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Rettore seminario di Palermo don Silvio Sgrò Rettore seminario di Palermo don Silvio Sgrò 

La visita di Papa Francesco a Palermo è una carezza

Don Silvio Sgrò racconta l’attesa dei seminaristi della visita pastorale di Papa Francesco a Palermo nella ricorrenza del 25° dell’omicidio mafioso in odium fidei del Beato martire Giuseppe Puglisi

Alessandra Zaffiro - Palermo

“E’ senz'altro una carezza che il Papa vuole regalare alla Chiesa di Palermo, alla Chiesa intera e a ciascun membro della Chiesa di Palermo, ma penso anche a tutti coloro che non sono cristiani ma che sicuramente accolgono con grande gioia, entusiasmo la presenza di Papa Francesco, che come ben sappiamo da tutti è guardato con grande ammirazione, con grande attenzione”. Sono le parole del Rettore del Seminario Arcivescovile di Palermo, don Silvio Sgrò, a pochi giorni dall’arrivo di Papa Francesco nel capoluogo siciliano nel 25° del martirio di don Giuseppe Puglisi, parroco ucciso dalla mafia il giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno nel difficile quartiere di Brancaccio, per la sua opera contro la criminalità organizzata, parlando ai giovani e aprendo il “Centro Padre Nostro”.

Papa Francesco a Palermo è un segno importante nella direzione della comunione e, come fece don Puglisi, della fedeltà fino in fondo

“Io credo che Papa Francesco a Palermo è per noi un segno importante nella direzione intanto della comunione. Abbiamo bisogno di sollecitazioni forti che ci aiutino a sentirci Chiesa, comunità, che ci aiutino a sperimentare l'appartenenza – prosegue don Sgrò - e poi senz'altro Papa Francesco ci indica la direzione che ha preso don Pino Puglisi: la direzione della fedeltà fino in fondo. Don Pino non si è tirato indietro. Don Pino è rimasto fedele alla sua missione fino in fondo”.

Tra i seminaristi c’è tanta attesa per la visita del Papa, sono colpiti dalla sua capacità di comunicare in maniera franca e comprensibile

“C'è tanta attesa, e molti di loro sono attivamente impegnati in questa fase organizzativa – dice don Silvio, descrivendo come i seminaristi stanno vivendo questo periodo – c'è chi collabora con la segreteria, chi sta preparando la liturgia e sarà attivamente coinvolto poi nel servizio all'altare durante la celebrazione eucaristica. Ogni seminarista guarda con grande attenzione alla figura di Papa Francesco. Penso che i nostri seminaristi sono colpiti dalla sua capacità di stare tra la gente, con grande semplicità, senz'altro sono colpiti anche dalla sua capacità di comunicare in maniera franca, diretta, comprensibile. Penso che questo è molto importante per la loro formazione in vista del futuro sacerdozio”.

Don Pino è un modello per i seminaristi, la sua presenza silenziosa sapeva scuotere

“Padre Pino Puglisi è una presenza nella nostra vita - sostiene don Sgrò - Particolarmente ci guida nel suo essere discepolo del Signore: è un uomo che ha seguito Cristo perché innamorato di Cristo, capace di accogliere costantemente la Parola del Signore e farla propria, quella parola che in lui è diventata vita, e in questo Padre Pino è sicuramente modello per i nostri seminaristi, per noi sacerdoti. Il suo tempo era a disposizione di Dio e degli altri. Sappiamo che ha avuto una particolare attenzione per i giovani, e questo interpella i nostri seminaristi. Padre Puglisi non era una persona che faceva particolare rumore, ma una persona che con la sua presenza silenziosa sapeva lasciare il segno, sapeva interpellare, sapeva scuotere”.

E’ stato nostro padre spirituale in Seminario l’anno in cui è stato ucciso: sapeva di rischiare la vita ma è rimasto nella sua comunità

“Ero ragazzo quando padre Puglisi è stato ucciso. Mi trovavo in seminario e lui è stato per un periodo nostro padre spirituale. Ricordo una meditazione: è stata l'ultima che ci ha offerto – racconta padre Silvio - esattamente nel mese di giugno dello stesso anno, l'anno dell'uccisione. Ci ha fatto meditare sul Vangelo di Giovanni, esattamente il capitolo decimo del Vangelo di Giovanni, sul Buon Pastore. Il Buon Pastore che dona la vita per le pecore. E per me è una sorta di testamento che don Pino ci ha lasciato. Senz'altro lui era consapevole in quei giorni che rischiava, rischiava la vita, ma è rimasto lì, nella sua comunità parrocchiale, in quel territorio, e ha voluto in qualche modo coinvolgere anche noi, lasciandoci questo seme prezioso che senz'altro in diverse forme ha portato e continua a portare frutto nella nostra vita, nel nostro ministero”.

Don Pino diceva: ‘se ognuno fa qualcosa’: la prima è la fedeltà quotidiana nelle piccole cose

“Dobbiamo puntare alla coerenza: siamo cristiani, siamo discepoli del Signore, dobbiamo vivere secondo questa appartenenza, secondo questa nostra scelta, a partire dalle piccole cose. Ecco, don Pino quando diceva ‘se ognuno fa qualcosa’, si riferiva anche alle piccole cose di ogni giorno, e io penso che la prima cosa da fare è proprio la fedeltà, la fedeltà a quei gesti quotidiani che dobbiamo vivere secondo le responsabilità che ci siamo assunti nella nostra vita, in quello che è il nostro stato di vita, il nostro percorso particolare di vita: non cose straordinarie ma la fedeltà quotidiana nelle piccole cose”.

Ascolta l'intervista a don Sgrò

 

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10 settembre 2018, 10:49