Decollati, il Pontefice ha pranzato in forma privata in mensa insieme a 150 persone: tra loro, migranti, detenuti e poveri.

Fuori dalla mensa, ma sempre all’interno della Missione, altre 1.300 persone hanno condiviso lo stesso menù realizzato per il Papa con le verdure dell’orto della struttura: fettine di pane con olio, olive condite, formaggio a tocchetti, caponata, insalata di riso, tabulè, petto di pollo panato, insalata mista, sorbetto di limone, pasticcini e cannolicchi.

Nella mensa è stata realizzata con materiale riciclato una barca da un falegname tunisino. La comunità femminile della Missione, composta da persone di varie nazionalità, ha realizzato delle statuine che raffigurano persone di tutto il mondo. Tutte la statuine sono state messe sulla imbarcazione per lanciare il messaggio: "siamo tutti sulla stessa barca per costruire insieme un mondo migliore".

All’interno della struttura vi è anche la “Cittadella del Povero e della Speranza”, un’ex caserma dell’aeronautica abbandonata per 40 anni, nella quale due anni fa in un ex arsenale militare è nata la Chiesa ‘Casa di preghiera di tutti i popoli’ dove, dopo pranzo, il Papa si è raccolto in preghiera: all’altare, un mosaico raffigurante un santo per ogni continente e padre Puglisi, realizzato da ragazzi disabili di Comiso, allestito da musulmani, e otto dipinti di un artista musulmano.

L'omelia al Foro Italico: “Ai mafiosi dico: cambiate!"

La giornata di oggi era iniziata con l'arrivo di Francesco nel capoluogo siciliano atterrando al porto, poco distante dal Foro Italico, dove ha celebrato la Santa Messa nella Memoria liturgica in occasione del 25mo anniversario del martirio del Beato Pino Puglisi.

Il sacerdote venne ucciso in odium fidei dalla mafia il 15 settembre del 1993 per il suo impegno in favore di giovani e bambini del difficile quartiere periferico di Brancaccio, sottratti, grazie alla sua opera incessante, alle mire dei boss che li consideravano bassa manovalanza.

La folla dei fedeli palermitani, siciliani e non solo, oltre centomila persone tra famiglie, gente comune, religiosi, volontari, bambini e Papaboys, hanno accolto il Santo Padre con tanto calore, cori, saluti, striscioni, palloncini colorati e applausi.

Sul prato del Foro Italico la toccante benedizione speciale del Papa a un bimbo di 10 mesi: con l’1% delle probabilità di sopravvivenza, il piccolo che oggi indossa la maglia dell’Argentina con scritto il nome del campione Messi, dopo 19 giorni di ricovero in ospedale, è totalmente guarito dall’idropia.

Migliaia i fedeli alla Messa

Profonda, intensa e commossa la partecipazione delle persone alla Santa Messa. Sull’altare rivolto verso Brancaccio, dove è stato posizionato il reliquario con una costola del Beato, il Papa ha ricordato nell’omelia la figura di don Pino Puglisi: “Quando morì nel giorno del suo compleanno, coronò la sua vittoria col sorriso, con quel sorriso che non fece dormire di notte il suo uccisore, il quale disse:

“C’era una specie di luce in quel sorriso”

Padre Pino era inerme, ma il suo sorriso trasmetteva la forza di Dio: non un bagliore accecante, ma una luce gentile che scava dentro e rischiara il cuore. È la luce dell’amore, del dono, del servizio”.

Un’omelia interrotta più volte dagli applausi, in particolare quando il Santo Padre si rivolge ai mafiosi, e il pensiero corre all’anatema lanciato ai boss da Giovanni Paolo II ad Agrigento, venticinque anni fa: “La parola odio va cancellata dalla vita cristiana - ha detto Papa Francesco - perciò non si può credere in Dio e sopraffare il fratello. 

“Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano perché bestemmia con la vita il nome di Dio-amore”

Oggi abbiamo bisogno di uomini di amore, non di uomini di onore - ha aggiunto il Santo Padre - Ai mafiosi dico: cambiate! Smettete di pensare a voi stessi e ai vostri soldi, convertitevi al vero Dio di Gesù Cristo! Altrimenti, la vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte”. 

L'incontro con i fedeli a Piazza Armerina (Enna)

Prima di arrivare a Palermo, la tappa a Piazza Europa, rinominata Falcone e Borsellino, già gremita alle 5 del mattino. Qui, l’emozione dei fedeli della diocesi di Enna che quest’anno compie duecento anni, è cresciuta sempre più.

L’abbraccio caloroso del Pontefice appena sceso dall’elicottero con il vescovo di Piazza Armerina, monsignor Rosario Gisana, parla già del legame della terra di Sicilia con Papa Francesco e di Papa Francesco a questa isola, fino al centro di questa regione martoriata dalla mafia, dalla crisi economica, dalla disoccupazione, che svuota comunità e famiglie, costrette a vedere parte dei componenti fare la valigia per cercare un’occupazione che dia loro dignità, altrove.

In un clima di festa, ma anche di commozione, tra cori, striscioni colorati, grida, saluti e bandierine, sono state almeno quarantamila le persone che hanno accolto Papa Francesco.

Nel suo discorso, il Santo Padre ha rivolto in particolare un pensiero agli anziani e ai giovani e ai loro problemi: 

“Vi incoraggio ad essere gioiosi artefici del vostro destino. Sappiate che Gesù vi ama: Egli è un amico sincero e fedele, che non vi abbandonerà mai; di Lui potete fidarvi!”

Infine, l’applauso della gente quando il Papa ha fatto il nome del Beato Pino Puglisi che, ha ricordato Francesco, “un mese prima della sua uccisione, trascorse alcuni giorni qui, a Piazza Armerina. Era venuto per incontrare i seminaristi, suoi alunni al Seminario maggiore di Palermo. Un passaggio profetico, io credo! Una consegna, non solo ai sacerdoti, ma a tutti i fedeli di questa diocesi: per amore di Gesù, servire i fratelli fino alla fine!”.

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15 settembre 2018, 19:19