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Il Centro "Padre Nostro" di Palermo attende l'arrivo del Papa

Attesa e fermento per la visita di Francesco a Palermo. Per Maurizio Artale, responsabile del Centro di accoglienza "Padre Nostro" del quartiere Brancaccio, la presenza del Papa è una conferma nella fede

Fabio Colagrande - Città del Vaticano

“Come cristiano la considero una conferma nella fede che ci ha animato in tutti questi anni. Come presidente del Centro di accoglienza Padre Nostro, è la prova che quello che abbiamo fatto fino a oggi, in questi venticinque anni, è stato un percorso lungo, faticoso, accidentato ma che era nella direzione giusta”. Così, Maurizio Artale, responsabile del Centro di accoglienza "Padre Nostro", (Ascolta l'intervista a Maurizio Artale) fondato dal Beato Giuseppe Puglisi, commenta la visita pastorale di Papa Francesco a Palermo, nei luoghi della vita e del martirio, avvenuto 25 anni fa per mano della mafia, del sacerdote siciliano. “Come diceva il Beato Puglisi: ‘Sì, ma verso dove andare?’ Bisogna dire un ‘sì’ positivo alla vita, ma dobbiamo anche chiederci tutti i giorni se la direzione che abbiamo preso è quella giusta. In questo senso, la visita del Papa ci fa capire che abbiamo fatto bene in questi venticinque anni”.

Il sogno di don Pino

“Il Centro – spiega Artale - nasce da un grandissimo sogno di padre Pino Puglisi. Fu lui stesso a raccontarlo in una trasmissione all’emittente televisiva locale Canale 46, in cui spiegò come avrebbe voluto vedere Brancaccio, cosa mancava al quel quartiere. All’epoca, si faceva prima a dire ciò che c’era, rispetto a ciò che mancava: perché a Brancaccio mancava tutto. E lui raccontò minuziosamente tutte le difficoltà di quella comunità”. “Ecco – spiega il responsabile del Centro Padre Nostro - in questi venticinque anni noi abbiamo provato a realizzare quel sogno. Non è stato facile, perché il Beato Puglisi l’aveva inaugurato il 29 gennaio del 1993 e a settembre dello stesso anno fu ammazzato. Perché la mafia aveva capito cosa voleva fare Puglisi e voleva fermarlo. Quindi, noi abbiamo raccolto sicuramente una profezia, ma allora ancora non c’era nulla al Centro Padre Nostro, e in questi anni, abbiamo realizzato tutti quei sogni di don Pino. L’ultimo che ci rimane è realizzare l’asilo nido di Brancaccio. Finalmente, con la sinergia del comune e della diocesi di Palermo e della Fondazione Giovanni Paolo II di Fiesole, come Centro Padre Nostro, possiamo realizzare questo progetto che consegneremo al Papa il 15 settembre, affinché lo benedica e lo possa seguire nella preghiera anche quando non sarà più a Brancaccio”.

La casa-museo del Beato

“Se dopo quell’omicidio si fosse fermato tutto a Brancaccio, oggi non staremo qui a parlare. Ma invece, anche se con difficoltà, l’opera di Puglisi va avanti. Per esempio, la piazza Anita Garibaldi – dove fu ucciso il Beato - e che il Santo Padre visiterà - fino a tre anni fa era un posteggio per auto, ancora non si era creata la sensibilità per farla diventare un luogo di memoria. La casa dove aveva abitato don Pino non era più nella nostra disponibilità e non poteva essere visitata. L’abbiamo dovuta riacquistare da una famiglia, arredarla con i mobili dell’epoca per ricreare l’appartamento di don Puglisi, che è molto indicativo del suo stile di vita, e ora è stata dichiarato ‘casa-museo’ dalla Regione”. “Noi - aggiunge Artale - abbiamo voluto fosse data alla disponibilità gratuita di tutti i visitatori: chi viene a visitare la casa di padre Puglisi non paga un biglietto perché riteniamo che appartenga a tutti. Non è proprietà del nostro Centro, ma è la casa di tutti i pellegrini che vi si recano per conoscere da vicino quel piccolo prete che ha fatto tremare veramente la mafia”.

L’Agorà Puglisi – Papa Francesco

“Il Centro – conclude Artale - in questi anni è stato anche promotore di infrastrutture del territorio. E quindi avevamo pensato di costruire una piazza in questi migliaia di metri quadrati di un terreno di proprietà di un privato, ma che restava inutilizzato, perché chiunque provava ad utilizzarlo subiva minacce da chi aveva altri interessi”. “Sono stato minacciato di morte – racconta - perché volevo fare una piazza pubblica. Ma, fortunatamente, grazie al prefetto di Palermo e al sindaco della città e a tutti quelli che ci hanno creduto, oggi abbiamo un progetto che il Centro Padre Nostro donerà al Comune e sabato doneremo al Papa una stampa di questo progetto. Perché a Brancaccio manca una piazza: e noi la vogliamo chiamare l’Agorà di Brancaccio e intitolarla, naturalmente, al Beato Pino Puglisi, ma vista l’occasione in cui presenteremo il progetto, la intitoleremo anche a Papa Francesco. Quindi, Brancaccio avrà l’Agorà 'Puglisi – Papa Francesco”.

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11 settembre 2018, 14:38